2016년 6월 30일 목요일

Annali d'Italia 182

Annali d'Italia 182


Ebbero non poche molestie nell'anno presente i Genovesi[2661] da
una poderosa flotta di galee spedite da Venezia contra di loro, che
andarono scorrendo per quelle riviere, e mettendo i luoghi men forti
a sacco coll'assistenza dei Fregosi e d'altri fuorusciti di Genova.
Talmente si difesero quei cittadini, che neppure riuscì ai nemici di
prendere la assediata terra di Sestri di Levante, e diedero ancora
delle busse ai fuorusciti che erano assai forti in terra. Nel dì 9 di
ottobre[2662] venne a morte _Galeotto Roberto Malatesta_ signore di
Rimini, principe riguardevole per la sua piissima vita. E perchè in
questi tempi ci volea poco a conseguir dai popoli il titolo di beato,
gli fu esso accordato dai Forlivesi. Al _Malatesta_ signore di Pesaro
tolta fu nel dì 18 d'agosto quella città dalle genti della Chiesa:
laonde i Malatesti si ritirarono a Fossombrone. Quanto al regno di
Napoli, l'avea fin qui dispoticamente governato _Ser-Gianni Caracciolo_
gran senescalco, tenendo come schiava la _regina Giovanna_[2663].
Non contento di averne ricevuto in dono Capoa e molte altre terre,
s'invogliò ancora del principato di Salerno; e perchè la regina non
condiscese a concederglielo, siccome uomo superbo, usò parole disoneste
contra di lei. Coloro che l'odiavano, ed erano la maggior parte dei
nobili napoletani, e massimamente _Ottino de' Caraccioli_ Rossi e la
duchessa di Sessa, si servirono di questa congiuntura per atterrarlo; e
tanto menarono, che la regina s'indusse a rilasciar l'ordine di farlo
prigione. Ciò bastò ai congiurati per andare una notte a svegliarlo,
e a trucidarlo a colpi di stocco, con rappresentar poi alla regina, la
quale sommamente se ne afflisse, ciò essere succeduto perch'egli s'era
messo in difesa. Furono poscia imprigionati Troiano suo figliuolo, e
molti altri Caraccioli suoi attinenti, e saccheggiate le lor case. La
Vita di Ser-Gianni scritta da Tristano Caracciolo fu da me pubblicata
nella mia Raccolta _Rer. Ital._ Allora l'ambiziosa duchessa di Sessa
cominciò a padroneggiar nella corte, nè permise che più venisse a
Napoli il _re Lodovico_ d'Angiò tuttavia dimorante in Calabria, ma in
basso stato, con tutto che egli si figurasse venuto per lui il buon
tempo, e si fosse messo in punto per trasferirsi a Napoli[2664]. Era
intanto approdato a Messina nel dì 6 di giugno dell'anno presente
_Alfonso re_ d'Aragona con ventidue galee e con alcune navi grosse.
Sul principio d'agosto, rinforzata che ebbe con altri legni e con
gran concorso di Siciliani quella flotta, fece vela verso Malta, e
andò poscia a piombare addosso all'isola delle Gerbe in Africa. Ossia
ch'egli non trovasse i suoi conti coi Mori padroni dell'isola, oppure
che all'avviso delle mutazioni accadute in Napoli si risvegliassero
le speranze sue di riacquistar ivi il dominio perduto, e tanto più
perchè segretamente era favorito dalla duchessa di Sessa: se ne tornò
in Sicilia nel mese d'ottobre, e dispose i suoi affari per passare in
regno di Napoli. Nel dì 20 di dicembre arrivò ad Ischia, e quivi si
fermò, aspettando d'udire se alla prefata duchessa riusciva di farlo
adottar di nuovo per figliuolo della regina. Ma _Urbano Cimino_, che
stava sempre all'orecchio d'essa regina, ed era tutto per Lodovico
d'Angiò, ebbe maniera di sventar ogni mina della duchessa.
 
NOTE:
 
[2648] Raynald., Annal. Eccles.
 
[2649] Blondus, lib. 5, Dec. 3. Sabellicus, Platina, et alii.
 
[2650] Poggius, Hist., lib. 7, tom. 20 Rer. Ital.
 
[2651] Bonincontrus, Annal., tom. 21 Rer. Italic. Neri Capponi,
Comment., tom. 18 Rer. Ital.
 
[2652] Ammirati, Istor. Fiorentina, lib. 20.
 
[2653] Petrus Russ., Hist. Senens., tom. 20 Rer. Italic.
 
[2654] Sanuto, Istor. Venet., tom. 23 Rer. Ital.
 
[2655] Cronica di Bologna, tom. 18 Rer. Ital.
 
[2656] Sanuto, Ist. Ven., tom. 22 Rer. Ital.
 
[2657] Cronica di Ferrara, tom. 25 Rer. Ital.
 
[2658] Ammirati, Istor. Fiorent., lib. 20.
 
[2659] Annales Foroliviens., tom. 22 Rer. Ital.
 
[2660] Guichenon, Hist. de la Maison de Savoye, tom. 1.
 
[2661] Johann. Stella, Annal. Genuens., tom. 17 Rer. Ital.
 
[2662] Cronica di Rimini, tom. 15 Rer. Ital. Annales Foroliviens., tom.
22 Rer. Ital.
 
[2663] Giornal. Napol., tom. 21 Rer. Ital.
 
[2664] Hist. Sicula, tom. 24 Rer. Ital.
 
 
 
 
Anno di CRISTO MCCCCXXXIII. Indiz. XI.
 
EUGENIO IV papa 3.
SIGISMONDO imperatore 1.
 
 
Coll'essersi fermato in Siena quasi un anno _Sigismondo re_ de'
Romani, convertì le brevi benedizioni di quel popolo in maledizioni
senza fine, stante lo strabocchevol aggravio che lor dava la sì
lunga permanenza non meno di questo principe, che della sua corte
e gente di armi[2665]. Maneggiava egli intanto i suoi interessi con
_papa Eugenio IV_ per ottener la corona imperiale; e finalmente dopo
essersi spianate tutte le difficoltà che il sospettoso pontefice
avea frapposto, e dopo essersi conchiusa la pace fra le potenze
guerreggianti, egli da Siena si mosse alla volta di Roma. Seguì,
dissi, la pace fra i Veneziani e Fiorentini dall'una, e _Filippo
Maria Visconte_ duca di Milano dall'altra, e i lor collegati, per
opera spezialmente dì _Niccolò marchese_ d'Este, signor di Ferrara,
Modena e Reggio. Erasi questo principe acquistato già il credito di
paciere d'Italia colla sua onoratezza e destrezza: e siccome amico
d'ognuno, e neutrale nell'ultima guerra, cotante istanze fece, che
ognuno de' principi interessati in essa discordia spedì a Ferrara i
suoi ambasciatori per trattare d'accordo sotto la sua mediazione[2666].
Quivi si trovava ancora _Luigi marchese_ di Saluzzo, suocero dello
stesso marchese Niccolò, che unì i suoi uffizii a sì lodevole impresa.
Dopo essersi dunque digeriti tutti i punti della controversia dai due
marchesi arbitri, finalmente nel dì 26 d'aprile furono sottoscritti
gli articoli della pace. Marino Sanuto[2667] e il Corio[2668] la
fanno conchiusa alcuni giorni prima. In vigor di essa tanto il duca
di Milano, quanto i Veneziani, Fiorentini, Sanesi, Lucchesi ed altri
collegati restituirono le terre occupate nella ultima guerra. Il solo
_Gian-Giacomo marchese_ di Monferrato ebbe molto a penare a vedersi
rimesso interamente in possesso di tutte le terre a lui tolte dal duca
di Milano, e delle altre raccomandate ad _Amedeo duca_ di Savoia.
Promossero amendue varie difficoltà, e tirarono in lungo il più che
poterono la restituzione, con essere stata obbligata per questo la
repubblica veneta a spedire più ambasciatori a fin di sostenere questo
suo malconcio collegato. Intorno a ciò son da vedere Benvenuto da
San Giorgio storico monferrino[2669] e il Guichenone storico della
real casa di Savoia[2670], che son ben discordi nella lor relazione.
Ora dappoichè fu ritornata la calma in Toscana e Lombardia[2671],
_Sigismondo re_ de' Romani, d'Ungheria e di Boemia si mise in
cammino verso Roma, dove pervenne nel dì 21 di maggio, accolto con
gran magnificenza dal popolo romano, e con affetto paterno da _papa
Eugenio_. Nel giorno ultimo dello stesso mese, festa della Pentecoste,
seguì nella basilica vaticana la solenne di lui coronazione secondo
il rito consueto; laonde cominciò egli ad usare ne' suoi diplomi il
titolo d'imperador de' Romani, non usato fin qui dagli eletti se non
dopo aver ricevuta la corona romana[2672]. Partito di Roma nel mese
d'agosto, venne per Perugia, e poscia a Rimini, e per la Romagna, dove
fece varii cavalieri; e nel dì 9 di settembre pervenne a Ferrara[2673],
dove fu magnificamente ricevuto ed alloggiato dal marchese Niccolò, e
diede l'ordine della cavalleria ad _Ercole_ e _Sigismondo_ figliuoli
legittimi di esso marchese, e a _Lionello, Borso_ e _Folco_ bastardi
del medesimo. Passò poscia a Mantova, e quivi, oltre all'aver dato,
siccome accennai poco fa, a _Gian-Francesco_ signore di quella città
il titolo di marchese, stabilì ancora le nozze di _Lodovico_ di lui
figliuolo con _Barbara_ figliuola del marchese di Brandeburgo. Osserva
il Corio[2674] con altri che Sigismondo entrò in Italia amico del duca
di Milano, e ne partì nemico. Per lo contrario, al suo arrivo parea
mal soddisfatto di papa Eugenio e de' Veneziani, ma loro amico se ne
ritornò in Germania. Andossene dipoi a Basilea, dove quel concilio
avea già mosse delle insolite pretensioni contra di papa Eugenio,
con aver anche tirato nel loro parere il _cardinal Giuliano_ legato
presidente di quella sacra assemblea. Sostenne esso imperadore la
dignità pontificia contra di que' sediziosi. Ma di queste controversie
non è mio assunto il trattare, rimettendone la conoscenza alla storia
ecclesiastica.
 
Non bollivano intanto in cuor di _Filippo Maria_ duca di Milano
se non sospetti e pensieri di vendette. Fra gli altri gli venne in
diffidenza il _conte Francesco Sforza_, ed avea presa la risoluzione
di farlo uccidere; ma, informato il conte di così perverso disegno,
fondato nella sua innocenza[2675], a dirittura se n'andò a Milano, ed
ebbe coll'aiuto degli amici maniera di giustificarsi e di dileguar
tutte le ombre concepute del duca; il quale, mutato l'odio in amore
e carezze, cominciò a riguardarlo come suo figliuolo. Era parimenti
in collera esso duca contra di papa Eugenio, perchè nell'antecedente
guerra avea congiunte l'armi sue con quelle de' Fiorentini ai
danni del medesimo duca. Segretamente adunque s'intese col predetto
Francesco Sforza, il quale, con prendere il pretesto di accorrere
alla difesa degli Stati a lui spettanti in regno di Napoli, ed allora
infestati da _Jacopo Caldora_, licenziato dal duca, direttamente se
ne andò verso il regno per la Romagna. Nel mese di novembre passò
pel Bolognese[2676], e, giunto nella marca d'Ancona, ossia perchè
invitato da que' popoli, oppure per effettuar le occulte commessioni
e trame del duca, cominciò colle sue genti ad insignorirsi di quella
provincia, essendosi unito a lui _Lorenzo Attendolo_ da Cotignola con
altre milizie. Con lettere finte mostrava egli di far quelle conquiste
a nome del concilio di Basilea[2677], che l'avea rotta col papa. Alle
mani di lui volontariamente venne Jesi, e per forza il Monte dell'Olmo,
e quindi Osimo e Fermo colla Rocca, Recanati ed Ascoli, essendo
fuggito _Giovanni Vitellesco_ governatore d'essa provincia. Anche la
città d'Ancona si rendè a lui, e divenne sua tributaria. Si credeano
quei popoli di darsi al duca di Milano, ma il conte chiaramente
protestava di voler esserne egli signore[2678]. Udite queste nuove
il duca, confortollo segretamente a continuar l'impresa. Nello stesso
tempo con altre soldatesche entrarono nel ducato di Spoleti _Taliano
Furlano, Antonello da Siena_ e _Jacopo da Lunato_, condottieri d'armi,
allegando anch'essi, cioè fingendo, d'essere colà inviati dal concilio
suddetto. Nè qui finì tutta la scena. Anche _Niccolò Fortebraccio_,
soprannominato dalla Stella, dianzi capitano del papa medesimo,

댓글 없음: