2016년 6월 30일 목요일

Annali d'Italia 156

Annali d'Italia 156



fine alla lor deplorabil divisione. Senza far caso dell'accordo fatto
nel precedente anno col popolo di Forlì[2272], _Baldassare Cossa_
cardinale legato di Bologna mandò il suo esercito nel gennaio di
quest'anno ai danni di quella città. Replicò poi la cosa nel dì 23
d'aprile, tanto che gli riuscì nel dì 19 ossia 29 di maggio[2273] di
sottomettere quella città ai suoi voleri, e tosto ordinò che quivi si
fabbricasse una cittadella.
 
Oltre a Parma e Reggio, siccome dicemmo, avea _Ottabuono de' Terzi_
occupata la città di Piacenza, mostrandosi, ciò non ostante, amico
di_ Gian-Maria Visconte_ duca di Milano. Anche _Facino Cane_ s'era
impadronito d'Alessandria, ma non perciò lasciava di mostrarsi aderente
ed unito con _Filippo Maria Visconte_ conte di Pavia. Per ordine di
Filippo, a mio credere, prese egli a liberar Piacenza dalla tirannia
d'Ottobuono, e a questo fine si mosse egli a quella volta con poderoso
esercito nel mese di maggio[2274]. Perchè Ottobuono non credea di
aver forze bastanti a resistergli, abbandonò Piacenza, ma col lasciar
ivi lunga memoria della sua crudeltà, perchè le fece dar, prima di
partirsi, un orrido universal sacco dalle sue genti d'armi, rapportato
all'anno seguente dalla Cronica di Bologna[2275], colla morte di molti
cittadini e col rubamento di molte zitelle. Giunto colà Facino[2276],
dacchè ebbe colla forza costrette alla sua resa tutte le fortezze, si
fece proclamar signore di quella città. Brutta scena si vide ancora
in Cremona nel dì 31 di luglio. Da _Gabrino Fondolo_ Cremonese restò
tradito _Carlo Cavalcabò_ signore di quella città; e fatto prigione
egli, Andrea e quattro altri di quella nobil casa, tutti furono
crudelmente privati di vita nelle carceri, impadronendosi in tal guisa
il tiranno del dominio di quella città. Fu in quest'anno[2277] afflitta
di molto la città di Genova dalla peste. Predicava nello stesso tempo
in quella città fra _Vincenzo Ferreri_ dell'ordine de' Predicatori, che
poi fu aggiunto al catalogo dei santi. Arrivò la moria anche a Savona,
e cagion fu che _Benedetto antipapa_ ivi dimorante scappasse a Monaco,
indi a Nizza, e finalmente a Marsilia. Abbiamo il suo Itinerario, da
me dato alla luce[2278]. Erasi intanto partito, perchè disgustato,
dal servigio de' Veneziani _Galeazzo da Mantova_, uno de' più prodi
condottieri d'armi che si avesse allora l'Italia, e che già vedemmo
aver terminata la guerra di Padova in favor d'essi Veneziani[2279].
Acconciatosi col duca di Milano, fu spedito a soggiogare i villani
di una valle di Bergamo, oppur della Riva di Trento, che s'erano
ribellati. Vi lasciò la vita ucciso da quella gente; e i Padovani
credettero ciò vendetta di Dio, per aver egli, come diceano, sotto
la parola tradito Francesco da Carrara già loro signore. Secondochè
abbiamo dagli Annali di Lorenzo Bonincontri[2280], essendo morto
_Raimondo Orsino_ potente principe di Taranto, con lasciar dopo di sè
_Gian-Antonio_ e _Gabriello_ figliuoli di tenera età e una figliuola,
il _re Ladislao_ nella primavera di questo anno volle profittar di
tale occasione, e andò a mettere il campo intorno a Taranto. Prese
tutte le castella di quel territorio. Impadronissi ancora di Conversano
e di Sant'Angelo. Dopo lunga difesa entrò per tradimento anche
nella città di Taranto. Si ritirò allora co' figliuoli nel castello
_Maria_ vedova del suddetto Raimondo. Possedeva ella un gran tesoro,
ed anche era dotata di rara bellezza e di distinta nobiltà. Perciò
Ladislao, volonteroso di dar fine a quella guerra, e di mettere le
mani in quell'oro, si esibì di prenderla per moglie. Accettata la
proposizione, egli la sposò, e da lì a due mesi la condusse a Napoli,
dove con grande onore fu ricevuta. Da Sozomeno[2281], dall'autore de'
Giornali Napoletani[2282] e dalla Cronica di Bologna[2283] tali nozze
son differite all'anno seguente. Il testo del Bonincontro è slogato in
questi tempi.
 
Dappoichè i Fiorentini ebbero fatto un copioso ammasso di genti
d'armi e provvigione di viveri per l'impresa di Pisa[2284], nel dì 4
di marzo andarono a piantar l'assedio intorno a quella città, città
mal preparata, perchè per varii sinistri avvenimenti le erano mancati
i soccorsi di gente per terra, e quelli della vettovaglia per mare.
Tuttavia i cittadini per l'inveterato odio verso de' Fiorentini si
accinsero ad una valorosa difesa. _Luca del Fiesco_ era generale
de' Fiorentini. _Sforza da Cotignola_ con Micheletto suo parente, e
Tartaglia, condottieri di gente, erano anch'essi al loro servigio. Un
dì che i Pisani aveano fatta una sortita, esso Sforza e Tartaglia con
tal vigore, benchè inferiori di gente, gli assalirono e sbaragliarono,
che non venne lor voglia da lì a molto tempo di uscire dalla città.
Insorse poi discordia, anzi implacabil nemicizia fra questi due
capitani, e convenne separarli. Mandò intanto il duca di Borgogna ad
intimare a' Fiorentini che Pisa era sua; ma questi se ne risero, nè
lasciarono per questo di continuar le offese e gli assalti. Cresceva di
dì in dì maggiormente la fame nella misera città, e giunse a tal segno,
che per difetto di cibo mancava di vita la povera gente per le strade.
Ora _Giovanni Gambacorta_, doge ossia capitano del popolo, pensò allora
a profittar per sè stesso nella rovina della patria; e segretamente
inviata persona a trattar coi Fiorentini, vendè lor Pisa per cinquanta
mila fiorini d'oro, oltre ad alcune castella, che doveano restare in
suo dominio, con altri suoi vantaggi[2285]. Pertanto nel dì 9 d'ottobre
aperta una porta di Pisa, quel popolo, senza essere prima informato
del contratto, vide entrare a bandiere spiegate l'esercito fiorentino,
e prendere il possesso della città con sì buona disciplina, che niuno
sconcerto ne seguì; ed arrivate poi carrette di pane, attesero tutti
a cavarsi la fame, per cui la maggior parte erano divenuti scheletri.
In questa maniera l'antica e già sì possente città di Pisa giunse a
perdere la sua libertà, ma col guadagno di veder cessate le tante sue
gare civili, e con accrescimento grande di gloria e potenza dalla parte
dei Fiorentini. Da orribil pestilenza fu in quest'anno afflitta la
città di Milano[2286]. Quivi, oltre a ciò, tutto era in disordine per
la discordia de' Guelfi e Ghibellini.
 
NOTE:
 
[2265] Delayto, Annal., tom. 18 Rer. Ital.
 
[2266] Raynaldus, Annal. Eccles. Aretinus, Histor. sui temp., tom. 19
Rer. Ital. Theodoricus de Niem, Histor.
 
[2267] Antonii Petri Diar., tom. 24 Rer. Ital.
 
[2268] Cronica di Bologna, tom. 18 Rer. Ital.
 
[2269] Leonardus Aretin., Hist., tom. 19 Rer. Ital. Theodor. de Niem,
Histor. Gobelinus.
 
[2270] Vita Innocentii VII, P. II, tom. 3 Rer. Ital.
 
[2271] Sozomenus, Istor., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2272] Matth. de Griffon., Chron., tom. 18 Rer. Italic. Delayto,
Annal., tom. eod.
 
[2273] Annal. Foroliviens., tom. 22 Rer. Ital.
 
[2274] Delayto, Annal., tom. 18 Rer. Ital.
 
[2275] Cronica di Bologna, tom. eod.
 
[2276] Ripalta, Annal. Placent., tom. 20 Rer. Ital.
 
[2277] Georgius Stella, Annal. Genuens., tom. 17 Rer. Ital.
 
[2278] Itinerar. Benedicti Antipapae, P. II, tom. 3 Rer. Ital.
 
[2279] Annal. Forolivienses, tom. 22 Rer. Ital.
 
[2280] Bonincontrus, Annal., tom. 21 Rer. Ital.
 
[2281] Sozomen., Hist., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2282] Giornal Napolet., tom. 23 Rer. Ital.
 
[2283] Cronica di Bologna, tom. 18 Rer. Ital.
 
[2284] Gino Capponi, Istor., tom. 16 Rer. Ital. Bonincontrus, Annal.,
tom. 21 Rer. Ital. Sozomenus, Hist., tom. 16 Rer. Ital. Poggius et
alii.
 
 
 
 
Anno di CRISTO MCCCCVII. Indizione XV.
 
GREGORIO XII papa 2.
ROBERTO re de' Romani 8.
 
 
Una speciosa apparenza di vedere in quest'anno il termine dello scisma
diedero amendue i contendenti del papato[2287]. A udir le loro parole,
lettere ed ambascerie, si scorgevano pronti cadauno a spogliarsi del
manto pontificio. _Papa Gregorio XII_, per ben accertare il pubblico
della sua buona intenzione, spedì _Antonio vescovo_ di Modena suo
nipote con altri due ambasciatori a Marsilia[2288] per convenire
coll'_antipapa Benedetto_ del luogo, dove s'avea a tenere il congresso
fra loro. Si stabilì che amendue venissero alla città di Savona; e
Teodorico da Niem[2289] rapporta i capitoli formati per la maniera
con cui doveano gli emuli venire, stare e regolarsi nel progettato
loro abboccamento. Furono accettati e confermati da papa Gregorio, il
bello fu che questo futuro viaggio a Savona servì ad esso pontefice
di colore e pretesto per intimar le decime a tutto il clero d'Italia,
Sicilia, Dalmazia, Ungheria ed altri paesi, come costa dai documenti
rapportati dal Rinaldi. E perciocchè i prelati per le lunghe passate
guerre trovandosi impoveriti, allegavano l'impotenza di pagare, non
erano ascoltate le lor querele e ragioni; la pena della privazion
degli uffizii, intimata a chiunque fosse renitente, obbligò ciascuno
a soddisfare. Moltissimi perciò venderono i vasi e paramenti sacri
delle lor chiese, come attesta l'autore della Vita d'esso pontefice.
Teodorico da Niem aggiugne che le chiese e i monisteri di Roma furono
obbligati ad impegnare od alienare le lor sacre suppellettili e molti
dei loro poderi. Servì poi questo ammassamento di danaro a far vivere
lautamente e splendidamente esso papa, la comitiva de' suoi nipoti,
e la sua gran famiglia, di modo che consumava egli più in zucchero
che non aveano fatto i suoi predecessori in vitto e vestito. E da lì
a pochi mesi si videro i di lui nipoti secolari abbandonarsi ad ogni
forma di lusso con pompa di numerosa servitù e di cavalli. Ingrato
ancora verso _Innocenzo VII_ suo predecessore, che lo avea esaltato,
cacciò di corte la di lui famiglia e il nipote. Privò della marca di
Ancona _Lodovico de' Migliorati_ altro di lui nipote, il quale, con
raccomandarsi alla protezione del _re Ladislao_, occupò Ascoli e Fermo.
Tolse ancora la camerlengheria ad un altro nipote d'esso Innocenzo,
e la conferì ad _Antonio_ suo nipote. Bene è che il lettore sappia
tutte queste particolarità, acciocchè, vedendo poi deposto questo papa
dai cardinali zelanti, comprenda che fu abbassato uno, il quale in
apparenza era uomo santo, ma senza che i fatti corrispondessero a sì vantaggioso concetto.

댓글 없음: