2014년 9월 3일 수요일

Il Concilio 2

Il Concilio 2


XIV.


Federico II era stato scomunicato per la prima volta nel Concilio
di Roma (1227). Egli aveva risposto con un manifesto ai popoli ed
ai sovrani cristiani; e, passand'oltre, erasi recato a combattere
gl'infedeli--mentre Gregorio IX gli faceva la guerra in Italia, ed
eccitava il figlio Enzio e i suoi sudditi alla ribellione. Federico
ottenne Gerusalemme dai Maomettani, e consenti ad una tregua.
Gregorio--cui i Romani avevano cacciato dalla loro citta, poiche
allora erano ancora Romani quelli che adesso non sono che sudditi del
papa--Gregorio, dico, considero l'atto di Federico come un delitto,
lo scomunico con maggior solennita, e predico una crociata contro il
vittorioso crociato.

Innocenzo IV fu eletto. Questo terribile Genovese cerco di far
avvelenare Federico dai Francescani; ma, andato fallito il colpo, se ne
fuggi in Francia, e convoco un Concilio a Lione nel 1248.

Cento quarantaquattro Padri si raccolsero nella cattedrale. Innocenzo
presiedette, avendo alla destra l'imperatore di Costantinopoli ed alla
sinistra gli ambasciatori di Francia e d'Inghilterra. Taddeo da Sessa
e Pier Delle Vigne, inviati di Federico II, si tennero in disparte:
il primo, altiero, superbo, come un uomo che dice a se stesso: ≪Io
lottero!≫; il secondo, abbattuto e scoraggiato. L'aspetto del Concilio
era cupo: tutti capivano che vi si trattava qualche cosa di grave, di
terribile e d'illegittimo.

La prima seduta, del resto, designo assai chiaramente il compito
del Concilio. Innocenzo IV aveva invitato i Padri, non gia per
consultarli, ma per renderli complici dell'atto che aveva risolto e
preparato. Il silenzio fu cosi profondo, che, se lo Spirito Santo
fosse disceso, tutti lo avrebbero udito. Innocenzo prese la parola, ed
accuso l'imperatore: d'essersi fatto crociato, e di non esser partito
che assai tardi per la Terra Santa, ≪senza provvedersi del consenso
del papa, e dopo essere stato scomunicato≫; d'essersi posto in lotta
col legato apostolico, che comandava in capo la spedizione; di aver
trattato cogl'infedeli; d'esser entrato a Gerusalemme e d'esservisi
incoronato da solo; d'essere ritornato in Europa senza l'ordine del
papa; d'aver nominato re di Sardegna suo figlio Enzio; d'aver espulso
da' suoi Stati i monaci ecc., ecc. Il vescovo di Catania si levo
poscia, ed aggiunse, tra l'altre cose: che Federico voleva ridurre
il clero alla poverta degli apostoli; che non aveva assistito mai
alla messa; che teneva delle concubine saracene; che aveva detto con
Averroe, il mondo essere stato ingannato da tre impostori: Mose,
Maometto e Gesu, l'ultimo de' quali era il meno glorioso.

Queste accuse, che oggidi ci paiono ridicole e sconvenienti, erano
a quell'epoca capitali e formidabili. Esse fecero, infatti, fremere
l'assemblea e impallidire tutti i volti--meno due, quello d'Innocenzo
IV e quello di Taddeo da Sessa.

Pier Delle Vigne, cancelliere di Federico, uomo di grande dottrina ed
eloquenza, che doveva prendere la parola, non fiato. Taddeo capi che il
papa l'aveva guadagnato, lo chiamo traditore, e si alzo per parlare.

Ed egli fu meravigliosamente splendido, dice Matteo Paris. Nondimeno
non fece che narrare la vita e gli atti del suo signore, il principe
piu grande del medio-evo.

L'assemblea pareva scossa.

Taddeo domando la pace in nome di Federico, facendo magnifiche promesse
per il bene della cristianita, ed offrendo come garanti di tali
promesse i re di Francia e d'Inghilterra, i principi di Germania e le
citta ghibelline d'Italia.

Alle parole di Taddeo, l'assemblea fu colta da profonda costernazione.

Ma Innocenzo ricuso.

Taddeo allora esclamo: ≪Io m'avveggo, finalmente, che la condanna del
mio nobile signore e decisa. Il mondo intero lo sapra. Lo spirito di
Dio non e in questo Concilio, ove non si trovano che de' servi, e da
cui e assente la maggior parte de' vescovi della cristianita. Noi ce ne
appelliamo ad un altro Concilio, piu completo e piu giusto, ad un altro
pontefice meno appassionato; e in nome del mio signore, della giustizia
eterna, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, io protesto. Voi
condannerete, ma la vostra sentenza non sara registrata in cielo≫.

Innocenzo non lascio all'emozione il tempo di manifestarsi. Si alzo,
e soffocando colla voce tutti i suoi rimorsi, pronuncio la sentenza,
≪_alla presenza del Concilio_≫, e non ≪_con l'approvazione del
Concilio_≫, secondo la formula. Egli scomunico l'imperatore, e lo
dichiaro decaduto e spogliato di tutti i suoi Stati. Dopo di che, i
Padri spensero i ceri, che avevano tenuto accesi finche il papa leggeva
l'anatema, e li gettarono in mezzo alla sala.

Allora, mentre Innocenzo intonava il _Dies irae_, Taddeo da Sessa, con
voce terribile (dice Matteo Paris), esclamo: Sventura! Sventura! Questo
e il giorno della collera, delle calamita e delle miserie!

Allorche la notizia del decreto del Concilio giunse a Federico, egli
sorrise, e ponendosi in capo la corona, disse: ≪Essa non e perduta!≫

Innocenzo cerco di farlo avvelenare da Pier Delle Vigne; ma cio essendo
stato scoperto, Piero si suicido per isfuggire al castigo,

Credendo col morir fuggir disdegno.

Dante la colloco nell'_Inferno_.




XV.


Finora il Concilio e stato lo strumento del papa contro l'imperatore;
ora entriamo nella fase della reazione del Concilio contro il papa. Ma
prima ricordiamo, di passaggio, che il Concilio di Lione ebbe un'eco
caratteristica in Danimarca.

Nel 1256, il vescovo Jacob raduno un Concilio a Vedel, nel Jutland,
il quale dichiaro ≪che i vescovi erano inviolabili, quand'anche
fossero convinti del delitto d'alto tradimento, sotto pena, in caso
che il re ordinasse di punirli, di porre il regno sotto l'interdetto≫.
L'infallibile Alessandro IV approvo i decreti di questo Concilio;
ma l'infallibile Urbano IV depose il vescovo Jacob. Egli e vero che
Jacob, oltre la sua ribellione al re, s'era permesso di correggere
l'orazione domenicale; ma e evidente che questa orazione contiene buon
numero di eresie, in modo che, se Gesu avesse vissuto al tempo di S.
Domenico, questo santo e i suoi successori lo avrebbero fatto bruciar
vivo. Il Concilio ecumenico di Lione (1274), per lo contrario, non meno
infallibile dei due papi, condanno il re di Danimarca, e decreto una
retribuzione al vescovo Jacob.

Gregorio X presiedette questo Concilio di Lione, in cui fu decretata
l'istituzione del Conclave per la elezione del papa.

Il cardinale di Theya disse che i papi sono come i pasticci: per
esserne contenti, bisogna non vederli fare.

E fu di questo processo di cucina che il Concilio si preoccupo, e
stabili: che i cardinali rimarrebbero sotto chiave, sequestrati dalle
influenze mondane, e discuterebbero tra loro la scelta del papa. Se nel
terzo giorno non si fossero accordati, si limiterebbe il loro pranzo ad
un solo piatto; e, passato il quinto giorno, sarebbero posti a pane,
acqua e vino, sino al momento dell'elezione.

Adriano V sospese l'esecuzione di questo canone. Giovanni XXI lo
abrogo, trovandolo troppo rigoroso e pernicioso. Infatti, dei cardinali
ridotti a pane e vino! Eresia! enormita!

Il canone nondimeno rimase, e Benedetto XII lo raddolci.




XVI.


La controversia tra Bonifazio VIII e Filippo il Bello fu anch'essa
feconda di Concilii. Quello di Roma (1302) stabili, con la bolla _Unam
sanctam_, i diritti della Santa Sede sul potere laico, e scomunico il
re. Filippo il Bello ribatte l'oltracotanza del Concilio di Roma con
un'assemblea riunita al Louvre, in cui Guglielmo di Plasian provo che
Bonifazio era uno strano pontefice; che aveva una concubina, chiamata
donna Cola, poi la figlia di donna Cola, poi le cameriere della madre e
della figlia, delle quali usava _non tamquam muliere sed tamquam puero
inter crura_; che tra le altre cose diceva: ≪Che i peccati carnali non
sono peccati; che desiderava che Dio gli facesse del bene in questa
vita, poiche egli non si curava punto dell'altra; che l'anima degli
uomini e simile a quella degli animali; che e ridicolo il credere
che Dio possa essere uno e trino nel medesimo tempo; che il santo
sacramento e una ciurmeria; che aver commercio con una fanciulla e con
_mulieribus et viris_ e un atto indifferente, come lo stropicciarsi una
mano con l'altra; ch'egli non credeva in Maria piu che in un'asina, e
nel figlio piu che in un asinello.... _Virgo Maria non fuit plus virgo
quam mater mea; non credo in Mariola, Mariola, Mariola...._[16]≫

Nel Concilio di Vienna, Clemente V purgo la memoria di Bonifazio da
queste assurde abbominazioni, abrogo la bolla _Clericis laicos_,
scomunicante i sovrani che tassavano il clero; assolse Filippo il
Bello, soppresse l'Ordine dei Templari, fece ardere 56 cavalieri,
e ordino di bruciare altresi le beghine e i beghini, a' quali
s'imputavano tutti i delitti di cui erano un tempo accusati i primi
cristiani.

Il Concilio di Marciac (1326) dichiaro nullo il giuramento prestato
contro la Chiesa, sola competente in materia di giuramenti. In quello
d'Avignone (1327), Giovanni XXII condanno il suo rivale, Pietro di
Corbiere, eletto canonicamente, ma che sosteneva che ne Gesu ne i suoi
discepoli avevano nulla posseduto, ne in particolare, ne in comune.
Quello di Londra (1381) condanno le dottrine protestanti di Viclef. Ma
piu notevole fu il Concilio di Pisa (1409).

V'erano due papi nello stesso tempo: Gregorio XII e Benedetto XIII.
Ventiquattro cardinali si riunirono a Pisa, e poscia un migliaio di
Padri e parecchi ambasciatori, poiche alcuni de' sovrani europei
riconoscevano Gregorio, altri Benedetto. Alla prima seduta, il
Concilio si dichiaro ecumenico; alla quattordicesima, condanno,
depose, scomunico i due papi, e ne elesse un terzo, Alessandro V,
dinanzi al quale si bruciarono delle stoppe, cantando: _Sic transit
gloria mundi!_ Diluvio di scomuniche da ogni parte! Tutti ne furono
colpiti, e specialmente il povero Alessandro V--il quale non ebbe altro
difetto che la gola, e segnalo il suo passaggio nella Chiesa con la
preziosa invenzione dei manicaretti di perniciotti e delle salse alla
marinaresca.

Baldassare Cossa lo avveleno, si fece nominar papa in sua vece, e fu
quel gaio Giovanni XXIII, che vedremo al Concilio di Costanza.




XVII.


Questo Concilio fu indetto dall'imperatore Sigismondo; il _Santissimo
Signore Giovanni_, come questi lo chiamava, lo subi. Ne segui
l'apertura nel 1414. Piu di centomila forestieri accorsero a Costanza;
ed inoltre parecchi principi, un migliaio di Padri, quattrocento
cortigiane pel servizio del Concilio, e, secondo il P. Nider,
domenicano, una piccola schiera di demoni o fantasmi notturni si
mescolo tra loro.

Gregorio XII e Benedetto XIII si guardarono bene dal mostrarvisi. E
furono destituiti.

Giovanni XXII ebbe a pentirsi di aver acettato l'invito. I Padri
italiani presentarono una lista di settanta capi d'accusa contro
di lui, de' quali i Padri ultramontani, piu pudichi, ne cassarono
cinquanta. Teodorico di Niem ci da la lista quasi intera. Come saggio
di tali infamie, io mi limito a citar questa: ≪_Multos juvenes
destruxit in posterioribus, quorum unus in fluxu sanguinis decessit;
violavit tres virgines sorores et cognovit matrem et filium, et pater
vix evasit_≫. Giovanni confesso una parte di questi delitti, ma si
vantava con orgoglio che nessuno d'essi era eresia! Egli tento allora
di comperare i Padri italiani. E il Concilio s'apri.

Eransi innalzati nella chiesa tre troni. Sigismondo, dopo aver cantato
il vangelo alla messa, vestito da diacono, si assise sul trono di
mezzo, avendo a destra il papa ed a sinistra l'imperatrice. Il Concilio
decise che si voterebbe per nazione e non per individuo, e fu accordato
il voto deliberativo ai dottori laici. L'assemblea si dichiaro
costituente, costituita, Concilio ecumenico, indipendente, superiore al
papa, e con autorita ricevuta da Gesu Cristo.

Giovanni tremo.

Litigo quindi con Sigismondo, che dominava il Concilio; e, vedendosi
perduto, promise d'abdicare; poi si allontano, travestito da
palafreniere. Il Concilio gli mando l'intimazione di ritornare. Ma
Giovanni ricevette i legati de' Padri, stando a letto e grattandosi
_inferius inverecunde_, dice Teodorico di Niem; e pose condizioni
stravaganti, tra l'altre l'impunita de' falli che potesse commettere
per l'avvenire.

Il duca d'Austria lo consegno; il Concilio lo depose; e tutto fu finito.

Un laico sarebbe stato appiccato cento volte.... Ma un uomo che lega e
scioglie nel cielo quello che lega e scioglie sulla terra.... Bah! Ei
fu rinchiuso a Gotleben, presso Costanza--nella stessa prigione in cui,
oppresso e torturato, marciva Giovanni Huss.

Ma due anni appresso, l'ex-papa se ne fuggi, e si reco a Firenze,
presso quel Martino V, sotto le cui finestre i monelli fiorentini
dovevano poi cantare:

  Papa Martino
  Non vale un quattrino!

Martino V nomino di nuovo Giovanni cardinale e decano del Collegio.

Allora Giovanni domando i suoi tesori, deposti presso il suo banchiere
Cosimo de' Medici, il quale rispose: che ei non poteva restituire al
cardinale Cossa quello che aveva ricevuto dal papa Giovanni XXIII! E fu
questo il primo fondamento della ricchezza dei Medici.

Il Concilio di Costanza formulo un piano radicale di riforme della
Chiesa e del papato, che rimase pero ineseguito. Elesse Martino V,
e condanno ad essere arsi vivi Giovanni Huss e Girolamo da Praga,
quantunque provveduti d'un salvo-condotto.

E noto con quale coraggio morirono questi martiri.

≪E cosa strana, osserva Voltaire, che in questo Concilio un uomo
accusato di tutti i delitti, Giovanni XXIII, non perdesse che
alcuni onori, e che due uomini, accusati di aver fatto delle false
argomentazioni, venissero dannati alle fiamme≫.

Roma disapprovo i canoni del Concilio di Costanza; ma l'assemblea
raccoltasi a Parigi nel 1682 li adotto.

Il Concilio di Vienna (1423) condanno gli Hussiti.




XVIII.


La lotta tra i papi e i Concilii non doveva limitarsi a questo, anche
dopo aver distrutto lo scisma. Il Concilio di Basilea sanci i decreti
di quello di Costanza.

Il Concilio di Basilea si raccolse nel 1431, sotto la presidenza del
carnefice della Boemia e degli Hussiti, il cardinale Cesarini, legato
di Eugenio IV.

Eugenio fu spaventato dello spirito democratico dei Padri--i quali
combattevano le rendite, i beneficii, le tasse e tutte le simonie di
Roma, riformavano i costumi, ristabilivano l'eguaglianza dei prelati
e del basso clero nei sinodi, dichiaravano che i suffragi riuniti
esprimono la volonta dello Spirito Santo, e domandavano un Concilio
per ogni sette anni, secondo il canone del Concilio di Pisa, al quale
Concilio si doveva tutto riferire, sottomettendo la Chiesa alla volonta
di queste assemblee.... Eugenio, cui non andavano a grado siffatte
teorie repubblicane, sostenuto da Sigismondo, ordino di trasferire la
sede del Concilio a Bologna. Ma non fu obbedito. E nell'anno appresso,
nella seconda riunione, appoggiandosi ai decreti della quarta e quinta
sessione del Concilio di Costanza, i Padri di Basilea decretarono che
il Concilio e superiore al papa, e minacciarono Eugenio IV delle pene
canoniche, s'egli pensava a sciogliere, o soltanto a trasferire altrove
l'assemblea. Poi si obbligarono a presentarsi al Concilio, e fecero dei
decreti, che restringevano essenzialmente l'autorita pontificia.

Eugenio barcheggio. Indisse un altro Concilio in Basilea stessa. I
Padri si dichiararono costituenti e in permanenza.

Sigismondo, ch'erasi fatto incoronare a Roma, s'interpose come
conciliatore. Il papa finse di sottomettersi, e pubblico anzi una bolla
dettata dai Padri del Concilio; poiche lo Sforza gli aveva tolto una
parte degli Stati della Chiesa, e il popolo romano lo costringeva a
fuggire da Roma in una barca, travestito da monaco, ed inseguito a
colpi di freccie.

Quel popolo aveva gia ucciso a colpi di pietre Lucio II e parecchi
altri papi. Del resto, sopra 262, furono 64 quelli che perirono di
morte violenta[17].

Il Concilio continuo la sua opera di riforma. Eugenio non si contenne
piu. I Padri lo citarono a comparire in persona dinanzi a loro per
render conto della sua condotta e sottomettersi alle riforme della
Chiesa. I legati del papa si ritirarono; ed Eugenio IV, sciolto il
Concilio, lo riconvoco a Ferrara, invitandovi i Greci scismatici.
Alcuni Padri obbedirono agli ordini del papa, quelli tra'prelati
italiani che opinavano la Chiesa non dover essere una democrazia
governata dal voto universale, ma una clerocrazia rappresentativa,
dipendente da un capo assoluto ed infallibile. I Padri di Basilea
condannarono questo _conciliabolo di scismatici_, e spogliarono il papa
d'ogni autorita.

Eugenio si reco a Ferrara, preceduto dal santo sacramento, secondo
l'uso de' papi in viaggio. Poi, con nuova audacia, scomunico il
Concilio di Basilea, e trasferi quello di Ferrara a Firenze (1439).

Il Concilio di Basilea raccolse la sfida; depose Eugenio, ed elesse
un laico, Amedeo VIII, duca di Savoia, ritirato nell'eremitaggio di
Ripaglia, e che prese il nome di Felice V. Amedeo riuni la Savoia
al Piemonte. ≪Fu questo il ventesimo settimo ed ultimo scisma
considerevole, eccitato dalla cattedra di S. Pietro≫, dice Voltaire. Ed
aggiunge: ≪che il trono di nessun regno e stato cosi sovente disputato≫.

Eugenio scomunico naturalmente Felice, i cardinali nominati da questo
papa, e i Padri del Concilio. La Francia e la Germania ricevettero
nondimeno come canonici i decreti di Basilea--specialmente nel celebre
Concilio di Bourges (1438), che formulo la Prammatica Sanzione, e
nella Dieta di Magonza (1437). Eugenio, ≪l'ultimo papa espulso dalla
ribellione del popolo romano≫, osserva Gibbon, mori respingendo
l'arcivescovo di Firenze, che si recava ad amministrargli l'estrema
unzione.

Alfonso d'Aragona, ricevuta tale notizia, esclamo: ≪E forse da
meravigliarsi che quest'uomo abbia voluto combattere contro Francesco
Sforza, contro i Colonna, contro la Germania, contro di me, contro
l'Italia, contro la cristianita intera, se ha osato combattere la morte
stessa, e se appena pote esser vinto da lei!≫ Il cardinale Vitelleschi,
il quale per ordine di Eugenio prometteva cento giorni d'indulgenza a'
suoi soldati per ogni pianta d'olivo che strappassero dal territorio
del re d'Aragona, fu poi assassinato per ordine dello stesso Eugenio,
divenuto suo nemico. Luca Pitti gl'infisse una sonda nel cervello,
mentre il medico scandagliava la ferita che il cardinale aveva ricevuto
combattendo.

Nicolo V gli succedette. Protetto dall'imperatore Federico
III--l'ultimo imperatore incoronato a Roma re d'Italia--, Nicolo riesci
a domare lo spirito democratico dei Padri di Basilea. La rimanente
parte di questo Concilio, riunita a quello di Losanna (1449), riconobbe
e _rielesse_ Nicolo, e abbandono Felice V--che fece la pace col piu
forte.

Nicolo V firmo, nell'ebbrezza, il decreto di morte dei rivoluzionarii,
a cui aveva venduto un salvo-condotto, e li ridomando all'indomani al
guardiano del castel Sant-Angelo.

Il tentativo di riunione della Chiesa greca colla latina non riesci
punto, malgrado il decreto emanato nella decima sessione. I Padri greci
abbandonarono il Concilio, senz'accettare il famoso _Filioque_, ne il
celibato, malcontenti d'essere stati ingannati, e piu che mai sicuri
della superiorita del loro _Credo_.

Il Concilio di Firenze continuo a sedere; ma, secondo i Padri francesi,
cesso d'essere ecumenico.

Non bisogna dimenticarlo: i vescovi stranieri di quest'epoca
erano quasi tutti cadetti di grandi famiglie, e percio superbi e
indipendenti; non gia figli di contadini, come la maggior parte de'
vescovi dei giorni nostri, avvezzi sin dalla prima eta all'obbedienza.

I delegati degli Hussiti furono ascoltati nel Concilio di Basilea.
Essi domandarono, tra le altre cose, che la proprieta e il potere
civile fossero per diritto divino interdetti al clero, e che la
predicazione della parola di Dio fosse libera per tutti. Essi ottennero
alcune concessioni; ma l'accordo non duro molto, e nuovi eccidii
insanguinarono la Boemia. Il grande cieco Giovanni Ziska, della cui
pelle i Boemi avevano fatto un tamburo, continuo a battere la raccolta
per la liberta di coscienza.




XIX.


Citiamo ora di passaggio il Concilio di Tours (1510); quello di Pisa,
convocato da Luigi XII contro Giulio II; il Concilio di Laterano
(1817), XIX ecumenico, convocato da Giulio II e continuato da Leone
X. Giulio II scomunico solennemente il re, scaglio l'interdetto alla
Francia, cito il Parlamento a comparire dinanzi a lui, anatemizzo i
filosofi che avevano preso il partito di Luigi XII. Non aveva egli
detto a Michelangiolo, che modellava la sua statua, di mettergli una
spada e non un libro tra le mani, poiche egli non era letterato--_non
sapeva leggere?_ Non aveva anche detto: Fuori i barbari, e col trattato
di Cambrai aveva convocato tutta l'Europa in Italia?--≪Nondimeno,
osserva Voltaire, questo Concilio non ha il titolo di _brigantaggio_,
come quello di Efeso e quello di Embrun≫.

La Prammatica Sanzione fu condannata.

Poiche v'ha un fatto strano da segnalare nella storia della Chiesa:
cioe che nessuna nazione ha fatto tanto male all'Italia, nessuna
nazione ha reso tanti servigi ai papi, quanto la Francia; e nessuna
nazione e stata tanto odiata e maltrattata dai papi, quanto la _figlia
primogenita della Chiesa_.

Se ne fosse, almeno, fatta l'emenda!

Il clero francese non riconobbe il Concilio lateranense.

Ed eccoci finalmente al Concilio di Trento, l'ultimo ecumenico, il
ventesimo, secondo la Chiesa di Roma, e l'ultimo che noi abbozziamo.

I Concilii di Basilea e di Costanza non erano stati che assemblee,
quello di Trento fu un Corpo legislativo. Esso non inauguro, ma
legalizzo e organizzo il poter _temporale_, che e il poter _personale_
del Napoleone III dei cattolici.

Quando Luigi XIV disse: ≪_L'Etat c'est moi_≫, il papa aveva gia detto e
decretato a Trento: ≪_L'Eglise c'est moi!_≫




XX.


≪Egli e in mezzo a tante guerre di religione e tanti disastri, che si
convocava il Concilio di Trento, dice Voltaire. Esso fu il piu lungo
che siasi mai tenuto, e nondimeno il men burrascoso. Esso non produsse
alcuno scisma, come il Concilio di Basilea; non accese punto i roghi,
come quello di Costanza; non pretese di deporre degl'imperatori,
come quello di Lione; si guardo dall'imitare il Lateranense, che
spoglio il conte di Tolosa del retaggio de'padri suoi, e meno ancora
quello di Roma, in cui Gregorio VII desto l'incendio dell'Europa,
osando spodestare l'imperatore Enrico IV. Il terzo e quarto Concilio
di Costantinopoli, il primo e il secondo di Nicea erano stati campi
di discordia; il Concilio di Trento fu pacifico, od almeno le sue
quistioni non levarono rumore ne ebbero conseguenze≫.

La grande breccia aperta nella Chiesa dalla Riforma aveva reso
necessario il Concilio; Carlo V lo desiderava per meglio padroneggiare
il partito cattolico in Germania, padroneggiando il papa in Italia.
Ma Clemente VII, che aveva avuto dei bastardi da una negra, e non era
stato eletto canonicamente, ne aveva sempre eluso la proposta, temendo
d'esser deposto dai Padri. Paolo III, quantunque non avesse meno a
temere per cagione de'suoi bastardi, aveva dovuto cedere; e nel 1538
aveva indetto il Concilio a Vicenza. Ma i Veneziani vi si opposero,
dicendo che il Sultano poteva prender ombra di codesta assemblea
di cristiani sul territorio della repubblica. Paolo designo allora
Mantova; ma il duca declino quell'onore, non volendo nel tempo stesso
ricevere una guarnigione straniera, la quale avrebbe potuto, alla
fine del Concilio, trovarsi troppo bene in casa di lui. Paolo scelse,
in fine, Trento per far piacere all'imperatore, il quale gli faceva
intravedere il ducato di Milano pel suo bastardo Pier-Luigi Farnese.

I protestanti, riuniti a Spira, respinsero ad un tempo il Concilio e la
scelta di Trento per la riunione.

Carlo V si raffreddo; tanto piu che il papa non voleva che il Concilio
trattasse della riforma della Chiesa, ed ordino si tirasse in lungo la
discussione dei dogmi.

I legati recavano una bolla, che dava loro autorita assoluta sul
Concilio, in luogo di procedere in ogni cosa col suo consenso.
Paolo regolava da Roma i piu minuti particolari delle conferenze,
per mezzo di lettere a'suoi tre legati insieme ed a ciascuno d'essi
personalmente, lettere pubbliche, private e in cifra col cardinal
Monti--forma di dispacci che molto si usavano in tale circostanza.

Paolo III aveva invitato al Concilio l'imperatore, il re di Francia
e gli altri principi. Carlo V si adonto, vedendosi cosi ridotto al
livello di Francesco I, alleato de'Musulmani[18]. Ma Paolo aveva
bisogno di Francesco, il quale prometteva l'investitura del ducato di
Parma e Piacenza a Pier-Luigi Farnese.

L'apertura del Concilio fu dunque solennemente fissata al 13 dicembre
1545.

I protestanti, riuniti alla Dieta di Worms, ricusarono di recarvisi. E
la guerra contro di loro fu risolta tra il papa e l'imperatore.




XXI.


Il Concilio di Trento ebbe 25 sessioni: una nel 1545, quattro nel 1546,
tre nel 1547; e fu nell'ottava sessione che il Concilio venne rimandato
a Bologna. Alla undecima sessione, Giulio III restitui il Concilio
a Trento, il 14 dicembre 1550. Nel 1551 v'ebbero quattro sessioni,
compresa la continuazione dell'undecima. Il 23 gennaio e il 28 aprile
ebbero luogo la quindicesima e sedicesima sessione; dopo di che, il
Concilio fu aggiornato, e non si riapri che il 18 gennaio 1562. Sei
sessioni si tennero in quell'anno: la ventesima terza, ventesima quarta
e ventesima quinta nell'anno successivo.

Il Concilio comincio con quattro arcivescovi, venti vescovi, un
cardinale, oltre i tre cardinali legati, e cinque generali capi
d'Ordini religiosi, assistiti da alcuni teologi francescani e
domenicani, piu scaltri che dotti. La materia dei dibattimenti
giungeva, come s'e detto, tutta preparata da Roma e per istaffetta; il
che die'luogo al motto: ≪che lo Spirito Santo viaggiava nella valigia
del corriere≫.

Leggiamo, infatti, questo motto in una lettera dell'abate di Lansac
a Caterina de'Medici e in un discorso di Andrea Dudycz, vescovo
ungherese. Questi paragona i vescovi del Concilio ai pifferi, che
cessano di suonare quando si cessa di soffiarvi dentro. Egli dice
inoltre che in questo Concilio: _omnia erant humana consilia_; che si
spedivano giorno e notte dei corrieri, e si attendeva la risposta da
Roma, come quella degli oracoli di Delfo e di Dodona; che lo Spirito
Santo viaggiava _tabellarii manticis inclusus_, e ch'egli doveva
fermare il volo, se per caso un fiume era gonfio--d'onde avveniva
che _Spiritus non super aquas_, come nella Genesi, ma _secus aquas
ferretur_[19].

Il vescovo di Bitonto recito il discorso di apertura, e provo che il
Concilio era necessario, poiche parecchi Concilii hanno deposto re e
imperatori, e poiche, nell'_Eneide_, Giove raccolse il Concilio degli
dei; che i prelati doveano recarsi a Trento come nel cavallo di Troja;
e che la porta del Concilio e quella del paradiso sono eguali....

Si prego per Carlo V. Duprat, vescovo di Clermont, domando si pregasse
anche pel re di Francia; ma gli fu risposto che bisognerebbe allora
pregare egualmente pegli altri re, e che quello che fosse nominato
l'ultimo si terrebbe offeso.




XXII.


Nella seconda sessione si decreto che i voti si raccoglierebbero per
individuo e non per nazione--il che assicurava al papa la direzione
dell'assemblea, ove gli Italiani erano tre contro uno;--che il
Concilio s'intitolerebbe ecumenico, senza la clausola ≪rappresentante
la Chiesa universale≫, la quale avrebbe potuto inorgoglire i Padri e
far dubitare della supremazia del papa;--e che, in fine, le quistioni
sarebbero discusse in congregazioni particolari, si risolverebbero
in congregazioni generali segrete, e sarebbero poi pubblicate nelle
sessioni, delle quali si farebbero conoscere soltanto gli atti per
mezzo della stampa.

Paolo aveva ordinato a'suoi legati di mostrarsi assai corrivi nella
discussione dei dogmi, purche nella formula si adoperassero espressioni
vaghe ed ambigue; ma di non ceder punto allorche si trattava
dell'autorita e delle prerogative del papa. Nondimeno il primate di
Portogallo aveva detto: ≪Gl'illustrissimi cardinali devono essere
illustrissimamente riformati≫. Poiche la riforma era la cosa la piu
desiderata dai Padri stranieri, e la piu temuta dai legati.

Pietro Danes, ambasciatore di Francia, giunse, ed arringo il Concilio.

--Questo gallo canta bene! esclamo un de'legati--giuocando di parole
sul _Gallus_ (gallo e Francese).

--Piacesse a Dio, rispose l'ambasciatore, che Pietro si pentisse di
nuovo al canto del gallo!

I Padri parlavano in latino, come parleranno nel prossimo Concilio
di Roma. Figuratevi quale Babele, con un latino imperfettamente
conosciuto, pronunciato alla francese, all'inglese, alla tedesca, da
Italiani, Spagnuoli e Polacchi! come dovevano intendersi bene!

Le sessioni si succedevano. Le decisioni erano prese sempre secondo il
voto de'legati inspirati da Roma. Malgrado cio, le discussioni furono
tempestose, poiche i teologi dei diversi Ordini non s'intendevano
punto, specialmente intorno la Grazia e il peccato originale. Nella
discussione sulla giustificazione, il vescovo di Cava, il quale
pensava, come S. Paolo, S. Agostino e i protestanti, che basta la fede
per salvarsi, strappo a piene mani la barba al vescovo di Cheronea, il
quale coi cattolici obbiettava che la fede non valeva nulla senza le
opere.

I protestanti, alla Dieta di Ratisbona, respinsero i primi decreti del
Concilio. Carlo V ne proscrisse i capi, ed armo l'esercito.

Nel tempo stesso, Lutero moriva tranquillamente (18 febbraio 1546),
vedendo la sua opera perseguitata, ma per nulla in pericolo.

I principi protestanti risposero alla sfida di Carlo V con la lega di
Smulkalda. Il papa mando il suo esercito all'imperatore; ma questi,
curandosi mediocremente de'settarii, voleva schiacciare i principi
ribelli per consolidare il proprio Impero in Germania. Al contrario,
il papa voleva creargli degl'imbarazzi politici in Germania per
indebolirlo in Italia.

I protestanti furono vinti a Muhlbourg.

Il papa, spaventato da questa vittoria, ordi intrighi in Italia.

Carlo V peso alla sua volta sul Concilio, e minaccio il cardinale
Santa-Croce, che parlava della traslazione dell'assemblea, di farlo
gettare nell'Adige.

Ma Paolo III, approfittando delle febbri che regnavano a Trento,
fece decretare la traslazione de'Padri a Bologna. Pero i vescovi
ultramontani, i quali dicevano ≪che il papa era un vecchio ostinato,
che lavorava a mandar a male la Chiesa≫, non si mossero.

Carlo V protesto per mezzo de'suoi ambasciatori; e poi rispose col suo
decreto dogmatico, conosciuto sotto il nome d'_Interim_--una specie
di compromesso conciliativo tra la dottrina protestante e quella dei
cattolici, il quale fece tutti malcontenti.

Paolo III si limito a riprovare il matrimonio de'preti e la comunione
sotto le due specie, e reclamo la restituzione dei beni confiscati al
clero in Germania.

Il Concilio di Bologna, ridotto a sei arcivescovi e trentasei vescovi,
senza la presenza degli ambasciatori de'principi, non poteva piu
procedere. Paolo si apparecchiava a chiamarlo a Roma, quando fu colto
dalla morte.




XXIII.


Giulio II, gia legato a Trento, convoco di nuovo il Concilio in questa
citta nel 1550.

Enrico II, che abbruciava gli Ugonotti in Francia, si dichiaro
contrario ad un Concilio tenuto contro i protestanti, ed invio il
famoso Amyot, il traduttore di Plutarco, per protestare. Egli richiamo
poscia i Padri francesi, ed intimo un Concilio nazionale, affine di far
nominare un patriarca di Francia.

La Dieta d'Augusta propose un Concilio libero, al di fuori di qualunque
vincolo col papa, giudice nello stesso tempo degli uomini e delle
dottrine; e fece redigere due professioni di fede: l'una da Melantone,
l'altra da Brenzio.

Le dottrine riformate guadagnavano ogni giorno terreno. Giulio III
non si scoraggio punto. Il Concilio riprese i suoi lavori; e vi si
attendevano persino i teologi protestanti. Infatti, Melantone si avanzo
sino a Norimberga. Ma poi si arrestarono, spaventati dalla sorte di
Giovanni Huss e di Girolamo da Praga, bruciati, come abbiam detto,
malgrado il salvo-condotto di cui erano muniti. I teologi protestanti
inviarono invece la loro professione di fede.

La redazione di quest'atto scateno la tempesta, la quale non si sarebbe
forse limitata a sole grida, se l'Assemblea non fosse stata sciolta in
tutta fretta.

In mezzo ad una festa da ballo, che i Padri diedero a colui che fu poi
Filippo II ed all'erede del duca di Savoja, ≪--nella qual festa i Padri
ballarono, dicesi, con molta gravita e decenza≫,--giunse la notizia
che Ferdinando I aveva fatto assassinare il cardinale Martinusio
in Ungheria, che i Turchi minacciavano questo paese, che Enrico II
mandava truppe in Germania ed in Italia; e che Carlo V e suo fratello
Ferdinando, sorpresi in una gola del Tirolo presso Innspruck, erano
stati battuti e costretti a fuggire.

Il Concilio rimase sospeso per dieci anni. Pio IV lo riconvoco a Trento
nel 1562.




XXIV.


Cinque legati pontificii, in qualita di presidenti, due altri
cardinali, tre patriarchi, venticinque arcivescovi, centosessanta
vescovi, sette abati, sette generali di Ordini e piu di cento teologi,
bene scelti, sfilarono in mezzo a due ale di moschettieri, e si
recarono alla chiesa.

Tra gli ambasciatori sorsero gravi dispute di preminenza: quelli di
Baviera volevano precedere quelli di Venezia, e quelli della Svizzera
volevano andare innanzi a quelli di Firenze; il conte di Luna,
ambasciatore di Spagna, voleva essere incensato alla messa, e voleva
baciare la patena prima di Ferrier, ambasciatore di Francia. Poco manco
si ponesse mano alle spade in chiesa: il servizio divino ne fu turbato.

Il vescovo di Reggio arringo i Padri, e provo che la Chiesa di Roma e
superiore a Dio stesso, ≪poiche la Chiesa ha distrutto la circoncisione
e il sabbato, che Dio aveva istituiti e ordinati≫.

Il papa diede sessanta scudi d'oro ai prelati italiani, che votavano
come.... gli arcadi del Corpo legislativo. Il nuncio Simonetta
manteneva una schiera di prelati interruttori, i quali, come scrive
l'abate di Lansac a Caterina de'Medici, turbavano le sedute con grida e
motteggi.

