2015년 6월 1일 월요일

Storia degli Esseni 5

Storia degli Esseni 5


Si apponeva egli, o signori, il nostro Erudito nel derivare da questo
vocabolo, l’origine di quel di Esseni? Senza dubbio, che qualche giusta
e calzante analogia milita in favor suo. Il favorisce, o signori,
l’Ebraico _Jesciscim_, al plurale _Vecchi_, o come altrimenti si
voglia, _Anziani_, nei quali, dicono i Proverbi, posta ha seggio la
Sapienza: _bisciscim hohma_. Il favorisce lo esempio dei Pitagorici,
coi quali non pochi nè lievi riscontri ci offrirà il nostro Essenato,
che il nome i primi coniarono ed assunsero eglino stessi per
tempissimo, di _filosofi_, ossia cultori ed amanti della sapienza:
e quando ogni altra analogia venisse meno, quella sorgerebbe viva e
parlante di tutto il Dottorato Ebraico, che la caratteristica distinse
mai sempre di _Hahamim_, savi. Dirò anzi di più, che per questa come
per alcuna fra le altre etimologie da noi rigettate, noi rechiamo
sentenza che i nomi che vi si volle trovare, se non esprimono il
senso di Esseni, pure tornano in acconcio al grande Istituto, e per,
alcuni almeno, probabilmente il contraddistinsero. Di questo novero
è il nome di Savi, di Dotti; diciamolo a dirittura, di _Gnostici_.
Noi che crediamo gli Esseni antenati dei Cabbalisti, la cui scienza
essi chiamarono _Gnosi_ o _Scienza_ per eccellenza, come chiamarono
la propria e il Cristianesimo e le prime Eresie; noi che ricordiamo
nel Talmud cento parlantissimi casi in cui il nome di _hohma_ o
Gnosi è usato manifestamente nel senso di Dottrina Acroamatica, non
potremmo negare la convenienza di questo nome all’istituto degli
Esseni. Ma è egli questo che il nome loro significa? Chi non lo
vede? _Ies_, _Iascisc_, _Tuscià_, nel senso pure più favorevole alla
imaginata derivazione, sono vocaboli che appartengono principalmente
al linguaggio sublime, allo stile, per così dire, nobile, poetico,
aulico, aristocratico della Scrittura. È ella questa la officina ove i
nomi si coniano per l’ordinario, che scuole e sètte contraddistinguono?
La Storia vi risponde al contrario. Parole vive, parole usate,
correnti sulle labbra del popolo; parole pregne di senso, multiformi,
multilatere e in sommo grado comprensive; ecco, o signori, il materiale
donde si foggiano i nomi, le qualificazioni delle sètte. E tale non
è la proposta derivazione.Ella è troppa dotta, troppo classica,
troppo studiata, per esser vera. È anche, dirò di più, troppo biblica,
troppo scritturale, per tornare in acconcio nella epoca Rabbinica per
eccellenza, nella quale sotto questo nome ti apparisce a prima volta
lo Essenato;per consuonare con quella lingua dai Dottori parlata, che
se non è il dialetto Ebraico-rabbinico dei tempi posteriori, è certo
immensamente distante dal biblico purismo; con quella lingua insomma
che mirabilmente tramezza
 
Fra lo stil de’ moderni e ’l sermon prisco.
 
Ancora, o signori, ulteriore esame ci attende, e noi abbiamo finito.
 
Egli è un curiosissimo passo che la mia stella propizia mi parava
dinanzi nel volgere e rivolgere a questo uopo le carte; un passo, io
dico, sugli Esseni rilevantissimo, nella più dotta descrizione che
della Grecia vetusta ci abbia tramandata l’antichità, in un autore
greco egli stesso, in Pausania. Egli, nella descrizione dell’Arcadia,
discorrendo del celebre Tempio di Diana Imnia nella regione degli
Orcomeni, alcune cose va esponendo di cui disconoscere non si potrebbe
la importanza. Narra Pausania, come stabilito fosse dalla legge che
la sacerdotessa e il sacerdote, non solo circa il commercio carnale,
ma in tutte le altre cose ancora dovessero serbare la castità per
tutto il tempo di vita loro; che nè il bagnarsi, nè vivere secondo
gli altri, nè entrare nemmeno nella casa di un privato fosse loro
consentito. Giunto a questo punto, Pausania esce fuori con queste
parole che io vi raccomando, che riproduco testualmente, ed alle quali
vi prego attendere tutti in orecchi._Io so_, dice Pausania, _che
queste cose_ (ch’è quanto dire il celibato, la solitudine e la vita in
tutto singolare di sopra rammentate) _osservano presso gli Efesi, per
un anno non per tutta la vita coloro i quali sono Estiatori di Diana
Efesina, e che dai cittadini, Esseni, sono chiamati_ Tanto è. Pausania
ha pronunziata la gran parola! La parola di Esseni! e l’ha profferita
a proposito non già di Solima e delle sue sètte, ma di Efeso, ma del
culto di Diana, ma del prisco Politeismo.
 
Ove siam noi, o signori, e che cosa significa questo stranissimo
incontro? Siamo in Efeso? Siamo in Palestina? È Diana che qui si adora,
è l’Eterno che qui si cole? Sono Ebrei cotesti, sono Pagani? Voi siete
già, o miei giovani, non è egli vero, alquanto sorpresi. Or bene,
permettete che vi dica che tutto non avete udito. Avete udito, è vero,
i sacerdoti di Diana Efesina qualificati Esseni; intenderete adesso,
cosa più strana, intenderete un Dio, un Dio del Paganesimo, il più
grande degli Dei dell’Olimpo, l’Ottimo, il massimo Giove, _Esseno_ egli
stesso esser chiamato. Chi gli diede questo nome inatteso? Chi operò
questo strano connubio? Egli è il poeta Callimaco, a cui gli antichi e
i moderni tempi concessero fama di dottissimo nelle greche antichità.
Egli è Callimaco che così si esprime nell’Inno a Giove che reca il
suo nome. Callimaco, che insieme a Pausania ci attesta la presenza
in seno al paganesimo di un istituto, dirò di più, di uno _stato_ di
straordinaria perfezione che dai popoli, dai poeti, Esseni ed Essenato
eran chiamati. Che vuol dir ciò, o signori, e quale è dello Essenismo
la chiave? La chiave, o signori, è pronta. L’Edipo si è trovato.
Egli è lo _Scoliaste_, ch’è quanto dire l’autore delle _Scolie_ o
commenti alle Poesie di Callimaco. Egli lesse come noi il Giove
_Esseno_ di Callimaco; ad esso, come a noi, sembrava strano, incompreso
l’epiteto; ma egli meglio di noi nelle greche lettere erudito, potè
coglier più davvicino nel segno.Narra lo Scoliaste, come il vocabolo
_Esseno_notate, o signori, singolarità,fosse vocabolo _vecchio_,
usitato in Efeso; e di che lingua credereste? Forse della lingua greca?
della lingua popolare? Signori no, dice lo Scoliaste, della lingua
_Religiosa_. E che significa in questa lingua, di grazia, il nome
Esseno?Significa, ripiglia il nostro chiosatore, significa Re delle
Api, e in questo senso fu conosciuto, fu usato nei prischi tempi.
Però non guari andava, continua lo Scoliaste, che il senso assunse di
Re, di Monarca in generale, e Monarchi e Re furon detti Esseni. Ma una
nuova trasformazione il vocabolo Esseni attendeva, e non è la meno
importante. Venne tempo in cui per dir Re, Sacerdote, Principe dei
sacrifizj, Preside nei sacri agapi o nei religiosi conviti, _Esseno_
generalmente solea dirsi. Esseno, quando l’officio si voleva indicare
che in Atene eserceva il Re Arconte; Esseno, quando quello che in Roma
sosteneva il _Rex Sacrificulus_.
 
Questi sono i fatti, o signori, e dei fatti interprete fedelissimo
finora mi sono reso. Èmmi dato perciò muovere un passo più oltre? potrò
io scoprire quali relazioni possono avere stabilito questa comunanza di
nome, e in parte questa comunanza d’idee, tra l’Essenato Palestinese e
il sacerdozio dell’Asia Minore? Io confesso che non mi sento da tanto,
nè tanto mi consentono le notizie di cui io dispongo, nè le forze nè
il tempo nè la già stancata pazienza vostra. Il fatto, o signori, è
grande e vistoso, e tale da provocare gli ingegni più felici, e da
meritare le indagini più accurate. Noi lo lasceremo per altra volta
intentato: forse non ci sarà disdetto rivolgerci sopra altra fiata la
mente. Per ora mi basta chiamare la vostra attenzione sopra questi tre
punti, secondo me, capitali. Il primo riguarda il luogo. Quale è il
luogo ove udiste risuonare il nome di Esseni? È, voi lo sapete, l’Asia
Minore; quell’Asia, cioè, ove vedemmo sin dalla prima lezione sorgere
una città per nome _Asia_, da cui fu creduto per alcuni derivato il
nome di Esseni; ove traevano, come avete veduto, i più eletti campioni
del nostro Dottorato a celebrarvi la fissazione e la proclamazione
delle feste, e la intercalazione del nuovo mese. Questo è, o signori,
il primo punto. L’altro fatto di non minore rilievo, è il vocabolo
ebraico _Hassen_, il quale non solo, come l’Efesiano Esseno, suona in
genere _forte_, _illustre_, _magnifico_; non solo è posto al fianco
di _Nezer_, Corona, e vi officia qual sinonimo, secondo il genio del
parallelismo ebraico, _chi lo leolam hasen veim nezér ec. ec._; ma,
ciò che pone il colmo alla nostra ammirazione, è il vedere nei salmi
Dio, Dio nostro, il Dio vero chiamato Dio _Hassin_, in quella guisa che
facendosi organo del pensiero ieratico dei sacerdoti di Diana, chiamava
Callimaco il greco Giove, Giove _Esseno_; parola non greca, non
popolare, ma vocabolo vecchio, ma vocabolo della _lingua religiosa_,
siccome udiste dalla bocca di Callimaco stesso.[9] E questo è il
secondo punto. Venga il terzo adesso, e chiuda di queste riflessioni la
serie.
 
Il terzo è quell’accordo mirabile di cui misurare non potete sin d’ora
la estensione, ma che vedrete tra non molto evidente tra parecchi dei
costumi agli Esseni di Efeso da Pausania assegnati, e quelli di cui la
Storia favella degli Esseni Palestinesi. Il CelibatoLa Solitudine,
e sopratutto l’officio, il genio religioso che rappresentano, sono
altrettanti legami che l’una all’altra stringono le due lontane e
sconosciute istituzioni. Quale è la conseguenza che da tali fatti
scaturisce spontanea? Io dissi come troppo soffriamo inopia di
ulteriori notizie per decidere autorevolmente delle origini recondite,
per assegnare di queste curiose coincidenze la prima cagione. Noi da
questa doverosa riserva non ci partiremo. Hanno sempre, hanno tutti a
questo proposito seguita una sì facil a un tempo e sì difficil virtù?
Mi duole dirvi che non fu sempre seguita. Sedotti da queste parventi
e preziose analogie, si attentarono alcuni autori a sentenziare
a dirittura la medesimezza, che dico, o signori? la filiazione e
derivazione immediata della società degli Esseni palestinesi dalla
corporazione sacerdotale degli Esseni di Efeso; e ciò che vi parrà
senza dubbio enorme, non temettero di asserire l’origine e il carattere
intimamente pagani del grande, del bello istituto degli Esseni. Siamo
noi condannati a sottoscrivere ciecamente ai costoro novellamenti?
Siamo noi così al verde di prove, di argomenti, che dobbiamo accettare
l’origine pagana che agli Esseni si vuole assegnare? Fortunatamente,
nol siamo; e che nol siamo veramente, non è da ora che il potete
vedere; non è da ora che noi dobbiamo affrontare la grande questione
della _origine_. Se ne ho fatto menzione da ora, sapete, o signori,
perché? Perché questa strana, questa folle pretensione, non d’altro
prendeva, a così dire, le mosse, che dal fatto di una concordanza
etimologica, da una pretesa identità di vocabolo. Vedete che cosa vuol
dire una falsa etimologia. Eccone, gli effetti. E quali effetti! La più
grande mentita alla istoria; la più solenne contradizione ai principii
più ricevuti; la più grande eresia storica che sia mai uscita da labbro
mortale. Aveva io ragione di crollare, anzi tutto coll’etimologia, le
basi degli avversi sistemi? Aveva io ragione di attaccarmi corpo a
corpo alle parole, e bandire, per così dire, una guerra gramaticale?
Guerra che ha forse avuto presso di voi l’aria di puerile, di
sofistica, di pedantesca; ma che pure è suggerita imperiosamente
dall’assunto, e che noi con queste parole abbiam condotto a buon fine.
 
Prima però di chiudere questa discussione sul valore del nome Esseni,
non possiamo tacere di un dotto Israelita vivente, distinto non meno
per l’insigne officio che egli onora, che per la scienza e l’erudizione
sua vastissima. Egli è questo l’illustre signor S. J. Rapoport,
Rabbino maggiore di Praga. Egli, nel suo gran Lessico Rabbinico, _Ereh
Millim_, e di cui solo una brevissima parte mandò già alla luce,
tocca del significato del nome _Esseni_ ove ragiona del vocabolo
_Iso_, che s’incontra di frequente nel Talmud; ch’egli fa derivare
dal greco [Greek: isos] _Amico_, _Confidente_, e da cui, egli dice,
_si trae a buon diritto uno dei due soli significati plausibili del
nome dell’antica società degli Esseni_.[10] Egli ci promette di meglio
svolgere il suo concetto al vocabolo _Haber_. A noi torna sommamente
gradevole il poter annoverare il dottissimo uomo tra quei che
vorrebbero vedere nei _Haberim_ del Talmud gli Esseni medesimi, siccome
pare volere accennare l’illustre israelita, e se male non ci apponiamo,
egli è questo un nuovo omaggio a quella identità essenico-farisaica che
sarà obbietto di perpetua dimostrazione nel presente lavoro. Quanto
al nome di _Iso_, amico, confidente, d’onde il nome di Esseni sarebbe
derivato, non parmi trovato così felice come pare al dotto autore.
Scarsa e dubbiosa consonanza col nome di Esseni o Essei concordemente
usato dagli antichi; improbabilità che per designare un _particolare
sodalizio_, quel termine si sia adottato che vale a significarne ognuno
qualsiasi; le allusioni che sotto il nome di Assé o Asia vedremo fare
dal Talmud alla società degli Esseni, locchè prova come nella mente
dei contemporanei meglio da _Asia_ medico, che da qualunque altro il
nome suo derivasse; sono queste, o signori, considerazioni, e tutte
gravissime, se non erro, che ci tolgono di potere sottoscrivere alla
sentenza del signor Rapoport. Non pertanto, ella è quella che noi
abbracceremmo volentieri, se altra non fosse che meglio ci paresse
riunire le condizioni della verosimiglianza, e s’ella non è la vera,
ella è certo la migliore di quante abbiamo udito sino qui profferire.
 
Che ci resta ora, o miei giovani? Saziare gli occhi nel dolce aspetto di verità. Trovare, additarvi che cosa intesero gli Esseni dandosi questo bel nome che la virtù e la sapienza loro han renduto immortale.

댓글 없음: