2016년 6월 30일 목요일

Annali d'Italia 151

Annali d'Italia 151



terre, e a lui succedette nel dominio _Cecco_ suo fratello. Vien lodato
esso Pino per molte sue belle doti, ed universalmente fu dai sudditi
compianta la sua morte. In quest'anno ancora morì _Scarpetta degli
Ordelaffi_.
 
NOTE:
 
[2195] Sozomen., Chron., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2196] Annales Mediolan., tom. eod.
 
[2197] Sozomenus, Chron., tom. eod.
 
[2198] Giornal. Napolet., tom. 21 Rer. Ital.
 
[2199] Gatari, Istoria di Padova, tom. 17 Rer. Ital.
 
[2200] Cronica di Bologna, tom. 18 Rer. Ital. Delayto, Annal., tom. eod.
 
[2201] Redus., Chron., tom. 19 Rer. Ital.
 
[2202] Gatari, Istor. di Padova, tom. 17 Rer. Ital.
 
[2203] Delayto, Annal., tom. 18 Rer. Ital.
 
[2204] Corio, Istoria di Milano.
 
[2205] Cronica di Bologna, tom. 18 Rer. Ital.
 
[2206] Gatari, Istor. di Padova, tom. 17 Rer. Ital.
 
[2207] Annal. Foroliviens., tom. 22 Rer. Ital.
 
[2208] Corio, Istoria di Milano.
 
[2209] Delayto, Annal., tom. 18 Rer. Ital.
 
[2210] Billius, in Hist., tom. 19 Rer. Ital.
 
 
 
 
Anno di CRISTO MCCCCIII. Indizione XI.
 
BONIFAZIO IX papa 15.
ROBERTO re de' Romani 4.
 
 
Cominciaronsi in quest'anno a provar gli effetti della morte di
_Gian-Galeazzo _duca di Milano, cioè si cominciò a sfasciar la
monarchia con tante guerre e fatiche da lui stabilita. Già fra i
suoi figliuoli si era questa divisa; ma passò più oltre la malattia,
con giugnere sino al cuore dello stesso dominio. Erano tuttavia i
due figliuoli suoi, cioè _Gian-Maria_ e _Filippo_, in età incapace
di governo; e però il padre nel suo testamento, se crediamo al
Corio[2212], avea lasciata la reggenza a _Caterina_ sua moglie, a
_Francesco Gonzaga_ signore di Mantova, al _conte Antonio d'Urbino_,
a _Jacopo del Verme_, a _Pandolfo Malatesta_, al _conte Alberico_
da Barbiano, e a _Francesco Barbavara_ Novarese. Andrea Biglia,
autore di questi tempi, scrive[2213] essere stati i principali tutori
_Pietro di Candia_ arcivescovo di Milano, _Carlo Malatesta_ e _Jacopo
del Verme_. Entrò ben presto la discordia fra i reggenti. La troppa
autorità, che si attribuiva il Barbavara, unitissimo colla duchessa,
suscitò l'invidia e l'ambizione nei colleghi; crebbero i disgusti,
e i migliori consigli erano ben di rado abbracciati. Il peggio fu
in questi primi tempi l'odio e lo spirito della vendetta di chi era
rimasto nemico della casa de' Visconti[2214]. Si procurò di trattar
pace co' _Fiorentini_; nulla si potè ottenere. _Papa Bonifazio IX_
per le città dello Stato ecclesiastico usurpate, dopo aver pazientato
in addietro per paura del potentissimo Biscione, ora determinò
daddovero di ricuperare il suo. Il primo colpo ch'egli fece, fu di
staccar da Milano e di prendere al suo servigio il _conte Alberico_,
soprannominato il gran contestabile, tassato d'ingratitudine dagli
storici milanesi perchè dimentico di tanti benefizii che gli aveva
compartiti Gian-Galeazzo, e molto più perchè contra dei di lui
figliuoli impugnò la spada in questo anno. Già era il papa collegato
co' Fiorentini, ed ora con esortazioni e comandamenti trasse ancora
nella stessa lega[2215] _Niccolò marchese_ d'Este signor di Ferrara,
creandolo capitan generale dell'esercito della Chiesa. Dai reggenti
di Milano furono spediti ambasciatori a Padova per quetare _Francesco
da Carrara_, e si conchiuse che il Visconte l'assolverebbe da ogni
debito, e inoltre cederebbe a lui Feltro e Cividal di Belluno. Mancò a
tali promesse il governo di Milano, e perciò il Carrarese si cominciò
ad armare per far guerra ai due fratelli Visconti. Molto più di lui
si preparavano i Fiorentini per la medesima danza. Spedì il papa a
Ferrara _Baldassare Cossa cardinale_ con titolo di legato di Bologna,
acciocchè accudisse col marchese estense alla riduzion di Bologna. Sul
fine dunque di maggio l'esercito pontifizio, comandato dal marchese
e da Uguccion de' Contrarii, premessa la sfida, entrò nel Bolognese
ostilmente. Col marchese erano il gran contestabile, Carlo e Malatesta
de' Malatesti, Pietro da Polenta, Paolo Orsino ed altri capitani di
grido. Dopo aver preso alcuni luoghi del Bolognese, improvvisamente
marciò quell'armata pel Modenese e Reggiano ai danni del Parmigiano, e
grosso bottino vi fece. Indi, ritornata sul Bolognese, attese ad altre
conquiste.
 
Intanto in Milano contro la superbia di Francesco Barbavara si eccitò
nel dì 25 di giugno una fiera sedizione da _Antonio Visconte_, dagli
Aliprandi e da altri malcontenti; di modo che la duchessa col figliuolo
_Gian-Maria_ e col Barbavara si ritirò nel castello. Sopraggiunto
poi Antonio Porro, crebbe il tumulto del popolo; seguirono moltissimi
ammazzamenti; e il Barbavara prese il partito di fuggirsene a Pavia,
e più lungi ancora. Il giovinetto _Filippo Maria_ conte di Pavia si
trasferì anch'egli a quella città per custodirla dalle rivoluzioni.
Mirabil cosa fu il vedere scatenarsi in questi tempi per quasi tutte le
città del ducato di Milano le dianzi addormentate fazioni de' Guelfi
e Ghibellini, con fama che gl'industriosi Fiorentini spargessero sì
gran fuoco dappertutto coi loro emissarii, e colle promesse d'aiuto
a chiunque si ribellasse. _Rolando Rosso_ coi Correggeschi ed altri
Guelfi un gran turbine sollevò nel Parmigiano. Nel dì primo di luglio
il _marchese Ugo Cavalcabò_ occupò Cremona e poi Crema, ed ebbe
soccorso da essi Fiorentini; _Franchino Rusca_ si fece padron di Como;
la fazion guelfa s'impadronì di buona parte di Brescia; in Bergamo si
scannarono senza pietà le due nemiche fazioni; Lodi, la Martesana,
Soncino, Bellinzona, e moltissime altre terre, chi si ribellò al
duca, e chi fu sottoposta a gravi omicidii e saccheggi[2216]. Nè andò
molto che anche gli _Scotti_, i _Landi_ ed altri nobili di Piacenza,
cacciati gli _Anguissoli_, presero in sè il governo di quella città.
Tutto in somma era in rivolta. In mezzo a tanto incendio pareano
incantati i reggenti di Milano, sennonchè _Ottobuon Terzo_ sostenne
Parma, e _Facino Cane_ con _Galeazzo da Mantova_ difese bravamente
Bologna dagl'insulti dell'esercito pontificio, il qual di nuovo fece
una irruzione nel Parmigiano[2217]. Pur presero essi Reggenti un
buon consiglio, e fu di pacificare il papa. Datane la commissione a
_Francesco Gonzaga_ signore di Mantova, questi segretamente ne trattò
col _cardinal Cossa_ legato apostolico, per mezzo di _Carlo Malatesta_
suo cognato, sì felicemente, che all'improvviso saltò fuori la pace
fra loro nel dì 25 d'agosto, per cui furono restituite al papa le città
di Bologna, Perugia ed Assisi, senza che il pontefice si prendesse in
quella pace cura alcuna de' Fiorentini: del che fecero eglino molte
doglianze. A questa pace si oppose, per quanto potè, Facino Cane, e
fece gran danno alla città di Bologna; pure in fine se ne andò[2218],
e nel dì 2 di settembre entrò il cardinal Cossa trionfante in quella
città, di cui gli fu confermata la legazione dal papa. Nell'ottobre
Nanne de' Gozzadini, che aveva ordito un tradimento per farsi signore
di Bologna, mandò i suoi ad occupare una porta; ma il cardinale, che
sapeva già e dissimulava tutto, non si lasciò trovare a letto. Fu preso
Bonifazio fratello di Nanne, e questi lasciò la testa sul pubblico
palco. Imprigionato ancora Gabbione figliuolo di Nanne, di questo si
servì il cardinal legato nell'anno seguente per indurre suo padre
a restituir la terra di Cento e la Pieve, minacciando la morte al
figliuolo. Nanne promise; ma, non attenendo la parola, tolta fu la vita
anche ad esso Gabbione. Parimente in Siena[2219] si sollevarono sul
fin di novembre le fazioni, l'una per sottrarsi al duca di Milano, e
l'altra per sostenerlo; laonde il vicario duchesco fu in gran pericolo.
 
Era attaccato il fuoco al bosco; anche _Francesco da Carrara_ signor di
Padova pensò a scaldarsi[2220]. La speranza di fare in suo pro qualche
bel colpo in mezzo a sì grande sconvolgimento del ducato di Milano,
parea fondatissima; e tanto più perchè una delle fazioni di Brescia
gli facea sperar l'entrata in quella potente città. Il perchè, ottenuta
permissione dai signori veneziani, che nondimeno il dissuasero non poco
da imprendere quella guerra, nel dì 16 di agosto s'inviò colle sue
armi unite a quelle di _Niccolò marchese_ di Ferrara suo genero alla
volta di Brescia, dove entrò nel dì 18 d'esso mese, e gliene fu dato il
dominio. Ma essendo la cittadella costante nell'ubbidienza a Milano, e
venuti colà con gran corpo di gente _Jacopo del Verme, Ottobuon Terzo_
e _Galeazzo da Mantova_, non finì la faccenda, che ebbero per grazia
le armi padovane e ferraresi di potersi ritirar illese alle lor case.
Fece dipoi il Carrarese varie scorrerie sul Veronese, prese alcuni
luoghi, vi piantò qualche bastia; ma _Ugolotto Biancardo_ governator
di Verona il tenne corto, e il signore di Mantova gli ritolse le torri
di Legnago che egli avea preso. Tornando dai principi oltramontani
_Manuello imperador_ de' Greci con poco profitto de' suoi interessi,
arrivò nel dì 22 di gennaio del presente anno a Genova[2221]. Ricevette
grande onore da quel popolo, e dal regio governatore _Bucicaldo_, e se
ne andò poscia al suo viaggio, malcontento dei cristiani occidentali.
Intanto perchè i Genovesi erano in rotta con _Giano re di Cipri_,
armarono nove galee, sette navi e un galeone contra de' Cipriotti. Lo
stesso Bucicaldo volle essere in persona capitano della flotta a quella
impresa, e sciolse le vele verso Cipri. Questo armamento fu cagione
che quel re, dopo avere ricevuto alcuni danni, chiedesse accordo collo
sborso di molta pecunia, e colla promessa d'altra ad altro tempo. Il
vittorioso Bucicaldo si figurò di poter fare qualche bel colpo in Soria
contro gl'infedeli, ma nulla gli riuscì, siccome neppure di ottener
pace per li Genovesi dal soldano di Egitto. Contuttociò navigava egli
con gran fasto per que' mari, non si sa se per tornarsene a Genova,
oppure pel fare qualche tentativo ed insulto contro le terre de'
Veneziani nell'Adriatico; quando eccoti uscir di Modone _Carlo Zeno_
generale de' Veneziani, rinomato per molto suo valore non meno in terra
che in mare, che con undici galee e due uscieri, cioè navi grosse,
teneva d'occhio e seguitava la flotta genovese[2222]. Sulle prime parve
amico; ma nel dì 7 d'ottobre scopertosi nemico, venne a battaglia
con essi Genovesi. Si combattè con assai bravura dall'una parte e
dall'altra; ma in fine Bucicaldo ebbe la peggio, e fu costretto a
fuggirsene, con lasciar tre delle sue galee in potere de' Veneziani, i
quali insieme colla gente le menarono a Modone. Il Sanuto scrive[2223]
che gran sangue si sparse in quel conflitto, e conferma la presa delle
tre galee. Nel tornarsene a casa gli sconfitti Genovesi, incontratisi

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