2015년 6월 1일 월요일

Storia degli Esseni 9

Storia degli Esseni 9



Conviene_ ancor seder un poco a mensa,
Perocchè il cibo rigido ch’_ho_ preso,
Richiede ancora ajuto a _sua_ dispensa.
 
 
 
 
LEZIONE SESTA.
 
 
Qual’è l’origine, la origine storica degli Esseni? Ecco l’oggetto delle
nostre passate, delle nostre presenti ricerche. Noi movevamo, nella
lezione passata, in traccia di questa origine; noi vedevamo il Salvador
riporla nella invasione dei Siriaci, nelle emigrazioni specialmente che
questa invasione cagionava tra gli Ebrei di Palestina. Noi domandavamo
a noi stessi quanto si apponesse il Salvador così sentenziando, e la
risposta fu tale, se ben ricordo, che male potrebbe il sistema del
Salvador riaversi.Mestieri è oggi proseguire nel divisato cammino;
mestieri è pure, quelle qualunque opinioni che a spiegare l’origine
degli Esseni furon proposte, chiamare egualmente a sindacato. Qual’è
il sistema che noi dobbiamo oggi esaminare? Egli è un sistema che se
l’ingegno, la fama, il sapere, fossero sempre infallibile criterio
di verità, solo vero e legittimo sistema dovrebbe cotesto da ora
bandirsi. Noi abbiamo dinanzi uomini cari a noi e onorandi per la fede
comune, per servigj segnalatissimi ai buoni studj prestati; abbiamo
tra i nostri l’illustre autore della _Kabbale_, il Frank; l’autore
chiarissimo della _Palestina_, il Munk; e infine abbiamo tale che
torreggia gigante fra tutti quanti gli si appropinquino, abbiamo un
uomo che vale per mille, un uomo, (tollerate la riabilitazione di una
frase) un uomo che si chiama _Legione_, abbiamo _Vincenzo Gioberti_.
 
