2015년 6월 1일 월요일

Storia degli Esseni 6

Storia degli Esseni 6


LEZIONE QUARTA.
 
 
Io vengo, o signori, a mantenere la mia promessa. Il nome di Esseni
deporrà questa sera ogni velo che ne contende la vista, e tutto ci
apparirà quale prima immaginaronlo gli antichissimi Esseni. Che cosa
significa questo nome? _Esseni_ (diciamolo una volta, ed all’asserzione
seguano immediatamente le prove) Esseni fu detto da _Assia_, o Asse,
che nella lingua Aramea, nella lingua talmudica, nella lingua da
Babilonia a Gerusalemme importata e quivi a favella promossa pressochè
generale, significava _Medico_, _Risanatore_, o come dire vogliamo in
greco idioma, Terapeuta. Voi fate, o miei giovani, le meraviglie ed
avete ragione. Io non mi sono ancora abbastanza spiegato per avere il
diritto d’essere a prima fronte creduto da voi; la mia ipotesi non ha
fatto ancora le sue prove, non vi ha presentato i suoi certificati in
buona regola per concederle incontrastato della mente vostra l’accesso.
Il vostro pensiero europeo, occidentale, positivo, analitico, non può
farsi issofatto un’idea degli arditi, dei bruschi passaggi, delle
repentine conversioni dal senso proprio a quello improprio di una
parola; e tanto meno potrebbe al primo sguardo afferrare tutta la serie
infinita di applicazioni, di accessorj, di ramificazioni, in cui l’Idea
madre si traduce di mano in mano; in cui, quasi in un ampio ed opaco
mantello, si va sempre più nascondendo all’occhio dei riguardanti.
Leviamo un lembo di questo velo,mostriamo un raggio di quell’evidenza
di cui brilla, a senso mio, la presente interpretazione. Io dissi
esser ella eminentemente consentanea alle idee, alle forme dei sommi,
antichi predicatori dell’Ebraismo. Ma che cosa è l’Ebraismo? L’Ebraismo
non solo è una Religione, non solo una Civiltà, non solamente una
politica, una legislazione, una letteratura; ma, tollerate che io lo
dica, ed ho prove nelle mani, è anche una Terapeutica, un’arte, una
scienza salutare. Lo è dei corpi,lo è degli spiriti. Lo è dei corpi
in doppio modo, in doppio senso, per doppio scopo. Pel primo, ella non
fa che antivenire coi suoi celesti preservativi i mali onde i popoli
vanno afflitti; ella promette per bocca di quanto ha di più adorabile,
_che tutte le piaghe, le infermità dell’Egitto sarebbero senza possa
sopra i suoi fidi seguaci; che Dio, ne sarebbe il grande archiatro, il
gran medico, il gran Terapeuta_.[11] Ella annunzia, qual conseguenza
del culto di Dio, _il pane e l’acqua salutiferi, la remozione d’ogni
malore, non orbamento, non sterilità, e sopratutto una vita longeva_;
ella, infine, tutto il suo culto adombra sotto una frase che l’idea ci
offre viva, spiccata, di una salutar disciplina; anzi, che significa
a dirittura Terapeutica nel nome, o signori, di _Terafim_, la quale
comecchè rivolta fosse ad uso idolatrico, pure in principio alla fede
vera appartenne, e il magistero degli oracoli divini e tutto l’insieme
del culto valse a designare;in quella guisa che _Kesem_, e forse
per avventura anche _Nahas_, prima di essere espressioni colpevoli e
termini idolatrici, furono vocaboli innocentissimi di religione;in
quella guisa che l’idolatria stessa non è che abuso e adulterazione
ed apoteosi parziale di un principe ortodosso. Ella annunzia per
bocca di Salomone, che le sue dottrine, il suo culto, sarebbero il
palladio della salute corporea, e l’antidoto più efficace contro
di ogni maniera infermità,[12] ed in questo senso, o signori, ella
è interna, occulta, indiretta operatrice di sanità. Chi volesse di
questo pronunziato sindacare il valore, chi volesse, al lume eziandio
naturale, indagare di questi influssi le cause, troverebbe occasione
di belle e amabili speculazioni. Montesquieu, e prima e dopo di esso
moltissimi come lui, comecchè non così di reciso, videro nel clima, e
poi nelle _Istituzioni_, la causa delle grandi e delle infinite varietà
etnografiche fra popolo e popolo. Curiosissimo, poi, sarebbe studiare
delle varie Religioni gli svariatissimi influssi sul corpo dell’uomo, e
quella predicare sovrana tutrice dell’umano benessere, che più al segno
si avvicina. Dico cotesto per persuadervi come le vantate pretensioni
che udiste poc’anzi, non siano aerei edifizi che non poggino sovra basi
reali e ferme.
 
Certo, o signori, questa Igiene per così dire trascendentale, estolle
il capo sino al più sublime dei cieli, e certe segrete armonie suppone
tra il corpo e lo spirito, le quali la scienza non sospetta nemmeno:
ma se il capo si erge al cielo, i piedi posano in terra; se i suoi
principj sono sovraumani e sovrasensibili, i suoi effetti, le sue leggi
di second’ordine, il suo teatro, la sua applicazione sono sensibili,
sono palpabili, nè la scienza li revoca in dubbio. Ma qui non si ferma
il carattere per così dire terapico di nostra fede. Ella non è soltanto
come vedeste un’Igiene, non solamente contra i morbi assicura e
guarentisce, ma i morbi combatte sopravvenuti, ma la salute restituisce
perduta, ma ella è una vera e propria Terapeutica che lo scopo suo
prosegue con due ordini di mezzi.Sono i primi mezzi naturali,
scoperti, naturali medicamenti che il genio enciclopedico universale
delle antiche Religioni restrinse ed accolse in grembo ai tempj, fece
banditori primi i Sacerdoti, ed a cui il carattere sacro appose, al
primo apparire, di religioso e divino trovato. Sono i secondi quei
mezzi cui l’arte umana verrebbe meno; sono quella dittatura instantanea
che l’uomo ispirato assume, Dio consenziente, sopra il Creato; sono
la taumaturgia propriamente detta; sono le guarigioni prodigiose
del Vecchio Testamento; è Elìa, è Eliseo nell’atto di riaccendere
la fiaccola che è per spegnersi nel povero infante. Chi furono, di
questa doppia Terapìa, umana e divina, gli organi, i professori?
Furono i Sacerdoti ed i Profeti.I Sacerdoti, che più dimessamente
procedono, e l’arte principalmente considerano e praticano dal lato
umano; i Profeti a cui spetta per eccellenza la medicina straordinaria
taumaturgica, che, nuovi Prometei, rapiscono di tratto in tratto il
foco celeste per riallumare la lampada della vita. Vedete però, o miei
giovani! sacerdozio e profetismo conscj ambedue delle prerogative,
non vogliono rivali, non tollerano che altri l’impero divida che
esercitan sui corpi. Non fu accademia così ostile alla importazione
di nuove teorie, alla consecrazione di nuovi farmachi, che più nol
fossero Sacerdoti e Profeti contro la medicina non officiale, non
sacra, non religiosa. I Re d’Israele sono presi a biasimare perchè,
piuttosto che consultare il Signore, gissero a interrogare la scienza
spuria dei medicastri (Croniche II, Cap. XVI, 12), e, se crediamo ai
nostri dottori, Ezechia Re santo avrebbe soppresso un intero trattato
di Medicina che sotto il gran nome si ammantava di Re Salomone; ed
allo stesso Ezechia affetto di scabbia, non sdegna il grande Isaia di
prescrivere egli stesso quell’impiastro di fichi che ridonargli doveva
la sanità. Ma Profeti e Sacerdoti cessarono.Cessò forse la Medicina
religiosa, nel doppio suo genio naturale e divino? si estinse forse
con essi, o trasmigrava nei successori dei Profeti, dei Sacerdoti?
Così è, ai Profeti, al sacerdozio tenne dietro il Dottorato, e il
Dottorato raccolse di ambedue il retaggio nella doppia Medicina
naturale e miracolosa che insegnava ed esercitava congiuntamente.
Naturale nelle infinite vestigia che di essa reca il Talmud, e tutta
l’enciclopedia rabbinica dei primi secoli; arte se volete meglio che
scienza, cieco empirismo anzi che principj e metodiche deduzioni,
ma pure, o signori, tutti di medicina gli officj e tutte le parti;
prodigiosa però in quelle guarigioni portentose taumaturgiche che
sono, a così dire, uno strascico dell’Èra profetica, e che l’impero
rivelano non del tutto dismesso dell’uomo perfetto sovra le forze
create, che la Genesi augurava sin da principio (Genesi I, 28).[13]
Ora, questa duplice Terapia, quest’uso simultaneo di mezzi così
dispari, di semplici e di scongiuri, di virtù naturali e di angeliche
potestà, questa terrena e celeste farmacopea, ella è, sappiatelo a
dirittura, ella è il più vistoso, il più manifesto distintivo della
scuola che togliemmo a studiare. Non è da ora, o miei giovani, che a
noi è dato il vederlo; ma verrà tempo, e non è lontano, in cui queste
cose ci saranno manifeste. Vedrete gli Esseni a questa duplice Terapia
dar opera solerte; li vedrete studiar sulla natura, sulle virtù dei
semplici e sulla composizione dei farmachi; li vedrete studiosi sui
libri della recondita Medicina dagli avi loro trasmessa; li vedrete in
una parola _Esseni_ in tutta la forza della parola, che è quanto dire
_Medici_Medici, risanatori per eccellenza.
 
Questo è il primo senso in cui si dissero gli Esseni medicatori e
Terapeuti. Ma non vi fu un altro, che il primo immensamente sopravanza
in altezza, in nobiltà? Sì, vi fu; e tanto il primo trascende per
ogni verso, quanto l’animo il corpo trascende, quanto la sanità, la
purità e la interna armonia dello spirito, quelle vincono di gran lunga
che il frale riguardano. Gli Esseni non furono soltanto i Medici del
corpo, ma Medici si dissero pure dell’animo umano. Era egli cotesto
nuovo officio, nuovo vocabolo nella lingua religiosa dell’Ebraismo?
Dite piuttosto che era antichissimo; che la Bibbia rigurgita di simili
esempi; che lo spirito non meno che il corpo fu sempre dall’Ebraismo
considerato siccome un ente che a tutte le vicissitudini soggiace,
buone e triste, della vita; che ha la sua salute, le sue infermità,
le sue crisi, le sue cadute, le sue ristorazioni, e quindi una vera e
propria scienza mediatrice. Ma dite piuttosto che univoci attestano
di queste idee predominanti i Profeti; che lo attesta Davide quando
chiedendo la remissione delle colpe, e la rigenerazione dell’animo
suo, chiede farmaco e guarigione, _Guarisci l’anima mia, chè a te
peccai_;[14] che il Perdono è da Isaia dichiarato qual suprema
sanatoria;[15] che lo stesso Isaia parlando nel nome di Dio, ci
presenta il peccatore amnistiato qual malato medicato e guarito[16],
che lo attesta, infine, Geremia e quasi al sommo reca la forza
dell’argomento, quando il Profeta istruttore chiama col nome istesso
di _Rofé_, Medico; e farmaco dice per avventura e teriaca preziosa
la dottrina di lui.[17] Sono elleno men di questi frequenti, meno di
queste eloquenti le prove che dai Rabbini si traggono? Hanno eglino
con manco predilezione usate in questo senso traslato, in questo senso
metaforico l’idea, il vocabolo di Medicina e i suoi derivati? Sarebbe
ignorare assolutamente dei Dottori la fraseologia, il disconoscere di
questa Idea, di questi traslati, gli esempj parlanti. Volete sapere che
cosa sono le religiose dottrine per i nostri Rabbini? Sono potentissimi
cardiaci pei cuori infermi; sono collirj pegli occhi oftalmici, e
antidoto, in breve, efficacissimo contro ogni malore. Ho io bisogno di
avvertirvi che così magnificando delle religiose dottrine i privilegi
a tutt’altro intendevano che ad una vera e propria virtù curativa?
Voi già comprendete, o signori, a che cosa si allude. Si allude sotto
il corpo allo spirito, si mira a traverso le infermità corporali, a
quelle infermità che affliggono la parte migliore di noi medesimi:
all’occhio della mente ottenebrato, al cuore fatto recesso d’ogni
vizio. Che più, o signori? Se un dottore trova agli ignoranti della
legge difesa nel dì della Resurrezione, egli chiama questo trovato
Medicina, _e trovai per loro guarigione nella legge_:se il pregio si
vuol accennare trascendente di uno studio disinteressato, _Farmaco_ si
dice cotesto di vita Eterna, _Sam haim_; come tossico mortale si dice
il suo contrario, ch’è quanto dire ministero religioso sostenuto per
argento, _Sam ammavet_. Che volete di più? Non solo è il linguaggio
tal quale ve lo descrivo, non solo idee siffatte di Terapia ricorrono
ad ogni tratto, e più che non dissi ne riboccano gli antichi rabbinici
monumenti; ma ciò che infinitamente si lascia dietro ogni prova, ciò
che è lo specchio vivo e parlante dell’Essenato salutare e medicativo,
è l’attitudine esterioresono le forme curiosissime, sono gli
atteggiamenti espressivi, parabolici, figurativi, che prendeva talvolta
il dottorato insegnante. Avete udito d’Isaia che seminudo percorre le
vie di Gerusalemme, ed in sè raffigura gli Ebrei da esso vaticinati,
che fuggono dalla spada babilonese? Avete mai letto di Ezechiele che,
in realtà o in visione, si giace or da un fianco or da un altro, e
i cibi ingolla che l’umor satirico divertirono per lungo tempo del
filosofo di Ferney? Or benenon dissimili da queste immagini parlanti
ci offre talvolta il dottorato mimiche rappresentazioni, e la medicina
n’è il subbietto. Vedete questo rivendugliolo che, andando attorno
per i villaggi che coronano _Sippori_, non rifinisce di gridare a
squarciagola e quasi con piglio ciarlatenescochi vuol della vita lo
elisire, venga e compri? _Man bae lemizban sam haim._ Chi è costui e
quale è il mirabilissimo specifico che proferisce? È un farmacista,
dice semplicemente il Medrasce, e nulla dell’esser suo aggiunge di più.
Ma il farmaco che cosa è? Il farmaco ve lo darei in mille a indovinare.
Pure se punto vi cale saperlo, salite qui.Il pseudo farmacista è già
nelle stanze entrato di un dottore il quale affacciatosi al noto grido,
gli fece cenno dalla finestra, salisse pur su, che un confratello avria
trovato con cui alternare i saluti e le soavi parole. Che cos’è, o
gentil farmacista il Farmaco che tu ci vendi? Alla quale domanda ratto
trasse fuora un salterio che sottopose agli occhi del dottore, dove
questi detti si leggono significanti_chi è l’uomo che ami la vita,
che giorni chiegga per esser felice? La lingua sua guardi dal male,
le labbra dalla menzogna, ec._ (_Vaicra Rabba, sez. XVI._) Ecco il
farmaco vantato. E pure, qual vero e proprio farmaco lo bandiva per
terra e castello. E pure, a quel grido gran calca fattaglisi intorno
di incettatori, la innocente frode per avventura disvelava, e testo
prendeva di là ed occasione a moralizzare le turbe, in quella guisa
che il fondatore del Cristianesimo ci dipingono gli Evangeli andando
attorno per le campagne e le moltitudini accorrenti concionando di
tratto in tratto dalla sommità di un poggio.[18] Vi pare che sia
abbastanza decisivo cotesto esempio? E pure una circostanza vi manca
sapere, ed è la più concludente. E quale è, o signori? É il nome vero,
il vero ufficio e il vero carattere dello pseudo farmacista. Già voi
sospettate che qualche cosa di più nobile sotto i panni si asconda
del cerretano: già i fatti presenti parlano troppo in favor mio; ma
la provvidenza ci serbava ancor più.Per una di quelle singolari
coincidenze che nei libri rabbinici si dànno in mille volte, ciò che
implicito rimase nel _Medrasce_, trovammo esplicito nel Talmud; ciò che
col nome fittizio, supposto, quivi si designa di _Rohel_, col vero e
genuino nome si accenna nel Talmud. In una parola, nel fatto stesso, ma
più brevemente dal Talmud raccontato, il _Rohel_ non è più _Rohel_, il
cerretano non è più cerretano, ma è un vero e proprio dottore, un vero e proprio Fariseo, nomato _Alessandro_.

댓글 없음: