2016년 6월 30일 목요일

Annali d'Italia 148

Annali d'Italia 148


A quest'anno (ma pare spettante al precedente) riferisce il
Rinaldi[2170] l'avere il pontefice proibito l'accesso a Roma, o
almeno la permanenza in essa, alle compagnie divote de' Bianchi, con
riprovare eziandio il loro movimento, come non istituito colle dovute
licenze de' superiori ecclesiastici; e molto più perchè fra i buoni
si trovavano mischiati degl'impostori e degli ipocriti, che fingevano
dei miracoli. Ma chi degli scrittori portava affezione a quella pia
novità, fu d'avviso che Bonifazio si servisse di sì fatti pretesti per
non volere in Roma tante migliaia di persone, che aveano cominciato
il moto loro dalla Provenza, per sospetto dì qualche mina fabbricata
sotto colore di pietà dall'avversario antipapa. Per conto de' miracoli,
che si dicono allora accaduti, certamente in simili bollori facile è
che la malizia inventi o la semplicità si figuri delle soprannaturali
avventure, che ben esaminate si truovino poscia insussistenti. Sicchè
cessò la correria de' Bianchi, restandone solo nelle città l'istituto.
E perciocchè la misera natura umana ha troppo pendio al male, colla
stessa facilità, con cui tanti e tanti all'aspetto d'essi abbracciata
aveano la penitenza, e data a' nemici la pace, colla medesima tornarono
ben tosto ai vizii e peccati primieri, e seguitò il secolo ad essere
pieno d'iniquità, d'abusi, di risse e guerre, come prima. Nè la
peste, che in quest'anno ancora portò l'eccidio a moltissime città,
e massimamente nella Toscana, fu bastante a far migliorare i costumi
sregolati dei popoli. In quest'anno il re Ladislao, divenuto pacifico
possessore di Napoli[2171], mosse anch'egli le armi sue contra di
_Onorato Gaetano_ conte di Fondi, e gli tolse alcune castella. Da tale
sbigottimento e doglia fu preso il conte, uomo dianzi sì potente e
temuto, che se ne morì, e tutto il suo Stato pervenne alle mani del re.
Per questo guadagno, e per gli altri suoi vantaggi, tornato Ladislao a
Napoli, ordinò giostre e tenne corte bandita.
 
Non cessava _Gian-Galeazzo_ duca di Milano di lavorar con doni e
promesse per mezzo de' suoi ambasciatori affine di indurre i Perugini
ad accettarlo per loro signore[2172]. Ne guadagnò molti, e massimamente
il principal d'essi, cioè _Ceccolino de' Michelotti_ fratello del
già ucciso _Biordo_; in guisa che nel dì 30 di gennaio dell'anno
presente dalla maggior parte di quel popolo gli fu data la signoria
della città, ed egli vi mise il suo vicario. Da lì a non molto,
cioè d'aprile, le genti sue, sotto il comando di _Ottone de' Terzi_
Parmigiano, occuparono anche Assisi, pretendendolo come dipendenza
di Perugia. Con questi passi di fortuna politica ogni dì più andava
crescendo la potenza del duca. Aveva egli prima oppressi i _marchesi
Malaspina_ coll'armi, e tolta loro tutta la Lunigiana. E, secondo il
Corio[2173], nell'anno presente s'impossessarono le di lui milizie di
Nocera e di Spoleti, del che sommamente s'alterò _papa Bonifazio_, e
spavento sempre più s'accrebbe a' Fiorentini. _Facino Cane_, allora
capitano d'esso duca, non so se a nome di lui, oppure di _Teodoro
marchese_ di Monferrato, che era in guerra con _Amedeo di Savoia_
principe d'Acaia, tolse ad esso principe alcune castella, e diede il
guasto alle di lui terre sino ai borghi d'Ivrea. Da per tutto stendea
le mani l'ingordo Visconte[2174]; e giacchè non potè ridurre alla sua
ubbidienza la città di Lucca, diede almeno appoggio a _Paolo Guinigi_
nobile della medesima, che con truppe a lui inviate da esso duca, e
raccolte nella Garfagnana, mosse per forza quel popolo a dichiararlo
capitano delle armi, e da lì a poco anche signore della città, dove
per sua sicurezza diede principio ad una rocca. Temendo intanto, e con
ragione, i Fiorentini dell'insaziabil ambizione di questo principe,
condussero al loro soldo cinquecento lancie. Trattavasi in questi tempi
in Venezia di convertire in una pace la tregua dianzi stabilita fra
esso duca e i collegati suoi avversarii. Il duca, mostrandosi sempre
voglioso della medesima, condusse nondimeno sì destramente i suoi
affari, che con buone condizioni la conchiuse nel dì 21 di marzo, e fu
questa poi pubblicata nel dì 11 d'aprile[2175]. Svantaggiose furono
le condizioni d'essa per li Fiorentini; ma convenne loro accettarla
qual era, per non potere di più. E fin qui era stato detenuto prigione
in Faenza il _marchese Azzo Estense_, già preso nella rotta di Porto.
Faceva _Astorre de' Manfredi_ signore di quella città costar ben caro
a _Niccolò marchese_ la custodia di questo importante prigioniere, non
cessando mai di domandar danari e di minacciare. Stanchi i Ferraresi
di questa musica, allorchè _Gian-Galeazzo_ figliuolo d'esso Astorre in
compagnia della moglie di _Carlo Malatesta_ passava travestito in nave
per Po, il presero nel dì 3 di giugno, e il condussero nel castello
di Ferrara[2176]. Grandi smanie e lamenti fece per questo a Milano e
a Venezia Astorre. Interpostisi finalmente i signori veneziani, fu
pattuito che Astorre consegnasse al senato veneto il marchese Azzo
da mandarsi a' confini in Candia, pel cui sostentamento il marchese
pagasse annualmente tre mila fiorini d'oro. Con ciò il figliuolo
d'Astorre, menato a Venezia, fu rimesso in libertà nel dì 23 di
agosto. Mancò di vita in quest'anno _Antonio Veniero_ doge di Venezia
nel giorno 23 di novembre[2177], e in luogo suo fu sublimato a quella
dignità _Michele Steno_.
 
Per la morte data dai Bolognesi nel precedente anno a _Giovanni conte
di Barbiano_ e ad altri di quella casa, non potea darsi pace il vecchio
_conte Alberico da Barbiano_, soprannominato il gran contestabile, e
celebre condottier d'armi in questi tempi[2178]. Era egli ai servigi
del duca di Milano, e da lui impetrò un corpo di armati per voglia
di vendicarsi. Ma contra de' Bolognesi ragion volea che no, perchè
era stata abbattuta la fazione, da cui furono condannati alla morte
i signori da Barbiano, e dominava allora la contraria. Lo sdegno
dunque d'Alberico si rivolse contra di Astorre de' Manfredi signor di
Faenza, ad istigazione di cui i suoi parenti lasciarono il capo sul
palco. Gli stessi Bolognesi, che aveano preso per loro generale _Pino
degli Ordelaffi_ signor di Forlì, si collegarono col conte Alberico, e
fecero viva guerra ad Astorre per tutto quest'anno, e tennero bloccata
la città di Faenza, avendo ivi piantata una bastia. Un bel che fare
avrebbe chi prendesse a descrivere tutte le rivoluzioni seguite in
quest'anno nella troppo facilmente tumultuante città di Genova. A
me basterà di accennare[2179], che, mossa sedizione da una parte di
quel popolo contra di _Colardo_ governatore pel re di Francia nel dì
12 di gennaio, tal paura gli fecero, che se ne fuggì a Savona. Fu
eletto per governatore _Batista Boccanegra_ con titolo di capitan
delle guardie del re di Francia; eppure egli si diede a far guerra
al castelletto presidiato da' Franzesi. Presero per questo le armi
gli Adorni ed altri nobili; e, prevalendo la loro fazione e possanza,
dopo molti combattimenti, rimase abbattuto il Boccanegra, e a lui fu
sostituito _Battista de' Franchi_ Lusiardo nel grado di capitano.
Non cessarono per questo le risse e sedizioni fra quei di Guarco,
di Montaldo, gli Adorni e Campofregosi. Tuttavia tenne saldo il suo
grado il suddetto Batista fino al fine dell'anno presente. Videsi
intanto comparire a Venezia _Manuello Paleologo_ imperador de' Greci,
che fu ivi con rara magnificenza accolto. Passò a Padova[2180], dove
con grande onore incontrato da _Francesco da Carrara_ e da _Niccolò
marchese_ di Ferrara, che s'era apposta portato colà, se n'andò poscia
a Pavia[2181] a trovare _Gian-Galeazzo_ Visconte duca di Milano, e
di là poi si trasferì in Francia. Il motivo del suo viaggio era per
chiedere soccorso ai principi cristiani d'Occidente contro la potenza
dei Turchi, la quale minacciava oramai lo sterminio totale all'imperio
de' Greci. Poco profitto ne ricavò egli. Sua fortuna fu che il gran
_Tamerlano_ imperador dei Tartari il liberò dall'oppressione di
_Baiazette_ imperador de' Turchi. L'anno ancora fu questo[2182], in
cui contra di _Venceslao re de' Romani_ si sollevò buona parte degli
elettori e de' principi dell'imperio. Era egli venuto in disprezzo a
tutti, non avendo mai atteso ad altro che ad imbriacarsi fra continui
banchetti, perduto nell'amore d'una mulinaia, sprezzatore d'ogni legge,
e solito per leggeri motivi a far morire persone di merito, e fin dei
vescovi. Perciò fu presa la risoluzion di deporlo come persona inetta
al governo. Si pretendeva ch'egli avesse pregiudicato all'imperio col
creare duca di Milano Gian-Galeazzo Visconte, e molto più per avere
abbandonata l'Italia, permettendo che esso duca l'andasse a poco a
poco ingoiando. _Papa Bonifazio IX_ anch'egli si dichiarò contra di
lui, perchè non si dava pensiero alcuno, come protettor della Chiesa,
per estinguere lo scisma. Fattene anche varie doglianze dagli elettori
al papa, l'avea questi più volte paternamente ammonito a mutar vita;
ma, vedendo che predicava al deserto, finalmente lasciò in libertà gli
elettori di provvedere, come avessero creduto il meglio. Pertanto,
dopo le citazioni, nel dì 20 d'agosto raunati i principi, esposero
la dappocaggine e tutti gli altri di lui reati, e poscia vennero
alla sentenza della deposizione, con eleggere in sua vece re de'
Romani _Federico duca_ di Brunsvich, il quale non giunse alla corona
germanica, perchè da una congiura gli venne tolta la vita. Si passò
all'elezione d'un altro, e questa cadde in _Roberto conte Palatino_
del Reno e duca di Baviera, principe valoroso e ben degno di quella
carica. Era egli nipote di _Lodovico il Bavaro. Venceslao_, saputa la
sua deposizione, come era d'animo abbietto, benchè molti seguitassero
a tenere per lui, e massimamente in Italia il duca di Milano, pure si
ritirò nel suo regno di Boemia, continuando a menar la vita di prima.
Per le sue tirannie fu dipoi posto dai Boemi in prigione nel 1403.
Fuggito di là, ebbe maniera di ricuperare il regno, in cui commise
nuove crudeltà, finchè nell'anno 1418 morì d'apoplessia, da niuno
compianto, e abborrito da ognuno.
 
NOTE:
 
[2166] Bonincontrus, Annal., tom. 21 Rer. Ital.
 
[2167] Raynaldus, Annal. Eccles.
 
[2168] Theodoricus de Niem., Hist.
 
[2169] Sozomenus, Chron., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2170] Raynaldus, Annal. Eccles.
 
[2171] Giornal. Napol., tom. 21 Rer. Ital.
 
[2172] Sozomenus, Chron., tom. 16 Rer. Ital. Delayto, Chron., tom. 18
Rer. Italic.
 
[2173] Corio, Istor. di Milano.
 
[2174] Sozomenus, Hist., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2175] Delayto, Annal., tom. 18 Rer. Ital.
 
[2176] Matthaeus de Griffon., Chron., tom. 18 Rer. Italic.
 
[2177] Sanuto, Istor. Ven., tom. 22 Rer. Ital.
 
[2178] Cronica di Bologna, tom. 18 Rer. Ital. Delayto, Annal., tom. eod.
 
[2179] Georg. Stella, Annal. Gen., tom. 17 Rer. Ital.
 
[2180] Gatari, Istor. di Pad., tom. 17 Rer. Ital.
 
[2181] Annal. Mediolan., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2182] Gobelinus. Theodericus de Niem. S. Antonin., et alii.   

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