Il Munk, il Frank, il Gioberti, ecco i grandi, i terribili avversarj
che dobbiamo questa sera combattere. E che cosa, di grazia, dicono i
tre chiarissimi uomini dalla origine degli Esseni? Tutti egualmente
in una sentenza convengono, tutti in una origine consentono l’origine
Greca, l’origine Alessandrina, l’origine Egiziana. Che cosa s’intende
dire per questa origine da me con triplice nome designata? S’intende
dire che gli Esseni o, per dir meglio, l’Essenato, ch’è quanto dire
l’Istituzione, le Dottrine, il Genio degli Esseni, siano tutti
provenuti da quella filosofia, da quella scuola, che parte greca,
parte orientale, avea posto da lungo tempo suo seggio nella Metropoli
dell’Egitto, nella erede di Atene, in Alessandria. Ecco che cosa
vuol dire origine Alessandrina. E dove professano i tre insigni
uomini rammemorati la opinione ch’io dico? La professa il Munk nella
bell’opera che sulla Palestina dettava (a p. 519), laddove, dopo aver
con succinte indicazioni degli Esseni trattato, conclude dicendo, molto
andare la loro Istituzione debitrice agli istituti; alle scuole dei
filosofi egiziani. Lo confermava poi in una nota alla pagina istessa
ove a buon diritto redarguendo la teoria del Frank, ci dipinge gli
Esseni quasi mediatori e sensali tra le dottrine in Egitto imperanti,
e la ebraica ortodossia di Palestina. Noi avremo in avvenire occasione
di noverare il Munk tra i più valenti propugnatori di non poche
capitalissime verità riguardanti gli Esseni. Noi avremo luogo di
tributargli largo, sincerissimo ossequio per essere stato animoso
banditore di tre principj che crediamo nella Storia degli Esseni
rilevantissimi, per aver apertamente insegnata la filiazione e quasi la
identità degli Esseni col Farisato, per aver sanzionata l’antichità,
la contemporaneità della teologia Cabbalistica, e sopratutto per
avere tra questa teologia e la scuola degli Esseni dimostrate quelle
intime, profondissime attinenze che sono, secondo me, uno dei pregj
più esimj della scrittura del Munk. L’occhio della mente sua, sempre
veggente,[20] travide queste attinenze, le notò, le insegnò; e i germi
da esso deposti nella opera sua, debbono quando che sia larga messe
fruttare di preziosissime conclusioni. Noi non saremo tra gli ultimi
a secondarne il dettato, a riconoscerlo, a salutarlo qual possente
alleato. Per ora, come dicemmo, nella questione presente della origine,
èmmi forza trattarlo quale avversario. Io dissi che non è il solo,
ma poderosi atleti accompagnarlo. Uno di essi è il Frank. E dove
soscrisse il Frank alla origine in discorso? Nell’opera già ricordata
della _Kabbale_. Egli, nella terza parte del suo libro, in quella cioè
da esso alla comparazione dedicata tra la dottrina dei Cabbalisti ed
i sistemi affini contemporanei, sembra inchinare assolutamente alla
origine Alessandrina. Parlando degli Esseni e dei Terapeuti, egli dice
apertissimo: _l’une et l’autre_ (che è quanto dire Esseni e Terapeuti)
_l’une et l’autre étaient nées en Egypte_. L’una e l’altra, sortito
avere i natali in Egitto. Io vi dico forse cosa che vi stupirà. Voi
udite quanto esplicito si pronunzj il Frank in favore della tesi
avversaria, quanto deliberato consenta all’origine Egiziana. Eppure
(stranissima anomalia!) egli sarà il Frank istesso, egli sarà lo stesso
libro della _Kabbale_, e la stessa parte sarà del suo libro, e senza
forse la pagine istessa, che i più forti, i più saldi argomenti ci
forniranno ad infermare, a distruggere la teoria prediletta, la origine
fantasticata. Io credo che gli argomenti perchè tratti dall’avversario
nulla scapiteranno, se non invece immensamente più ratti e più
infallibili ci meneranno allo scopo. Ma chi è il terzo, che _sovra gli
altri come aquila vola_? Io dissi che è V. Gioberti.E dove toccava
il Gioberti della istituzione degli Esseni? Egli ne parlò nella
_Filosofia della Rivelazione_; in una di quelle opere che la morte non
concessegli di pubblicare, e che i postumi anatemi non valsero che a
render più cara, più ricercata. In quest’opera della Filosofia della
Rivelazione (a p. 181 dell’opera stessa), laddove prende colla sua
usata grandiosità a trattare della pretesa missione unificatrice del
Cristianesimo, e quindi (quali rappresentanze di due opposte idee)
della presenza in Palestina della dualità Ebraica e Gentilesca, che
dovevasi pel futuro Cristianesimo unificarsi, così il grande intelletto
si esprimeva: «_Presso i Giudei a’ tempi di G. C. vi eran due scuole.
L’Alessandrina, filosofica, acroamatica, sottile; la Palestina,
tradizionale, positiva. La prima esprimeva il genio Indopelasgico e
Greco; l’altra, il genio Semitico._»
 
Voi l’udite, Gioberti sta risolutamente per la origine Alessandrina;
imperocchè di null’altro egli può aver inteso colla sua scuola
acroamatica e sottile, rappresentante il genio Greco o Indopelasgico,
tranne della scuola della Consorteria degli Esseni.
 
Noi avremo, dunque, a lottare non solo coi due preclari scrittori il
Frank ed il Munk, ma ancora contro la mente più vigorosa che generato
abbia l’Italia moderna. Fortunatamente però non è così. Noi possiamo
a buon diritto declinare Gioberti quale avversario, noi possiamo
rimuoverlo rispettosamente dallo steccato, noi possiamo risparmiarci il
pericolo, e non è lieve, di tenzonare con atleta siffatto. E perché?
Per una ragione semplicemente, e che voi di leggieri comprenderete.
Perché Gioberti non è responsabile della verità dell’asserto; perché
egli, a guisa di tutti quelli che versando sopra una particolar
disciplina, si giovano delle ricerche e dei trovati altrui, qualora
di altre discipline si tratti, tolse agli uomini, agli scrittori
speciali; tolse, per esempio, al Munk, tolse al Frank; come ad altri
di simil fatta tolse per avventura il supposto sul quale la teorica
sua fondava della unificazione Cristiana; ch’è quanto dire, toglieva
da essi la origine Greca Alessandrina dell’Essenato, senza porsi per
questo mallevadore della verità del supposto, come fatto non si sarebbe
mallevadore se tolto avesse, verbigrazia, al Champollion la notizia
dei Monumenti Egiziani, o dai Fisici imparato avesse cosa che fosse
dipoi chiarita fisicamente inesatta. Sapete sopra chi gravita intera
la responsabilità dell’asserto? Sovra coloro che tolsero a subbietto
delle loro ricerche, disquisizione siffatta; sovra di quelli che ne
trattarono exprofesso. Sopra gli scrittori Israeliti in ispecie,
siccome quelli che più eruditi si suppongono nelle proprie antichità;
ed ai quali più facilmente che ad altri si presta credenza, i quali
dovrebbero, se non isbaglio, penetrarsi più che non fanno di questa
verità; cioè, che gli occhi, che le menti dei dotti sono più che ad
altri, ad essi rivolti, siccome ad organi ed interpreti fedelissimi e
naturali di tutto lo scibile israelitico, e che grave però loro incombe
il dovere di procedere circospetti non poco nelle loro sentenze. Non
sono eglino i rappresentanti legittimi, e quasi non dissi gli oratori
d’Israele nel consesso dei dotti? Tali almeno sono dall’universale
estimati.Che cosa dicono il Frank ed il Munk? Dicono che il nostro
Essenato deve all’Egitto, alle idee dell’Egitto, il suo nascimento.
Porganci dunque le fedi di nascita, che le vediamo; porganci, cioè,
quelle prove che a così credere li inducevano, e se ne vegga il valore.
 
