2015년 6월 3일 수요일

Storia degli Esseni 38

Storia degli Esseni 38


Che se ciò paresse scarsa affinità tra le due scuole, non lo sarebbe
certo lo spirito, il genio esegetico che si mostra in ambidue
improntato di un sol conio. E chi un esempio ne volesse quanto più si
può categorico, il chieda a Filone. Il quale, Terapeuta egli stesso,
e del sistema dei Terapeuti illustre modello, non solo nel sistema
etimologico concorda coi Farisei, ma ben anche nello spirito, nel
genio delle interpretazioni scritturali. Testimone per tutti quel
passo nella _vita di Mosè_, ove toglie ad esporre le cause per cui
tacque il divino legislatore sui diritti dei padri alla successione
dei figli. _Le Législateur se tait_, per dirne il senso con un autore
francese, _sur le droit des pères à hériter des enfans_. _Mais, dit
Philon, comme la loi de la nature veut que les enfans soient héritiers
des parens, et non les parens ceux des enfans, la législation se tait
sur ce qui serait désastreux et malsonnant_. La legge tace, secondo
Filone, ciò che suonerebbe sinistro e ingiocondo a udirsi. Or bene. Io
affermo arditamente che se vi sono interpretazioni che vadano di questo
spirito, di queste tendenze informate, elleno sono senza meno quelle
dei nostri dottori, pei quali se il testo accenna con una perifrasi,
anzichè in modo più diretto, gli animali impuri, egli è per istudio
ed amore di castigato linguaggio; se lo stesso giaciglio si noma per
l’uomo _letto_, per la donna _sedile_, egli è per rimuovere ogni
pensiero di oscenità; se l’imbrunire _luce_ si chiama anziché tenebre,
egli è per esordire con meno tristo vocabolo; e pei quali finalmente
è principio ammesso, accettato, _doversi ogni idea trista, luttuosa,
inonesta circondare di ombre discrete, che ne velino la bruttezza
e l’orrore. Petah debareha iair_. Che dico? Non è persino il caso
di successione quello appunto che forma subbietto dell’osservazione
Filoniana che non si contempli dai Dottori in _Batra_; e cosa assai
più singolare, ella è la stessa ragione da Filone messa innanzi, che i
dottori assegnano al caso stesso ivi considerato, argomento che più non
potrebbesi concludente in favore dell’indole comune delle due scuole.
 
Che se poi dagli studj per sè già abbastanza conformi, vogliamo al
sistema trascorrere di esposizione, alla forma esteriore, al _metodo_
dei loro studj; non solo troveremo questo metodo, punto da quello
dissimile dei dottori in generale, ma più specialmente simigliante
a quello dei _Cabbalisti_. A noi più non rimangono i libri degli
Esseni; ma ci resta _Filone_, il quale, e degli Esseni ci narra il
costume, e nei suoi libri ci offre, Essena egli stesso, un autorevole
esempio del far comune dei suoi confratelli. Ci narra il metodo di
esposizione, agli Esseni peculiare, nel libro da esso dettato _sulla
vita di Mosè, lib. 7, e lib. 2, pag. 81_, dove dice che la tradizione
orale conservata appo gli anziani d’Israel _Presbiteron_ (d’onde il
prete cristiano) era comunemente insegnata sul testo della Scrittura;
che è quanto dire lo stesso ordine assumeva della medesima Scrittura,
e di essa forma vestiva e ordine di comento. Ci offre pur _Filone_
in sè stesso l’esempio di questo generalissimo costume, non seguendo
nei suoi libri un filo logico e ordinato di _pensamenti_, ma piegando
piuttosto l’ordine alla successione dei testi od argomenti scritturali.
_Filone_, dice un illustre scrittore, _Filone non ha un corpo completo
di dottrine; espone i suoi pensamenti in ordine d’interpretazioni
simboliche alla Scrittura_. Ora che altro è lo Zoar? Egli è appunto ciò
che or ora udiste qual definizione delle opere Esseniche e di quelle
di Filone, una serie di pensieri esposti in ordine d’interpretazioni
simboliche alla Scrittura. Tanto è vero che ciò che all’uno
conviene, non meno conviene all’altro eziandio, e che la gran scuola
farisaico-cabbalistica è quel mare vasto ove il sistema di Filone mette
la foce, e dove l’intero Essenato «_ha pace con i seguaci sui_.»
 
