2015년 10월 28일 수요일

Storia del Quindici Maggio in Napoli 8

Storia del Quindici Maggio in Napoli 8


E perchè sembrasse che veramente quella riunione di Deputati avesse
assunto un potere arbitrario, e avesse usurpato il potere esecutivo,
il ministero ha rilevato principalmente la clausola che mettea la
Guardia Nazionale alla dipendenza del comitato. Se questo lo avesse
fatto in istato di tranquillità e di pace, sarebbe stato certamente
una usurpazione del potere legislativo sull'esecutivo: ma se il governo
ritiene che quella riunione non era una Camera costituita, nè in veruno
dei loro atti i Deputati han mai dichiarato di essersi costituiti in
Camera legalmente riunita, era natura il dedurne, che quel Comitato
dovea considerarsi come una società di uomini onesti, che già teneano
dalla Nazione un carattere se non un potere, e che con questo carattere
poteano bene assumere una influenza sulla Guardia Nazionale, quando
la Guardia Nazionale, già in aperta guerra col governo, non più ne
volea riconoscere il comando: e questa influenza intendeva esercitare
l'Assemblea nel disegno di far cessare un combattimento attivissimo,
il cui risultamento non so se abbia reso più saldo o più labile il
potere. La differenza di condotta tra il governo e l'Assemblea mi par
questa: l'Assemblea volea ristabilir l'ordine ammonendo e persuadendo,
il governo fucilando e scannando.
 
Il ministero riconosce che _moltissimi onesti Deputati non mancarono
colla loro voce autorevole di opporsi a coloro che avean risoluto di
apportare una funesta mutazione nello Stato e di eccitare i disordini
di una guerra civile._ Dunque eran moltissimi i Deputati che intendeano
procedere legalmente, e non _moltissimi_ coloro che avean risoluto
una mutazione nello Stato: dunque la maggioranza nella Camera sarebbe
stata per la legalità del procedimento, poichè le risoluzioni non si
prendono sulla forza dei polmoni, ma sul numero dei voti. Perchè dunque
il governo ha sciolto la Camera? O il governo voleva una Camera senza
opposizione, vuol dire un'Assemblea di 163 deputati che pensassero
tutti allo stesso modo; o il governo avea bisogno di altri due mesi
di vita senza una rappresentazione, o il governo sentiva male che i
Deputati non volessero rinunziare all'articolo 5 del decreto 3 aprile,
che dava al potere legislatore la facoltà di svolgere lo statuto del
10 febbraio. Ed io credo che sieno entrambi questi due ultimi i disegni
del governo, poichè non posso immaginare che il ministero del 16 maggio
speri di verificare in Napoli in una prima legislatura quello che non
si è visto mai in nessuno dei governi rappresentativi, la unanimità de'
deliberanti, che si incontra solo e non sempre ne' governi dispotici.
 
E che sia questo il pensiero del governo, mi pare confermato dalla
introduzione al decreto del 24 maggio, ove dice: «La nostra fermissima
ed immutabile volontà è di mantenere la Costituzione del 10 febbraio
pura ed immacolata da ogni specie di eccesso.» E in queste parole noi
scorgiamo lo stesso spirito delle parole del decreto del 3 aprile:
parole vaghe e generali che possono interpetrarsi in senso più o meno
ampio o ristretto, e menare a conseguenze differentissime secondo le
diverse interpetrazioni. Ma questo linguaggio da una parte non dichiara
i principii del ministero, se pure non isvela la politica delle
incertezze e delle dilazioni; dall'altra non iscioglie nè tronca le
difficoltà, ma le differisce a tempo migliore.
 
Ecco un cenno dei tradimenti e delle stragi seguite sulla parte forse
più bella della nostra Italia: io l'ho dato se non col miglior senno,
almeno colla miglior coscienza non avendo esagerato o scemato in alcun
modo l'esposizione dei fatti. Ecco come nell'istesso tempo l'esecrando
tiranno delle due Sicilie schiacciava nella povera Napoli la mole
che il progresso e il liberalismo costruiva, ed insieme recava un
detrimento considerevole al fatto dell'Italia tutta.
 
O Fratelli miei di Napoli se avverrà mai che queste pagine vi cadano
sotto gli occhi, in esse rilevate il saluto ai prodi che han durato
sotto un colosso d'atrocità, l'esecrazione al nemico comune, e le
lagrime che pur troppo c'è duopo versare per l'ignoranza di tanta plebe
(plebe però di varie classi) ignoranza che porta con se o un servo
attaccamento a quello che osa addimandarsi _l'unto del Signore_, o una
glaciale apatia contro ogni miglioramento o sforzo che debbe condurre
al supremo dei beni.
 
Il tiranno d'Italia invia ordini di ruine dal fondo della sua reggia
che il suo terrore gli ha fatto eleggere a carcere volontario dal
giorno 16 maggio, preludio dei maggiori gastighi che Dio gli prepara;
già comincia a provare la giustizia celeste, a soffrirne le punizioni,
ma il suo cuore è ferreo, l'animo suo non si commove. L'Italia basterà
a sè stessa: un grande slancio d'ira compatta contro lo straniero,
e le risoluzioni di volontà decisa, son certo la faranno trionfare
dei barbari da cui vien minacciata: ma se si dovesse mai ricorrere
all'intervento straniero!... Se l'atrocissimo re coi colpi aspri che
reca a Napoli ed all'Italia giungesse a far sì che noi non bastassimo
alla difesa nostra e della penisola, intenda il barbaro che l'Italia
bastava a sè stessa, ma di essa una porzione sola ha sostenuto la
guerra, una porzione sola e la minore, chè tutta unita è invincibile;
ed esso non potrà insultarci.
 
Ferdinando II intende gittare sull'Italia quelle sciagure di cui la
infelice fu aggravata per l'ambizione di Lodovico il Moro, ma noi
l'invitiamo a considerare la fine di quel tiranno (troppo all'attuale
inferiore per delitti), gli ricordiamo che l'Italia non vedrà famelici
conquistatori che verranno a calpestarla, ma fratelli liberi che
voleranno a congiungere le loro armi alle armi italiane, se non per
difesa di una terra comune, almeno in difesa del santissimo principio
di libertà, comune tra i popoli _veramente inciviliti_, e che stringe
ad un patto gli abitatori di regioni diverse, come la religione di
Cristo che ci affratella e ci fortifica.
 
 
FINE.
 
 
NOTE:
 
[1] Nerone.
 
[2] Luigi XI re di Francia.
 
[3] Non si voglia supporre che io intenda accusare il clero napolitano
dei vizii di pochi, chè, distinte dalle colpe de' rei, han risaltato
con più splendore le virtù dei buoni.
 
[4] A spiegazione di quel che dico, mi giova dichiarare che tra
i comandanti della guardia nazionale eranvi ancora riputati e
liberalissimi cittadini, come il colonnello Piccolessis, Giuseppe
Avitabile, ed alcuni altri.
 
[5] Uno degli errori commessi dalla guardia nazionale non diretta da
alcuno, fu di collocarsi alla spicciolata in diversi posti, aspettando
l'inimico; al quale (forte di numero e d'artiglieria) riuscì in ultimo
scannare i cittadini così sparpagliati, e mal provveduti.
 
[6] Il decreto di scioglimento dice, che non essendosi prestato il
giuramento richiesto dalla legge, il potere assunto era tanto più
arbitrario, ec.: ma qual legge esige il giuramento da un Deputato,
prima che sia stato riconosciuto valido il suo mandato? In qual governo
costituzionale si è visto mai, che il giuramento si presti in una qualità, prima che questa qualità sia assicurata? Nota del Trascrittore Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
senza annotazione minimi errori tipografici.

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