E prima, difendere non mi so da un pensiero che vulnera, a parer
mio nella parte più sensibile la opinione in discorso. E qual’è? È
il superfluo, è il vano, è l’inutile di tale opinione. Voglio dire
che questa ipotesi che combattiamo, ove pure si prescinda dal suo
intrinseco valore, manca senza meno del primo e indispensabile
requisito di ogni asserto, la sua necessità. È egli necessario
per ispiegare l’origine degli Esseni, fare siccome fanno costoro
un’escursione in Egitto? Fermamente io credo che non lo è.E chi
è quello che me lo insegna?Strana cosa, ma pure verissima. È il
signor Frank istesso, è quello istesso volume ov’egli di volo depose
la sua professione di fede riguardo agli Esseni. Ed in qual guisa
ce lo insegna il signor Frank? Disputando intorno all’antichità
delle dottrine, della scuola dei Cabbalisti. Egli fu quello, e già
ve lo dissi, che più risoluto tra i moderni scese nello steccato a
propugnarne l’antichità. Egli non si diè posa fintantochè non rimise
l’antichità della scienza in quella evidenza intuitiva che era
stata pria delle moderne discettazioni. Ciò fece il signor Frank, e
saviamente faceva, a parer mio. Perché non fu conseguente? Perchè
avendo in casa più che non era mestieri a rendersi conto della
derivazione degli Esseni, andò attorno a cercarne la culla sulle rive
del Nilo? Perché non quetare nella origine propria e casalinga, quando
tutti gli elementi ei ne chiudeva in pugno coll’antichità cabbalistica?
Perché torcere gli occhi da quelle strette attinenze alle quali
ossequiava sinceramente la buona fede del Munk, nè il signor Frank
istesso osava negare? Ecco la prima lagnanza che contro l’origine
Alessandrina mi è dato rivolgere. Si comprende in una parola, in una
frase; cioè, _non è necessaria_.
 
Non basta questo. Un argomento vi ha che, a senso del signor Frank,
dimostra l’autonomia delle dottrine cabbaliste, cioè la loro origine
indigena, nazionale, Palestinese; e questo argomento è la lingua.
 
La lingua, egli dice, di quella dottrina, è l’ebraica, e l’ebraica
aramea, ch’è quanto dire, la lingua allora usitata in Palestina.
Qual’era, per contro, la lingua dei filosofi Alessandrini? Era
il greco idioma, il greco esclusivamente. Non è questa, dice il
Frank, prova dell’autonomia Cabbalistica? Io non voglio discutere
l’argomento del signor Frank, ma lo prendo per quel che vale, e così
argomento. O la lingua prova, o nulla dice. Se prova, perché non vale
egualmente rispetto agli Esseni, dei quali non si è mai detto nè si
poteva dir veramente che altra lingua usassero in Palestina, che non
fosse l’ebraica, o quella qualunque allor usitata?O non prova; ed
allora, perchè concedergli di prova le sembianze e gli effetti?Pare
impossibile! Vi sono nel libro prelodato del signor Frank, nella
scrittura della _Kabbale_, e in quella parte istessa, e quasi a
contatto della malaugurata origine Alessandrina, tali inattese, tali
decisive confessioni, e tale offrono manifesta repugnanza colla origine
istessa, che davvero non si comprende come uno scrittore illustre, qual’è il filosofo francese, non l’abbia avvertita.

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