2015년 6월 1일 월요일

Storia degli Esseni 11

Storia degli Esseni 11


LEZIONE SETTIMA
 
 
Movendo in cerca della origine storica, della derivazione degli Esseni,
due furono finora i sistemi che abbiamo discusso. Quali questi sistemi
si fossero, voi certo lo ricordate. Fu quello in primo del Salvador,
che questa origine pone durante la invasione dei Siriaci sul suolo
Ebraico. Fu quello in ultimo che sotto gli auspizj ci si offriva del
Frank e del Munk, i quali la origine veggono entrambi dell’Essenico
istituto nelle scuole, nelle idee, che la greca civiltà trapiantato si
ebbe sulla terra di Egitto. Qual fu il giudizio che emerse dal duplice
esame? Io non so se sbaglio, ma parmi avere abbastanza dimostrata la
improbabilità di ambedue i sistemi.Avvi ancora un terzo da esaminare;
e quello si è che agli Esseni, all’Essenato un’origine attribuisce,
un carattere assolutamente cristiano. Potremmo noi senza citarlo in
giudizio procedere risolutamente alla dimostrazione di quella origine
che crediamo più vera? Io credo che nol possiamo. Nol possiamo, perché
troppo si disdice ad accorto strategico, lasciarsi fiero e numeroso
nemico dopo le spalle. Nol possiamo, per le smodate pretensioni che
accampa, per la fama, per l’autorità dei suoi campioni; ed infine,
permettete che io aggiunga, per il legittimo e dolce desio di un
trionfo. Io ricordo però come il Profeta ammoniva, non prima doversi
celebrare vittoria, che l’arma non si discinga debellatrice. Mestieri
è dunque combattere, e combattere virilmente. Il campo conoscete,
conoscete del litigio la causa; solo vi manca di conoscere gli
avversarj, e dopo gli avversarj, le armi, gli argomenti proposti, e
infine i poderosi argomenti della difesa.Quali sono gli avversarj?
Si può dire arditamente che nè maggiori potrebbero essere nè più
cospicui. Qui è per primo Eusebio, il quale nel secondo libro delle
_Istorie Ecclesiastiche_ non dubita di affermare, non altro aver
voluto Filone ritrarre, laddove degli Esseni prese a discorrere, che
la Chiesa Cristiana allora nascente. Eusebio che aggiunge (e di che
sappia l’asserzione vedremo fra poco) che il nome di Terapeuta vale
a dire il nome in Egitto equivalente a quel di Esseni, anzi la greca
traduzione del vocabolo Esseni, fosse comune appellativo dei primi
Cristiani, anzi che questo nome di Cristiani assumessero.Qui Epifanio
che dice risolutamente, aver Filone nei Terapeuti dipinto il modello
e i prischi tentativi del monacato cristiano; qui S. Girolamo che,
per andare per le corte, converte di motuproprio al Cristianesimo
il nostro Filone, che storico degli Esseni, Egiziani ed Essena egli
stesso, fu quello le cui memorie togliamo anch’oggi qual guida, almeno
principalmente nella cognizione dell’antico Essenato; qui il pseudo
Dionigi Areopagita, che seguendo ciecamente l’andazzo dei suoi, giunge
sino a chiamare un monaco a cui scrive, col bel nome di Terapeuta;
qui Sozomeno, storico dei primi secoli dell’E. V., che alla sentenza
medesima aderisce, solo per correttivo aggiungendo aver forse gli
Esseni qualche vestigio conservato di riti giudaici; qui un cardinale,
il _Baronio_, che a dimostrare la verità dell’antico Cristianesimo
dei Terapeuti, così argomenta. Egli avverte il silenzio che degli
Esseni si conserva assoluto per tutto il corso degli Evangelj, ed
a questo silenzio non trova il Baronio che altre cause si possa
assegnare, tranne coteste due. È la prima, dice il Baronio, la identità
degli Esseni colla chiesa Cristiana. È la seconda la posteriore loro
apparizione alla predicazione evangelica. Ma la seconda, aggiunge
il Baronio, si oppone alla storia, che la esistenza degli Esseni
ricorda sin da’ tempi anteriori: dunque, sola è vera la prima, solo il
Cristianesimo degli Esseni basta a spiegare il silenzio evangelico.
Voi udiste l’argomentare del Baronio; udrete tra poco, come dice
l’Alighieri, _l’argomentar che gli farò avverso_. Per ora seguitiamo la
nostra rassegna. Io debbo un solo ancora ricordarvi degli avversarj,
e questi è il P. Montfaucon. Chi era il Montfaucon? Egli appartenne
al dottissimo ordine fratesco, alla regola di quel _grande che fondò
Cassino_, e fu Benedetto. Il Benedettino Montfaucon, che visse nel
secolo erudito del 700, lasciossi così appieno infatuare dal preteso
Cristianesimo dei Terapeuti, che a provarne ad esuberanza la verità, si
accinse, siccome credo per primo, alla traduzione di quelle opere di
Filone ove dei pretesi Cristiani, dei Terapeuti, è parola.
 
Ecco gli avversarj. Quali sono i loro argomenti? Parte ve ne dissi,
e questi più particolarmente appartengono agli autori rammemorati.
Parte adesso ne udirete, e sono quelli che più di frequente si
veggono dagli avversarj imbranditi.Quali sono questi argomenti?
Sono tutti, si può dire, fondati sopra qualche supposta analogia
fra i costumi, le leggi, la società, il genio dei primi Cristiani,
e quelle dipinture che degli Esseni ci lasciava Filone. Ella è ora
la gerarchia che s’invoca dei Terapeuti, ove tutti i diversi ordini
sembra a costoro vedervi della Chiesa nascente; ora le guarigioni
dagli uni e dagli altri miracolosamente operate, i beni ai poveri
distribuiti, l’erario e gli averi comuni, l’amore delle chiose, dei
commenti allegorici, il predominio del senso mistico sul letterale;
eglino sono i digiuni, le macerazioni; ed infine, egli è il celibato.
Ecco gli argomenti nemici; ed ecco i nostri. Egli è, in primo luogo, la
contraddizione in cui cadde Eusebio, quegli stesso che primo vedemmo
accreditare tra i Cristiani la voce del Cristianesimo Terapeutico. Or
bene, tanto fu possente la verità, che lo stesso Eusebio non potè in
qualche luogo dell’opera sua contrastargli l’ossequio. Voleva Eusebio
provare come tra gli stessi Ebrei, nella stessa chiesa primitiva,
allignasse lo spirito, la tendenza al ritiro, alla vita solitaria,
alla contemplazione. Or che credete che faccia Eusebio? Egli cita
gli Esseni; gli Esseni che, a senso suo, attestano l’antichità del
genio cenobitico in Israel; gli Esseni che, per provare l’assunto,
devonsi supporre Israeliti eglino stessi; gli Esseni, infine, che lo
stesso Eusebio dovrà tra non molto dichiarare Cristiani. Si può dare
contraddizione maggiore di questa? Eusebio però non si contenta di
asserire, egli pretende inoltre provarne il Cristianesimo. Quali sono
le prove? I Cristiani, egli dice, ebber nome Terapeuti, anziché quello
assumessero definitivo di Cristiani. È egli vero, costante, il fatto
da Eusebio allegato? Parecchi antichi ne mostrarono la falsità. Lo
mostrò, tra gli altri, il Basnage provando sino all’evidenza, come
il nome Cristiani venisse dalla Chiesa adottato anziché il menomo
sentore avessero i nuovi credenti della esistenza nemmeno del nome
Terapeuti; ch’è quanto dire che i cristiani tal nome ricevessero nella
città di Antiochia, prima che altrove fosse predicato il Vangelo, pria
che Marco Apostolo fondasse la Chiesa Egiziana, della quale si volle
trovare i primi elementi nella scuola, nell’istituto dei Terapeuti. Che
se il nome di Terapeuta lo vediamo tra i Cristiani usitato, siccome
veramente il vedemmo, a denotarsi scambievolmente, che prova ciò?
Prova soltanto che la parentela, che la consanguineità Terapeutica
fu antico vanto, vanto preteso della Chiesa Cristiana; prova soltanto
che imbevuti siccome erano della origine Terapeutica, si gratificavano
scambievolmente di sì bel nome per una illusione che io chiamerei
volentieri illusione retrospettiva; prova soltanto che il credersi
dai Terapeuti originato, era un onore che avidamente si agognava. E
poi, chi meglio di voi conosce il senso lato, vasto, capacissimo del
nome Terapeuta, del nome di Essena? Voi sapete che cosa significa;
significa Medico, Risanatore, e Risanatore dell’anima, delle passioni;
ch’è quanto dire un concetto vi presenta che ogni religione, ogni
setta, ogni scuola, per poco che abbia amore di sè, per poco che
alto voglia infondere in altri il senso della sua eccellenza, si
approprierà volentieri, siccome quello che meglio adempie all’officio
nobilissimo per quel vocabolo additato. Che maraviglia, dunque, che il
Cristianesimo se l’appropriasse e che il togliesse, senza per questo
accennare precisamente ad una origine, ad una filiazione qualunque? Vi
ha ora l’argomento del Baronio, che dobbiamo giudicare con processo
sommario. Che cosa diceva il gran cardinale? Egli argomentava il
Cristianesimo degli Esseni dal silenzio degli Evangelj. Diceva il
Baronio: due sono le sole cause plausibili di questo silenzio: o
gli Esseni sono Cristiani, o ai tempi evangelici non esistevano.Ma
l’ultimo dei supposti è falso, perché gli Esseni esistevano veramente,
dunque è dimostrato che gli Esseni sono Cristiani.Dante, quando
nell’VIII canto del Paradiso volle parlare di _Sigieri_, che insegnato
aveva logica in Parigi, disse di lui che nel vico degli Strami
 
Sillogizzò invidïosi veri.
 
Io non so in qual vico abbia sillogizzato il Baronio. Certo che i suoi
non sono invidiosi veri; piuttosto invidiosi falsi. Io potrei, a
combattere il Baronio, valermi degli argomenti del Basnage; ma non me
ne valgo per la ragione semplicissima, che credo un solo il vero, il
massimo degli argomenti, e questo non lessi scritto in alcun luogo. Non
dirò con Basnage al Baronio: badate che la rete del vostro dilemma, non
abbia in alcun punto a smagliarsi; badate che la setta degli Esseni non
era numerosa, e quindi può essere passata inavvertita; che il ritiro
in cui vivevano li sottraeva al rumore, alla pubblicità, e quindi
agli affari ed alla conversazione degli uomini. Ciò non dirò perchè
credo questi argomenti insussistenti; perché credo che le sètte, le
scuole, non si _contino_ ma si _pesino_, che non valgano per _quantità_
ma per _qualità_; perché credo che il ritiro negli Esseni non fosse
così assoluto quanto si vuol far credere; perché credo che il ritiro,
la solitudine, serva talvolta a farti più rimarcare, e come oggi si
dice, a farti brillare per la tua assenza; e perchè, finalmente, il
non imbarazzarsi nelle faccende altrui, non è sempre infallibile
preservativo onde tu non sia molestato, accadendo infinite volte
che per quanto tu ami cansare piati o litigj, pure tanto frastuono
e baccano ti fanno d’intorno, che sei costretto finalmente a metter
fuor dell’uscio la testa per chiedere di grazia che cosa si voglia del
fatto tuo. E per questo non vo’ che il Baronio abbia facil vittoria
dei miei obbietti. Piuttosto vorrei sapere in qual guisa non siasi
degnato nemmeno considerare una terza alternativa, la quale rispettando
la storia e spiegando il silenzio degli Evangelj, non costringa per
questo a cristianizzare il grande istituto. E qual è l’alternativa in
discorso? È la possibile, la pensabile identità dell’istituto Essenico
con uno di quelli che il Vangelo rammenta, e che vissero cogli Esseni
ad un tempo, coi Sadducei, cogli Scribi, cogli Erodiani, coi Farisei,
con una insomma di quelle sètte di cui è menzione negli Evangelj. Io
credo, e voi già da un pezzo il presentite, come il più bello e più
grande resultato delle nostre conferenze, la dimostrazione perpetua
di queste mie lezioni, sarà il ritorno dell’Essenato in grembo a
quella scuola più vasta che ha nome dai Farisei; e questa identità,
la ragione, la storia, l’eloquenza dei fatti ci faranno debito di
consentire. Ma se per noi è dovere di ammetterla, pel Baronio era
dovere il discuterla. Perché non la discusse? Perchè propose dilemma
che non è dilemma? È inutile il cercarlo. Il perché voi già lo sapete,
perchè voi già ripeteste con me le parole di Dante.Il Baronio, come
Sigieri, ma in senso molto diverso _Sillogizzò invidiosi veri_.[22]
 