 
 
 
LEZIONE VENTESIMATERZA.
 
 
Istituzioni, dottrine, e pratiche, furono la triplice divisione da
me sino da principio assegnata alla storia degli Esseni. Noi abbiamo
coll’esame delle occupazioni loro chiusa la prima parte di questa
storia: la storia delle esseniche istituzioni. Delle occupazioni
degli Esseni ultimi comparivano all’esame gli studj, lo spirito, il
metodo da essi negli studj seguito. Tempo sarebbe quindi che passando
alla seconda parte di questo lavoro noi citassimo a giudizio le loro
dottrine, i dogmi e le credenze al cui esame ci ha in qualche modo
spianato la via la conoscenza dei loro studj, del loro genio esegetico,
dei loro metodi. E pure, un’ultima ricerca rimanci ancora ad esaurire
pria di tôrre ad esame i dogmi e le credenze degli Esseni. Questa
ricerca si attiene ancor più davvicino alle loro dottrine, siccome
quella che anzichè trattare della forma degli studj si occupa piuttosto
della materia, dell’oggetto dei loro studj; in una parola delle
sorgenti, delle fonti dalle quali attinsero com’è naturale le loro
dottrine. Egli è questo, se non isbaglio, un punto di contatto e di
natural transizione tra la prima e la seconda parte di questa storia,
tra la storia delle loro istituzioni e quella non meno interessante,
delle loro dottrine. A chi chiederemo le sorgenti, le fonti da cui gli
Esseni attinsero le loro dottrine? Chi ne darà contezza dei libri da
cui tolsero gli Esseni, la regola del loro credere? Questa notizia
ce la darà pel primo Filone, tanto col suo proprio esempio, quanto
coi preziosissimi ragguagli che più direttamente egli stesso ci offre
dei libri, delle fonti dell’Esseniche dottrine. Ce la dà, col suo
proprio esempio quando, Essena egli stesso, ci offre in sè la imagine,
il modello dei meno celebri confratelli. Filone era Essena, e da chi
tolse Filone principalmente le sue dottrine? Certo che molto egli deve
alla greca filosofia, alla Platonica in ispecie, perciò che riguarda
sopratutto la forma, ma ove si voglia nelle viscere penetrare del suo
sistema quali ne diremo le fattezze, e quale l’origine? Certo che alla
sentenza soscriveremo di un autore tanto più nelle asserzioni sue
autorevole, quanto niuno altro si prefisse scopo al suo lavoro, se non
quello di storica verità. E questi è il Frank, il quale colpito dalle
profonde analogie che al sistema dei Cabbalisti congiungono le dottrine
degli Esseni, e dopo avere escluso che i primi siensi fatti imitatori o
plagiarj dei secondi, queste parole dettava significanti che raccomando
alla vostra attenzione: _Ne serait-il pas juste de penser que Philon a
trouvé ces doctrines toutes faites dans certaines traditions conservées
parmi ses corréligionnaires, et qu’il n’a fait que les parer des
brillantes couleurs de son imagination?_ E quanto il Frank si apponga
in questo giudizio, il vegga ognuno in questa apertissima confessione
di Filone medesimo; il quale in modo che non si potrìa più esplicito
va egli stesso additando ciò che per il Frank non era sinora che nudo
e mero conghietturare. _Philon lui-même nous assure avoir puisé à la
tradition orale conservée par les anciens de son peuple._ E questo dice
Filone nella _Vita di Mosè_ sul principio del 1º libro, ove veramente
appella ad una tradizione orale conservata appo gli anziani d’Israele
ch’egli qualifica _Presbiteron_, d’onde il prete cristiano, e ch’era
comunemente insegnata sul testo della Scrittura. Ed ecco una prima
capitalissima fonte all’Esseniche dottrine, la _tradizione_.
 
Ma questa non è sola fonte, o per dir meglio non veste sempre
esclusivamente la sua forma verbale che più gli è comune. Pegli
Esseni non è sempre come pei semplici primitivi Farisei, una orale
trasmissione che sarìa sacrilegio deporre per iscritto. Ella veste,
anzi ella assume la forma scritta; e mentre la voce del Maestro era
il solo organo che avesse nei prischi tempi l’insegnamento farisaico,
gli Esseni per contro vantavano libri, e libri che spingevano anche a
tempi a quelli anteriori la loro origine. E questa preziosa contezza
n’è data da uno che nell’esseniche vicende non si potria più esperto,
da Filone medesimo, il quale attribuisce alla setta dei Terapeuti dei
libri mistici di una remotissima antichità. Parole testuali e di senso
fecondissime delle quali impareremo fra poco ad apprezzare il valore.
E non solo Filone, ma Giuseppe nelle Guerre Giudaiche, al libro 20,
al § 12, degli Esseni favellando, dice a dirittura che studiavano con
zelo i _libri degli antichi_, parole che suonano esplicita conferma
a quanto disse Filone dei suoi _Terapeuti_. E questa è la seconda
sorgente dell’Esseniche dottrine, i libri dei loro antichissimi, o per
dir meglio la tradizione stessa deposta e formulata per iscritto.
 
Ora che abbiamo veduto, constatato questo duplice fatto, l’esistenza
e la formulazione di una religiosa tradizione presso gli Esseni,
tollerate che solo vi accenni da lungi la importanza e la grandezza
delle sue conseguenze. Due poi ne emergono capitalissime, di cui
siate, se vi piace, giudici voi medesimi. Riguarda l’una la tradizione
rabbinica in generale; contempla l’altra più specialmente quella che
mistica o cabbalistica si appella. Chi non vede la prima? Ella è una
prova estrinseca e tanto più concludente della necessità e legittimità
di una tradizione; ella è un attestato dai rabbini indipendente, di
quel principio in ogni tempo dai rabbini sostenuto, la tradizione;
ella è un ausiliare, non cerco, non provocato, non interessato,
della tradizione e dei tradizionalisti. E pure ammirate la forza del
pregiudizio! Il Franck, che queste cose riferisce, non vide o vedere
non volle la conseguenza che ne deriva, chiara, limpidissima in favore
dell’antichità della tradizione. Per esso come per il Jost, celebre
storico, come per altri nostri e non nostri dottissimi della Germania,
le tradizioni nostre, le tradizioni rabbiniche non più oltre risalgono
di due secoli innanzi l’E. V. Due cento anni prima del cristianesimo
nacquero, se lor si crede, quelle tradizioni che poi fecero e fanno
tanta parte integrale dell’ebraismo. E pure gli Esseni, e quel ch’è più
i Terapeuti d’Egitto, accennano, alludono e religiosamente inchinano a
una tradizione, a libri tradizionali. D’onde in essi della tradizione
contezza, se alle origini non risale dell’ebraismo? forse glie ne
giungeva notizia allora allora di Palestina? Mai no, dice il Frank, e
dice bene, perchè tra Palestina ed Egitto relazioni intime dottrinali
non esistevano; ed anche perchè, aggiungo io, un sistema specialmente
religioso ch’è in sul nascere, una tradizione che manda allora appena i
suoi vagiti, che s’insinua allora allora di contrabbando nelle antiche
credenze, non può avere tanto di credito, d’influenza, d’autorità da
trapiantarsi in regioni lontane e barbe gettare così profonde come
tra i Terapeuti ha gettato; e sopratutto per che i Terapeuti spingon
tant’oltre l’antichità dei loro libri tradizionali da trascendere di
gran lunga quella data che pel Jost, pel Franck e per altri, segna
delle tradizioni rabbiniche il nascimento. Ma di queste cose si taccia
per ora per brevità, e solo ci basti avere come da lungi accennato a
un ordine di prove che nuovo e vastissimo campo ci apre d’apologetica
tradizionale.
 
Che diremo poi del secondo passo, della esistenza in tanta antichità,
di libri, di opere tradizionali appo gli Esseni? E pure nulla di più
provato, e nulla al tempo stesso di più sorprendente. E perchè dico
sorprendente? perchè, vera verissima anomalia è cotesta ed eccezione
alla regola farisaica; perchè rovescia da capo a fondo quel principio
così trito così comune per cui si credeva e si crede assolutamente
interdetta ai primi tempi rabbinici la redazione tradizionale; perchè
inconcusso, generale, inviolato pareva quell’assioma rabbinico che
suona _le orali cose non potersi scrivere, e le scritte non potersi
oralmente insegnare_; perchè infine prima della _Misnà_, prima di
tutte le opere talmudiche, prova il fatto presente la esistenza di
libri tradizionali presso gli Esseni. E se mestieri fosse di prova
dopo le citazioni ricordate, allegheremmo il Jost nella recentissima
_Storia del giudaismo e delle sue sètte_. Il Jost è vivente autore
consultatissimo, e per quanto non mi fu dato leggerne le scritture
perchè dettate in tedesco, non è sì che oltre la conoscenza personale
dell’uomo insigne, e di cui mi onoro, qualche contezza non siami
pervenuta delle idee nell’opera contenute. Ecco che cosa dice il Jost:
_Les Esséniens_ (ei dice) _n’observaient pas si rigoureusement les
scrupules rabbiniques sur la transcription de la loi orale, et les
Meguillat Setarim mentionnés dans le Talmud ont été écrits par des
Esséniens_. Non dirò dell’ultima congettura dei _Meghillat Setarim_, di
cui spero avere non ha guari mostrato la ragionevolezza e probabilità
quando mi fu dato produrre quella parlantissima variante che alle
parole _Meghillat Setarim_ sostituisce, come nel Jeruscialmi, Meghillat
hasidin, nome, come ognun vede, più direttamente allusivo alla società
degli Esseni. Ma quanto più non avrebbe il Jost al suo assunto giovato,
se oltre ai _Meghillat Setarim_ da esso allegati, citato avesse qual
vestigio della essenica bibliografia, nel Talmud quei casi numerosi
parlanti, che nei due Talmud, nei Medrascim, in tutta, a dir breve, la
biblioteca rabbinica de’ primi secoli, fanno fede apertissima di altre
opere, di altri libri. E forse li avrà il Jost rammentati, forse non
avrà obliato quei _Sifrà deagadtà_ che ricorrono tanto di frequente nei
libri talmudici, che figurano quali opere di gran lunga più antiche
della stessa Misna, che il Talmud ci mostra in mano dei più antichi
Tanaiti, e che collo stesso carattere, colla stessa vetustà figurano,
mirabile a dirsi! nel _Zoar_ medesimo, che li cita, li commenta ed ai
più antichi e venerandi uomini ne attribuisce la redazione. Le quali
cose potuto avrebbero più urgentemente concludere in favore del Jost,
e più luminoso farci apparire il gran fatto di Libri tradizionali
esistenti pria dell’epoca comunemente assegnata alla redazione delle
tradizioni. Alla luce di questo gran fatto, che cosa diviene una
delle più forti obiezioni, e quasi a dire l’_Achille_ che contro lo
_zoar_ e le sue dottrine sieno state dirette dagli avversarj? Pareva
a costoro impossibile che sotto l’impero di una legge così severa
che ogni scrittura interdiceva delle tradizioni, mentre niuno ancora
pensava a violarne il rigore, colle prime raccolte della _Misnà_
non solo le tradizioni si scrivessero, ma quelle in ispecie che più
sembravano segrete e gelose, le parti più sublimi della religione,
i terribili misteri della _Mercabà_. E pure quest’argomento, che
anche senza il fatto presente della società degli Esseni non saria
rimasto senza risposta, al confronto di questo fatto, a paragone dello
esempio illustre, provato, del nostro Essenato, nulla più conserva
di terribile, e quella confutazione riceve più concludente, che mai sariasi potuto desiderare.

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