I Gesuiti esercitavano sui Padri la piu alta influenza, e la facevano
da giannizzeri del papato. Il P. Lainez, loro generale, aveva avuto
il coraggio di esclamare in piena seduta: ≪Che le altre Chiese non
potevano riformare la Corte di Roma, poiche lo schiavo non ista al
disopra del suo signore≫. I vescovi italiani applaudirono; i vescovi
spagnuoli si unirono ai francesi, condotti dal cardinale di Lorraine,
per controbilanciare il partito romano. Un prelato italiano esclamo:
≪Il Concilio e caduto dalla rogna spagnuola nel mal francese≫.

Nella decimasettima seduta si trattarono i libri col massimo rigore; di
modo che, dice fra Paolo Sarpi, non rimaneva piu nulla che si potesse
leggere: lo Spirito Santo aveva decretato l'idiotismo universale.

I Governi d'Europa si scossero alle idee che predominavano nel
Concilio, assolutamente contrarie allo spirito de'popoli. L'Austria,
per mezzo de'suoi ambasciatori, propose venti punti di riforma,
tra'quali l'abolizione delle indulgenze, che si vendevano a lotti a
Roma, e si rivendevano a quattro soldi al pezzo nelle osterie della
Svizzera e della Germania. Ferdinando I domando il calice pei laici e
il matrimonio pei preti. Ferrier, con le lettere della stessa Caterina
de'Medici, esigeva il matrimonio de'preti, la messa in lingua volgare,
un Concilio ecumenico libero, come lo intendevano i protestanti. La
Baviera domando tutto questo e piu ancora.

I legati si spaventarono.

Pio IV invio un supplemento di Padri italiani per rinforzare la
maggioranza; fece comprare il dottor Hugonis, che gli riferiva i
segreti del Comitato francese; e scrisse allo stesso cardinale di
Lorraine (il quale fu cosi crudele verso gli Ugonotti per politica,
non gia per fede): ≪non esser bene che il popolo abbia la piena
intelligenza dei misteri della religione, ma esser piuttosto necessario
che esso creda ed obbedisca per fede≫.

Ma siccome insistevasi sulla riforma della Corte di Roma, cosi i
legati proposero si cominciasse dal riformare i Governi secolari e
l'episcopato medesimo.

Questo colpo inatteso tronco le rimostranze.

Il papa si ammalo in seguito di eccessi d'ogni genere. E poco appresso
ne mori; e Pasquino disse: ≪_In odio visse, e si mori d'amore!_≫

I cardinali volevano accostarsi a Roma: essi temevano che il Concilio,
imitando quello di Costanza, nominasse il successore di Pio IV. Fu
dunque affrettata la chiusura del Concilio. Si decreto in gran fretta
una infornata di dogmi, venuti bell'e pronti da Roma; si scomunico gli
eretici, come al solito; e nella ventesima quinta seduta fu proclamata
la chiusura. Vi si adopero la formula: ≪Alla presenza dello Spirito
Santo, ci parve bene....≫, anziche la formula consacrata: ≪Parve bene
allo Spirito Santo ed a noi≫.

Questo Concilio aveva durato ventun'anno. I teologi non v'ebbero voto
deliberativo: essi spiegarono i dogmi. I prelati pronunciarono. I
legati del papa diressero, e furono sempre i padroni.

Il papa approvo in un concistoro i decreti del Concilio, dietro
la proposta del cardinale Buoncompagni, che il papa solo poteva
interpretare i decreti e le decisioni sinodali, sui quali era
severamente vietato di fare alcuna glossa o commento.

La Francia e la Germania non riconobbero il Concilio di Trento. Ed
allorche piu tardi, all'epoca della reazione cattolica, esse vi
aderirono, non si sottomisero che alla parte dogmatica, respingendo
sempre la parte disciplinare, contraria agli usi ed ai privilegi di
ciascuna nazione.




XXV.


Il prossimo Concilio di Roma sara pressoche calcato su quello di
Trento. Aggiungo dunque altri curiosi particolari, principalmente in
quanto alla forma stessa, alle pratiche, ai regolamenti, alle ordinanze
del Concilio.

I Concilii dei primi nove secoli della Chiesa erano stati convocati e
tenuti dagl'imperatori ed altri principi. Essi li avevano presieduti
in persona, o vi avevano delegato appositi commissarii. Infatti, ad
Efeso, fu il conte Candidiano che presiedette per l'imperatore; a
Calcedonia, presiedettero l'imperatore Marciano, Pulcheria sua moglie,
e i suoi commissarii; al Concilio di Costantinopoli, detto _in Trullo_,
Costantino il Barbuto ordinava quello che bisognava trattare, dava la
parola, dirigeva la discussione, troncava le contestazioni. Costantino
presiedette a Nicea; Teodosio al secondo di Costantinopoli.

I Padri di Calcedonia ammisero nondimeno due specie di presidenza del
Concilio: quella del principe e quella del pontefice o patriarca.

Quando il papa o il patriarca assisteva al Concilio, sedeva alla destra
dell'imperatore. I papi ebbero gran cura di far credere piu tardi che
l'imperatore sedeva alla loro sinistra.

A partire dal nono secolo, parecchi Concilii furono indetti e
presieduti dai papi. Gregorio VII tenne il Concilio Lateranense;
Innocenzo III un altro Lateranense; Innocenzo IV e Gregorio X
presiedettero i Concilii di Lione; Clemente V quello di Vienna di
Francia; Alessandro V quello di Pisa; Eugenio IV quello di Firenze;
Giovanni XXIII e Martino V quello di Costanza.... A poco a poco si
stabili poi la pratica della preminenza del patriarca o del papa in
queste riunioni ecclesiastiche.

Tale preminenza aveva tre scopi principali: la prerogativa della
sessione, il diritto di raccogliere i voti, la ratificazione di tutto
cio ch'era stato fatto--ratificazione che non doveva nuocere alla
liberta del suffragio, ch'era assolutamente necessaria.

Nei primi Concilii, i diaconi e i preti prendevano posto tra'Padri, ed
avevano gli stessi diritti dei vescovi. Piu tardi, allorche prevalse la
dottrina della supremazia del vescovo sul prete, essi furono esclusi.
Nel Concilio di Nicea (314), i Padri sottoscrissero gli atti, non
per ordine di dignita, ma per anzianita di sede. Piu tardi i vescovi
si conformarono alla data della loro ordinazione, secondo Graziano,
tanto pel rango che occupavano nella sessione, quanto per quello della
sottoscrizione. Nondimeno i vescovi di alcune sedi privilegiate furono
eccettuati da questa regola.




XXVI.


Siccome tutto quello che si dee trattare in un Concilio non si puo
terminare in un giorno, cosi si prese la deliberazione di dividere
gli affari in varii tempi, e si distinsero le diverse riunioni in
sessioni--o azioni, come si chiamarono ne'primi secoli. Piu tardi
ciascun affare ebbe una congregazione speciale, che nomino i Padri per
formulare i decreti o schemi di decreti.

Ciascuno aveva il diritto di esporre nella congregazione generale
il proprio avviso intorno al decreto proposto dai legati. Questi si
contentavano di opinare nelle sessioni.

Si proponevano i quesiti o i decreti nelle congregazioni ristrette--o
Comitati, o Ufficii, o Commissioni, come diciamo noi oggidi--;
dimodoche i Padri deliberavano prima tra loro per commissione. Si
presentava poi in una congregazione generale--in Inghilterra si direbbe
Comitato segreto--la relazione sul quesito preparata dalla Commissione,
e tutti potevano assistere ai dibattimenti e discutere, e poscia si
prendeva una decisione definitiva. Finalmente si presentava questa
decisione alla sessione generale per essere votata. Tale regolamento,
del tutto recente, era stato adottato per evitare al piu possibile gli
alterchi tra'vescovi, e dare maggior forza all'azione dei promotori dei
Concilii e maggior decenza all'assemblea.

Ne'primi secoli, tutto si discuteva in comune ed in pubblico. Si
registrava il voto di ciascun membro, lasciando la piu compiuta
liberta di suffragio. Ma questa liberta di suffragio essendo stata
violata negli ultimi tempi, allorche i papi cominciarono a servirsi
dei Concilii come di strumenti della loro politica, il Concilio di
Costanza risolse di adottare il voto per nazione--cioe che ogni vescovo
opinasse tra'vescovi della propria nazione, e poi si portasse nella
sessione il voto dei Padri della nazione, pronunciato nella riunione
nazionale.

Sino all'undecimo secolo, non si penso gran fatto al consenso del papa
pei decreti del sinodo. Si dava bensi gran peso a questo consenso; ma
se il papa ricusava di sottoscrivere al Concilio, s'egli non adottava
la decisione della Chiesa universale, si passava oltre. Era dottrina
che il Concilio generale poteva esercitare la propria autorita verso
i papi e i patriarchi, come verso gli altri membri della Chiesa. Il
Concilio di Costanza espresse di nuovo solennemente questa dottrina
nella terza sessione, e quello di Basilea nella sua seconda sessione:
_Synodus, in Spiritu Sancto legittime congregata, generale concilium
faciens, potestatem habet a Christo immediate.... cui, quilibet
cujuscumque status.... etiamsi papalis existat, obedire tenetur_.




XXVII.


Tra gli assistenti ad un Concilio, gli uni vi sono in qualita di
giudici per pronunciare sulle materie che si discutono; altri soltanto
per prender parte alla discussione ed esprimere un voto consultivo;
altri infine per compiere diverse funzioni, come quelle di segretarii
o di promotori, o per difendere il Concilio e vigilare al mantenimento
dell'ordine. In alcuni Concilii, i laici ebbero anche voto, e persino
voto deliberativo. Ma questo diritto appartiene omai esclusivamente ai
vescovi. Gli abati, i generali di Ordini, i teologi ebbero anch'essi
talvolta diritto di suffragio, ma sono principalmente membri
consultivi.

Il Concilio si apriva un tempo con la lettura del regolamento, di cui
ecco i punti principali, stipulati in un canone del Concilio di Toledo
del 633:

≪Nella prima ora del giorno si fara uscir tutti dalla chiesa, e se ne
chiuderanno le porte. Tutti gli uscieri si ridurranno a quella per
la quale devono entrare i vescovi, i quali saranno introdotti tutti
insieme, e prenderanno posto secondo il loro rango di ordinazione.
Dopo i vescovi, si chiamera quelli tra'preti e diaconi che si credera
dover far entrare. I vescovi staranno seduti in giro, i preti seduti
dietro a loro, e i diaconi in piedi dinanzi ai loro seggi. Infine si
fara entrare i laici, che il Concilio credera degni, ed i notaj per
leggere e scrivere quello che sara necessario, e si fara poi guardare
le porte. Allorche tutti avranno preso posto, il primo de'diaconi
dira: ≪Pregate≫, e tosto essi si prostreranno successivamente, e
pregheranno per qualche tempo in silenzio; poi uno dei vescovi piu
anziani si alzera per fare una preghiera ad alta voce, rimanendo gli
altri prosternati. Finita l'orazione, e dopoche tutti avranno risposto:
_Amen!_, l'arcidiacono dira: ≪Alzatevi≫. Tutti allora si alzeranno,
ed osserveranno un profondo silenzio. Poscia un diacono, indossata la
stola, leggera il Vangelo; dopo di che portera in mezzo all'assemblea
il libro de'canoni, e leggera quelli che trattano della tenuta dei
Concilii. Il vescovo metropolitano prendera quindi la parola, ed
esortera quelli che hanno richiami od altre quistioni, a proporle.
Non si passera ad altro argomento, senza che il primo sia esaurito.
Se qualcuno dal di fuori, chierico o laico, volesse indirizzarsi al
Concilio, fara conoscere il suo affare per mezzo dell'arcidiacono
della metropoli, ed allora gli sara permesso d'entrare. Nessun vescovo
uscira dalla seduta prima che sia finita; nessuno si allontanera dal
Concilio prima che tutto sia terminato; affine di poter sottoscriverne
le decisioni≫.

I decreti son pubblicati nelle sedute solenni, che ricevettero il nome
di sessioni.

Talvolta la discussione sorge nella sessione, benche i decreti sieno
stati preparati nei Comitati e nelle Congregazioni generali, come ho
detto. Allora si nomina una Commissione per deliberare sulla redazione
del decreto, il quale e sottoposto all'esame ed all'approvazione della
sessione successiva.

A Trento, tutti erano chiamati alle discussioni preparatorie del
secondo grado.

A Trento pure i prelati e i dottori erano divisi in tre congregazioni,
che si tenevano separatamente presso ciascuno dei legati. Tutte le
materie v'erano discusse a lungo, e vi si preparavano i decreti. Le tre
assemblee si riunivano poi in congregazione generale per deliberare
in comune. Preparati cosi i decreti, venivano letti nella sessione
solenne, e ricevevano una sanzione definitiva.

Nelle congregazioni, i vescovi non portavano che il berretto; nelle
sessioni, la mitra.




XXVIII.


L'ultimo di novembre del 1545, appressandosi il tempo dell'apertura
del Concilio a Trento, i legati inviarono un corriere a Roma per avere
una bolla che loro ingiungesse di aprirlo, dicendo che, per conservare
l'autorita della Santa Sede, era d'uopo che codesta bolla fosse letta e
registrata nella prima seduta. La bolla giunse, infatti, l'11 dicembre,
e all'indomani i legati ordinarono un digiuno ed una processione,
e tennero una congregazione generale, in cui fu letta la bolla e
determinato quello che si doveva fare nella sessione.

Il vescovo d'Astorga, Diego d'Alava, disse che si doveva leggere nella
congregazione anche il breve della Legazione e presidenza, affinche
tutti potessero mostrare obbedienza alla Santa Sede. Quasi tutta
l'assemblea approvo questo parere, ed anzi ciascuno v'insistette
particolarmente. Ma il Santa-Croce, considerando le conseguenze
di tale domanda, e che, se si faceva pubblica l'autorita della
Legazione, cio poteva invogliare a limitarla, trovo piu a proposito
di tenerla segreta, per consigliare secondo l'occasione. Egli rispose
dunque subito: che tutti i prelati non formavano che un corpo solo
nel Concilio, e che se si leggeva il breve dei poteri dei legati,
bisognava leggere altresi le bolle d'ogni vescovo per far fede della
sua istituzione; dimodoche si dovrebbe sempre ricominciare di volta in
volta ne venissero di nuovi. Con tale pretesto egli salvo l'onore della
Legazione, che consisteva nel non aver limiti[20].

I legati di questa prima parte del Concilio di Trento furono: il
cardinal Monti o Del Monte, dell'ordine de'vescovi; il cardinal
Santa-Croce, dell'ordine dei preti; e il cardinal Poole, della casa
reale d'Inghilterra, dell'ordine de'diaconi. Pero i legati portavano
tutti gli stessi distintivi.

Paolo III mando suo nipote, il cardinal Farnese, a Carlo V, affinche
consentisse all'apertura del Concilio e desse i suoi ordini ai
cattolici.

Fu deliberato che la sala delle sedute fosse coperta di tappezzerie,
per timore che il Concilio non paresse _un'assemblea di persone
abbiette_.

Il cardinale Madrucio, parente dell'imperatore e vescovo di Trento,
fece parte del Concilio, e die'luogo ad una contesa; poiche Mendoza,
nella sua qualita di rappresentante dell'imperatore, voleva avere un
seggio al di sopra di lui. Si penso di collocare le sedie in modo che
la preminenza tra loro non si potesse discernere. Madrucio ebbe anche
quistione col Del Monte; ma gli fece poi delle scuse, e il Del Monte
rispose con un segno del capo.

--Monsignore, disse Madrucio, prendetela come volete, mi e
indifferente: io sono cavaliere di nascita.

--Ed io sapro andare, rispose il legato, la dove i nobili non potranno
mai insultarmi.

Infatti, egli ando a Roma, e fu papa.

Si chiamarono _corridori_ i Padri che si affrettarono a recarsi a
Trento. E siccome vi si annoiavano, cosi chiesero il permesso, sotto
un pretesto qualunque, di andare a Venezia o a Milano per distrarsi.
I legati concedevano di rado tale permesso, ma, per raddolcire il
rifiuto, davano del denaro.

Tre vescovi francesi giunsero in sul principio. Il re li richiamo;
ma essi mandarono il vescovo di Rennes a pregare S. M., in nome del
papa, di permetter loro di rimanere. E cosi due soltanto assistettero
all'apertura del Concilio.

Per lo addietro, il titolo di _Atti del Concilio_ comprendeva tutto. A
Trento si diede questo titolo ai decreti, e si tacque del resto.

Per lo addietro, i notaj assistevano al Concilio per raccogliere i
suffragi. Se i vescovi opinavano senza contraddizione, essi scrivevano:
≪Il santo Sinodo ha pronunciato≫. Allorche parecchi vescovi erano
dello stesso avviso, i notaj scrivevano: ≪I vescovi hanno proclamato
o dichiarato≫; e questo teneva luogo di decisione. Quando non si
potevano punto accordare, i notaj registravano il voto di ciascuno, e
il presidente decideva.

Nulla di tutto questo fu fatto per gli atti del Concilio di Trento.




XXIX.


Giunto il 13 di dicembre, il papa pubblico a Roma una bolla di
giubileo, in cui diceva: ch'egli aveva convocato il Concilio per sanare
le piaghe aperte alla Chiesa da detestabili eretici; che ciascuno
in particolare doveva pregar Dio pei Padri raccolti a Trento; e per
rendere efficaci queste preghiere, digiunare tre giorni ed assistere
alle pubbliche processioni; poi confessarsi e comunicarsi, in grazia di
che egli accordava loro il perdono dei loro peccati.

Nello stesso giorno, a Trento, i legati e venticinque vescovi,
indossati gli abiti pontificali ed accompagnati dai teologi, dal clero
della citta e da tutto il popolo di Trento e dei dintorni, si recarono
processionalmente dalla chiesa della Trinita, ove s'erano riuniti, alla
cattedrale, dove il primo legato celebro la messa dello Spirito Santo.
Il vescovo di Bitonto, il francescano Musso, pronuncio un discorso,
in cui si rivolse ai boschi ed alle foreste di Trento, scongiurandole
ad invitare tutti gli uomini a sottomettersi al Concilio, per timore
non si dicesse che, essendo venuta al mondo _la luce del papa_, gli
uomini avevano preferito alla luce le tenebre.... Egli invito poscia
la Grecia, la Francia, la Spagna e l'Italia, tutta la cristianita alle
nozze. Infine, rivolgendosi a Gesu Cristo, lo prego, per intercessione
di san Vigilio, patrono della vallata di Trento, di voler assistere al
Concilio.

Il papa, la cui _luce era venuta al mondo_, era quel cardinale Farnese,
che Alessandro VI aveva fatto uscire dal Castel Sant'Angelo, in cui
era rinchiuso come falsario di brevi pontificii, in grazia della
sorella Giulia Farnese, della quale Alessandro VI aveva fatto la sua
concubina, e che fece dipingere dal Pinturicchio come una Madonna--_in
the sacred character of the Virgin_, dice Roscoe--, appendendola poi
al capezzale del suo letto. La _luce del mondo_ era quel Paolo III
che aveva comperato i voti del conclave; quel papa di cui Benvenuto
Cellini diceva: ≪che non credeva in nulla, ne in Dio ne in altra cosa,
fuorche nell'astrologia≫; quel Paolo III che, come Alessandro VI,
aveva sedotto sua figlia Costanza prima di maritarla allo Sforza, e
che aveva in seguito avvelenata, perche si opponeva alla continuazione
dell'incesto; quel papa che aveva gia avvelenato i rivali che gli dava
sua sorella; quel papa che nominava cardinali i suoi nipoti, dell'eta
di quattordici e sedici anni, e Crispo ch'era stato cavalleggero; quel
papa che aveva fatto costruire una macchina infernale per assassinare
Carlo V; quel papa che sanci l'Ordine dei Gesuiti; quel papa ch'ebbe
mano nell'avvelenamento del cardinale Ippolito de'Medici, che l'aveva
nominato papa, in casa della sua concubina Giulia Gonzaga; quel papa
ch'era padre di quel Pier Luigi Farnese, che violava i vescovi.--Paolo
III diceva: ≪Io imparai dalla storia e dalla mia propria esperienza che
la Santa Sede non fu mai potente e felice se non quando fu alleata alla
Francia≫. E piego verso la Francia; in modo che Carlo V diceva di lui:
≪Altri prendono il mal francese in gioventu, ma questo papa lo prende
nella vecchiaia≫. Egli mori in un accesso di bile, forse avvelenato dal
cardinale Farnese, suo nipote.

Dopo il discorso del vescovo di Bitonto, i legati fecero leggere una
lunga esortazione cosi concepita: che essendo loro compito di ammonire
i prelati durante il Concilio, essi credevano doverlo fare sin dalla
prima seduta, ma in guisa da non consigliare mai nulla di cui non
dessero essi medesimi l'esempio, essendo in tutto eguali agli altri;
che il Concilio si teneva per tre scopi principali: l'estirpazione
dell'eresia, il ristabilimento della disciplina ecclesiastica, e il
ricupero della pace; che per riuscire nel pio intento, bisognava avere
il profondo sentimento che codesti mali erano stati provocati dal
peccato dell'eresia--non gia per averla suscitata, ma bensi per aver
mancato al proprio dovere di seminare la buona dottrina e di estirpare
la zizzania; che, rispetto alla corruzione de'costumi, non era mestieri
parlarne, poiche nessuno ignorava che i pastori ed il clero erano i
corruttori e i corrotti: in punizione di che, Dio aveva loro mandato
la terza piaga, cioe la guerra al di fuori coi Turchi, e al di dentro
tra'cristiani; che senza questo vero riconoscimento de'loro falli, essi
invocherebbero invano lo Spirito Santo e comincierebbero invano il
Concilio; che le sventure della cristianita provenivano da un giusto
giudizio di Dio che la puniva, quantunque con pene ben minori delle
sue colpe; che per calmare la sua collera, bisognava confessare queste
colpe, ad esempio di Esdra, di Nehemia e di Daniele, senza di che lo
Spirito Santo non discenderebbe sopra di essi; che Dio faceva loro
una grazia particolare nel porli in grado di cominciare il Concilio
per riparare ai danni della Chiesa; che Dio era spettatore delle loro
azioni, insieme con gli angeli e tutta la Chiesa. Infine, i legati
raccomandavano ai vescovi mandati dai principi di servire i loro
padroni, in modo che il servizio di Dio fosse preferito a qualunque
altra cosa.

E questo sara il testo preciso dell'allocuzione che Pio IX dirigera
al Concilio, aggiungendovi le rapine del razionalismo e gli attentati
dei rivoluzionarii, che hanno spogliato la Santa Sede di cio che
aveva ricevuto da Dio; e facendo una tirata contro la pubblica
educazione e l'insegnamento avvelenato dalla liberta.... Il tutto
condito di _pecore_, di _ovili_, di _lupi voraci_, di _corrucci del
cuore paterno_, di _persecutori della Chiesa_, di _figli scellerati di
Satana_ ..., che gia sappiamo. Il gergo ecclesiastico e stereotipato!

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