E non solo il Baronio, ma moltissimi altri vedeste sotto quel vessillo
raunati. Quali sono le loro prove? Io ve l’esposi di già ad una ad
una, e ad una ad una verranno qui invocate in giudizio. Si parlò di
gerarchia, si vide tra quella dei Terapeuti e quella dei Cristiani
analogia di nomi, di officj, di organismo. Che vuol dire ciò? Vuol
dire, dicono gli avversarj, che i Terapeuti sono Cristiani: vuol dire,
aggiungo io, che questi tolsero a imitare i Terapeuti, in quella guisa
che tutte le idee e istituzioni, e il sacerdozio e i riti e tutto,
tolsero ad imitare dell’Ebraismo; vuol dire almeno che Terapeuti e
Cristiani, sendo da un corpo solo concetti e partoriti, offrono tra
loro quelle affinità di sembianze che sono proprie dei fratelli, dei
consanguinei. Ma non è sola la gerarchia: si citano le guarigioni
miracolose, si dice che proprie furono dell’una setta e dell’altra,
dei Cristiani e dei Terapeuti; e da questa comunanza la identità si
conclude dell’uno e dell’altro. Parvi che rettamente concludasi? Io
credo fermamente che a questa stregua, che a questa misura, poco meno
di mezzo mondo diverrebbe Cristiano; che il diverrebbero i Dottori, i
Farisei grandi taumaturgi, come ognuno conosce; che il diverrebbero
i sacerdoti pagani, che di simili guarigioni andavan superbi; che lo
diverrebbe Vespasiano, di cui si narra la portentosa restituzione
della vista ad un cieco mercè la saliva; che il diverrebbe Apollonio
Tianeo, che circa quel torno empieva il mondo dei suoi miracoli. Ma
più ci dicono: vi è di più; vi è la repartizione dei proprj beni ai
poverelli, vi è l’erario comune o, in termini moderni, il comunismo,
quale si praticava dalla Chiesa Cristiana. Ci chieggono; vi par cotesto
argomento che basti? Sì, io rispondo, se la povertà volontaria fosse
nata col Cristianesimo, e pria e fuori di esso non se ne vedessero gli
esempj. Sì, se il monacato _Buddistico_, se i _Bonzi_, se i _Fachiri_
non lo praticassero in Oriente. Sì, se tutto lo stato ebraico non
fosse stato una spezie di pacifico comunismo, il cui alto proprietario
o signore supremo era Dio. Sì, se i dottori non ce ne offrissero
l’esempio proprio siccome quello che nei Cristiani si ammira; e se,
finalmente, il Cristianesimo non potesse aver tolto anche quest’idea
in prestanza all’antico Essenato. Che diremo poi dell’amore, delle
allegorie, della esegesi mistica che si cita per quarto? Sarà egli
più stringente argomento dei suoi confratelli? L’esegesi mistica! Ma
l’esegesi mistica era il vezzo, era l’andazzo, era il gusto comune
dei tempi d’allora. Lo era presso i pagani, quando si accostavano
a spiegare i capolavori dei loro poeti; lo era presso i dottori, e
le traccie ne durano immense, ne durano sensibilissime nei grandi
monumenti che ci trasmisero, dove ad ogni piè sospinto ti si accalcano
in folla le allegorie, le parabole, i miti, le tropologie, infine tutto
quello che la veste esteriore costituisce delle dottrine riservate, e
come dice Gioberti, della _scienza acroamatica_ dell’Ebraismo. Dovremo
noi soffermarci ai digiuni, alle macerazioni, che si dicono comuni?
Noi questo solo diremo, che se digiuni e macerazioni dovessero essere
assunti a criterio d’identità, l’origine degli Esseni non dovrebbe
a lungo cercarsi, perchè bella e pronta noi l’avremmo tra i dottori
trovata, ove in un ramo soltanto, notate bene, in un ramo soltanto
della loro scuola, tali si vedono prodigiosi e prodigati digiuni, da
disgradarne le più raffinate macerazioni della Tebaide. Sarà egli più
felice argomento il celibato, che qual distintivo comune a provarne
s’invoca l’identità? Il celibato, per ciò che riguarda gli Esseni,
non può essere inteso assolutamente ma parzialissimamente; 

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