2015년 6월 1일 월요일

Storia degli Esseni 12

Storia degli Esseni 12



quindi non prova. Quanto ai Terapeuti, che sono gli Esseni Egiziani, il
fatto corre alquanto diverso; epperò il raziocinio offre alquanto
più del verosimile. Ma quanto a veder bene non è fallace! Non tanto
perchè i Terapeuti non praticassero il celibato, chè veramente il
praticavano, ma sopratutto (curiosissimo a dirsi!) perchè i Cristiani
allora nol praticavano, perchè tempi eran quelli ancor distanti dal
fervor religioso che spinse gli uomini nei chiostri, nei cenobj, nei
romitaggi; perchè Paolo allora bandiva, dovere il vescovo vivere senza
colpa colla donna sua; insomma, perchè il celibato cristiano non era
ancor nato.
 
Gli argomenti a favore sono caduti: adesso cominciano gli argomenti
contrarj: la guerra difensiva è terminata, adesso si vuol prendere
energicamente la offensiva. Quali sono di oppugnazione le armi? Sono
parecchi pensieri, e tutti serj, e tutti stringenti. Ella è, in
primo luogo, le tendenza di ogni parte, di ogni setta osteggiante ad
appropriarsi quanto vi ha di bello e di buono nella setta, nella parte
rivale. Dante è guelfo per i guelfi; è ghibellino pei ghibellini.
Maimonide è cabbalista pei cabbalisti, è antimistico pei loro nemici.
Aristotile, Platone ed altri ancora, se fossero stati conosciuti,
sarebbero stati dai nostri dabben proavi, giudaizzati e colle debite
forme circoncisi. Seneca fu battezzato da S. Paolo, o da chi per esso,
e tanto eco ebbe di sua conversione la fama, che la tesi fu trattata di
recentissimo innanzi l’illustre Accademia Parigina in un libro che vide
poi per le stampe la luce; nè di questo dirò più sillaba, avendone io
a dilungo parlato, in una lettera che or sono alcuni anni, pubblicava
l’_Educatore_. Nè agli Esseni incolse dissimile ventura. Parevano
così santi, così dotti, così esemplari, che non si potè più a lungo
tollerare il loro Ebraismo. E così un bel giorno furono presi e fatti
Cristiani; come Cristiano fu fatto Giuseppe, come Cristiano fu fatto
Filone, e come Gamliel e come Akiba furono debitamente cristianizzati e
in terra santa seppelliti nella chiesa di S. Francesco di Pisa.
 
Ma di queste fole più non si parli. Diciamo piuttosto di argomenti più
serj. E serissimo, a parer mio, è quello che si trae da Giuseppe e
Filone[23] Io già ve lo dissi, Giuseppe e Filone furono i due scrittori
che tolsero con qualche diffusione a narrare della scuola, delle
dottrine degli Esseni; e l’ultimo in spezial modo, che due interi libri
dettava a descriverne lo istituto, oltre quelle diffuse nozioni che
qua e colà sparse si trovano per avventura nelle opere rimanenti. Or
bene, Giuseppe e Filone non sono soltanto gli storici, gli espositori,
i descrittori del grande istituto, ma ne sono eziandio, e in grado
eminente, i panegiristi, gli encomiatori, i lodatori. Non cessano e
Giuseppe e Filone di laudarne la virtù, di celebrarne le dottrine, di
encomiarne il costume; e tanto profuse e tanto magnifiche riescono
di costoro le lodi, che grave ingenerarono sospetto nell’animo ai
posteri, non forse più che verità consentisse, di gioconde e gaie tinte
spargessero il quadro ad attirare la stima, l’ammirazione, l’ossequio
del mondo gentile. Dite di grazia. Potevano e Giuseppe e Filone con
tanta pompa favellare di un istituto _Cristiano_, d’un Istituto che
cattedre ed altari elevasse contro la pristina fede; il potevano essi
che nacquero e vissero e morirono nella più pura ortodossia?[24] Il
poteva Giuseppe, che non rifinisce di laudare la scuola farisaica,
ch’è quanto dire la scuola che più apertamente si osteggiava dal
Cristianesimo; il poteva Filone, che la vita consacrò e gli studj e le
fatiche alla esaltazione del nome, della fede ebraica, e che la età
senile non trattenne dalla famosa ambasceria a Cajo Caligola, dove
alta e solenne levò la voce in difesa dei patrj riti e della patria
salute? Che se Filone e Giuseppe, Ebrei pronunciati, non potevano tante
lodi prodigare se non ad Ebrei; se gli Esseni, ebrei essendo, non
lasciavano di possedere parecchie doti, qualità, costumi, istituzioni
che il Cristianesimo si appropriò, come desumere da queste simiglianze
la identità? Come non avriano potuto essi che queste cose possedevano
di proprio in antico, come non avriano potuto continuare a ritenerle
senza farsi Cristiani? Certo che il potevano e certo ancora che i
generosi encomj dei due grandi Israeliti fanno fede pienissima contro
ogni supposta apostasìa. Però Filone di lodarli non si contenta. Due
libri ei scrisse, come vi ho detto, di cui il primo consacrò agli
Esseni, l’altro dedicò ai Terapeuti. Il primo suona: _Ogni onest’uomo
è libero_, il secondo si chiama, _De vita contemplativa_. Or bene,
il prima è prova come a senso di Filone, Ebrei fossero gli Esseni,
poichè di costoro favellando, il nome apertamente e la qualificazione
gli assegna di Ebrei. Si può dire altrettanto dei Terapeuti che prese
a têma della seconda opera sua? Certo che sarebbe meno esplicita la
deposizione Filoniana, se non sapessimo che la vita contemplativa forma
come una parte seconda del primo libro rammentato; più, se nel passare
dagli Esseni ai Terapeuti, se nel prendere di quest’ultimi a favellare,
una frase ei non usasse ove i legami, la parentela delle due sètte
apparisce manifestissima; se, infine, concorde non sorgesse oggimai
una voce ad ammettere tra Terapeuti ed Esseni, non solo alcun tratto
di somiglianza, ma salvo qualche varietà d’indirizzo, una sostanziale
e perfetta identità; se di questo universale ossequio facendosi
interprete, non ci ammonisse il _Jules Simon_, nella _Istoria della
scuola di Alessandria_, così dicendo: _Il est plus que vraisemblable
que les Thérapeutes sont des Esséniens voués à la contemplation_;
e ciò che più monta, se queste parole precedute non fossero da un
coscienzioso esame sul preteso cristianesimo dei Terapeuti. Che se
Ebrei sono gli Esseni a confessione di Filone, se i Terapeuti altro non
sono che Esseni contemplativi, chi non vede come le insegne di Ebrei
più ai Terapeuti non disconvengano, che non agli Esseni?
 
È egli Filone il solo a proclamare degli Esseni lo ebraismo? Per
ventura, non è il solo. Una voce vi ha, s’è possibile, più autorevole,
che l’attesta. E qual è? La voce della cronologia. Attendete, e con
qualche diligenza mi seguite, chè si tratta di cifre. Quando nacque
Filone? Nacque, e ne abbiamo certezza, l’anno 724 dalla fondazione
di Roma. Quando scrisse le opere in discorso, quando parlò, quando
l’elogio compose dei Terapeuti? Egli dice che era, allor giovanissimo.
Giovanissimo, accennerebbe ai 20 a 30, ma pure diamogli, se così
volete, anni 40, i quali addizionali ai 723 dalla fondazione di Roma,
costituirebbero la somma di 763. In che anno della romana fondazione
nacque Gesù? Nacque il 753, ch’è quanto dire non più di anni dieci pria
che Filone a scriver si accingesse le opere sue; non più che dieci anni
prima del grande e sublime ritratto che ci porge Filone dell’Essenato
Egiziano, coi suoi romitorj, colle sue leggi, colle sue tradizioni,
col suo culto purissimo, e, ciò che più urge al fatto nostro, colle
sue istorie, coi suoi libri antichi, colla venerata memoria dei suoi
predecessori.
 
È egli possibile, dopo prove siffatte, parlare di Terapeuti Cristiani?
Però vedete astuzia! Noi citammo Filone e i suoi encomj; encomj
incomprensibili in bocca ad un Ebreo, ove i Terapeuti supporre si
vogliano cristianeggianti. Or bene, che credereste che facciano gli
avversarj! Con un colpo di mano ci rapiscon Filone. Audacia direte
enorme, se altra fu mai. Ma pure la è così. Se Filone credeste
finora Ebreo, disingannatevi. Egli è Cristiano, e davvero Cristiano,
testimone S. Pietro che in Roma vedutolo, lo convertì. Ma la buona
gente non guarda tanto per la sottile, nè spinge più che tanto le sue
indagini. Non cerca, per esempio, se il preteso Cristiano ci abbia di
cristianesimo alcuna traccia tramandato nelle opere sue; che strana
cosa ed incredibile veramente sarebbe questa, se tutto lo zelo ed il
fervor del neofita una sola parola posta non gli avessero in bocca,
non dico di elogio, di venerazione, di fede, ma nemmeno di semplice
ricordanza, di semplice citazione. Non veggon cotestoro che invano
tutto questo si chiederebbe alle opere Filoniane, che per quanto si
stendono, non menzione vi ha di G. C., non di Pietro il conversare
preteso, non dei Vangeli, non dei dogmi cristiani; ove dogma cristiano
non vogliam dire la teoria del _Verbo_, comune non solo alle religioni
orientali, ma propria altresì di Platone suo donno e maestro; non
infine di quel dogma menzione, sul quale tutto s’appunta l’edificio
cristiano, voglio dire l’Incarnazione o, come Gioberti il chiama, il
dogma teandrico. Che se occhi non han costoro per vedere, non hanno
nemmeno orecchi per udire; per udire, per esempio, Giuseppe quando,
sopravvissuto a Filone, di Filone parla con la riverenza ch’ei sentiva
per un tant’uomo; quando lo dice insigne nella sua nazione, quando
leva a cielo l’attaccamento di Filone alla fede, alla patria, a
tutto Israele. Avria così di Filone favellato Giuseppe, se Filone
conchiuso avesse la vita nella apostasia, nella fede cristiana?
Certo che non avrebbe; e certo egualmente che le lodi di Filone sul
labbro a Giuseppe, come quelle degli Esseni in bocca a Filone, come
tutti gli altri accennati argomenti, sono una catena ben connessa,
ben stretta, ben coerente, che c’interdicono, degli Esseni parlando,
i limiti varcare e i confini dell’Ebraismo. Io potrei valermi del
dritto di rappresaglia; potrei sotto ai vessilli riparare del Salvador
e sancire quella derivazione che egli propone delle idee cristiane
dall’Essenato; potrei dire con esso: _son organisation et ses mœurs
occupent un rang très élevé parmi les causes qui pendant la jeunesse de
Jésus imprimèrent la première impulsion à sa pensée_; potrei far eco ad
_Adolfo Esquirol_, il quale non dubitò sentenziare: «Les Evangélistes
se rattachent par leur Maître à la secte des _Esséniens_.»[25] Potrei
tutte queste cose togliere a dimostrare; e comecchè tornerebbe agevole
con corredo non esiguo di prove sussidiarle, ciononostante mi rimarrò,
che dette influenze esteriormente esercitate dall’Essenato, qui non è
luogo a trattare. Ci basti che inviolati ne sieno i sacri recinti, ci
basti che pura ed intemerata e legittima ne sia la origine, ci basti
che del più puro sangue sia egli concetto del corpo ebraico.
 
 
 
 
LEZIONE OTTAVA.
 
 
Grande ricerca, o signori, imprendevamo, ed è questa la origine degli
Esseni. Noi esautorammo le false, le spurie derivazioni che pregiudizi
multiformi ci volevano imporre, noi respingemmo _là dove il sole tace
di verità_ l’origine pagana, e dopo questa l’origine alessandrina, e
per ultimo vedemmo di che sapesse la cristiana paternità. Mestieri è
ora rivolgere a migliore indirizzo le nostre forze, mestieri è pure
ch’_a correr miglior acque alzi le vele omai la navicella del mio
ingegno_. Però se il còmpito nostro riesce tuttavia grave e scabroso,
quanto però non ci si presenta e più piana e più secura la via! Noi
conosciamo gli scogli e li eviteremo; noi sappiamo come circoscritta, e
per ciò stesso più sicura sia al presente l’opera nostra, noi sappiamo
come esclusi, eliminati per sempre il Paganesimo, la filosofia, e il
cristianesimo quai padri presunti del grande Essenato, non ci resti che
una fede a cui chiederlo, un popolo ove cercarlo, una filosofia a cui
riferirlo, e questa è la filosofia, la fede, il popolo Ebraico. Ma se
sappiamo che il campo ove nacque fu l’Ebraismo, ci resta a conoscere
il _dove_, il _quando_, il _come_ e quel germe particolare e quel
particolare terreno conoscere ove il gloriosissimo albero allignava;
ch’è quanto dire la origine propria, la origine propriamente detta
del grande istituto degli Esseni. Però due cose si distinguono in ogni
corporazione, in ogni istituto, e quindi duplice è il modo con cui
considerare se ne può la origine. Dissi due cose, e ve lo provo. È la
prima la parte per così dire _ideale_, _rudimentale_, gli elementi che
costituiscono ogni corpo sociale, le pietre a così dire distaccate
del grande edifizio, le molecole primitive di cui è composto, i
materiali di cui fu fatta la fabbrica.L’altro aspetto, è la fabbrica
in sè stessa, e il tempo, la data, l’origine, della sua esistenza
complessiva indivisa, definitiva; l’origine, starei per dire, della
combinazione dei diversi elementi costitutivi in un tutto ordinato,
organico, positivo, esteriore. Quindi due origini quando degli Esseni
si parla: origine degli elementi delle parti loro costitutive, e
questa è l’origine prima:Origine poi della personificazione della
incarnazione di questi elementi in un ente sociale, e questa è
l’origine seconda. Io chiamerò la prima _origine dell’Essenismo_ o
_Essenato_ in quanto accenna ai caratteri ed alla genealogia storica
dei principj; io chiamerò la seconda _origine degli Esseni_ in quanto
meglio allude agli uomini in cui l’Essenato divenne persona, e alla
genealogia storica dei suoi professori. Facciamoci dalla prima di
queste origini, dall’origine dell’_Essenato_ ossia dei caratteri, delle
idee, del genio delle istituzioni degli Esseni. Io credo che voi non disconoscerete la importanza di questa ricerca. 

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