2016년 6월 28일 화요일

Annali d'Italia 114

Annali d'Italia 114


Anno di CRISTO MCCCLXIII. Indizione I.
 
URBANO V papa 2.
CARLO IV imperadore 9.
 
 
Fu solennemente scomunicato nel marzo di quest'anno da _papa Urbano_, e
dichiarato eretico, _Bernabò Visconte_, con tutte le maledizioni e pene
che si usavano in quei tempi, non ostante che il re di Francia pontasse
assaissimo in favore di lui[1659]. Inferocì maggiormente per questo il
Visconte, ed inteso che le genti del marchese di Ferrara coll'altre dei
collegati aveano assediato, o si disponevano ad assediar la bastia di
Solara sul Modenese, in persona, con due mila e cinquecento cavalieri
e molta fanteria, cavalcò nel principio d'aprile a quella volta, ed
ebbe tal possanza, che introdusse trentasei carra di munizioni da bocca
e da guerra in essa bastia. Vi entrò egli stesso, e visitò tutto; ma
colpito da un verrettone in una mano, si condusse a Crevalcuore per
farsi curare, lasciando l'oste in que' contorni. Allora _Feltrino da
Gonzaga_, che pochi giorni prima avea ricevuto il bastone da comando di
tutta l'armata collegata, valorosamente uscì ad assalire i nemici. Durò
sino al vespro l'ostinata battaglia con gran prodezza degli uni e degli
altri[1660]; ma in fine fu rovesciato e disfatto interamente l'esercito
del Visconte. Vi restarono prigionieri assaissimi signori della prima
nobiltà[1661], fra' quali _Ambrosio Visconte_ bastardo di Bernabò, e
generale della sua armata, _Lionardo dalla Rocca_ Pisano, _Andrea dei
Pepoli_ da Bologna, _Marsilio_ e _Guglielmo Cavalcabò_ da Cremona,
_Guido Savina_ da Fogliano Reggiano, _Giberto_ e _Pietro_ signori
di Correggio, _Giovanni Ponzone_ da Cremona, _Sinibaldo_ figliuolo
di Francesco degli Ordelaffi, _Beltramo Rosso_ da Parma, _Antonio_
figliuolo di Giberto San Vitale da Parma, _Giovanni_ dalla Mirandola,
_Giberto Pio, Niccolò Pelavicino_ da Piacenza, oppure da Parma, ed
altri, dei quali fa menzione anche Matteo Villani[1662]. Scrive questo
autore che nel dì 16 d'aprile succedette esso fatto d'armi. La Cronica
di Bologna la mette nel dì 6. Parmi più sicuro l'attenersi alla Cronica
Modenese di Giovanni da Bazzano, terminata appunto in questo anno,
dove è detto che _die dominico IX aprilis_ venne Bernabò a fornir la
bastia di Solara, e che, nell'andarsene, fu sconfitto dalle genti del
marchese d'Este e della lega. Dopo sì gloriosa vittoria fu continuato
l'assedio della bastia di Solara, la quale nel dì 31 di maggio si trovò
obbligata a rendersi al _marchese Niccolò_ d'Este. E i signori della
Mirandola, che dianzi tenevano la parte di Bernabò, lasciarono entrare
in quella terra la guarnigion della lega[1663]. Ma sul principio di
giugno eccoti comparire un nuovo esercito di Bernabò sul Modenese, che
si accampò alla villa de' Cesi, e quivi fabbricò una nuova bastia.
Ribellossi ancora al marchese Niccolò _Galasso de Pii_ signore di
Carpi. La politica di Bernabò era di sciogliere il più presto che potea
le leghe fatte contro di lui. Però, veggendo che questa già s'era messa
a dargli delle dure lezioni, prestò subito orecchio ad un trattato di
pace; e laddove egli in Milano e i suoi ambasciatori in corte del papa
parlavano alto per l'addietro, cominciarono a favellare più dolce. Il
perchè nel settembre fu fatta una tregua fra lui e la lega, acciocchè
fra tanto si smaltissero le difficoltà della pace, di cui si trattò nel
verno seguente[1664]. Di questo riposo si servì Bernabò, per ben munire
le castella da lui occupate, e la bastia de' Cesi, con grave incomodo
e danno dei Modenesi.
 
Nei medesimi tempi più che mai dura fu la guerra fra _Galeazzo
Visconte_ e _Giovanni marchese_ di Monferrato. Venuto in Italia
Ottone della nobilissima _casa di Brunsvich_, principe di gran senno
e valore[1665], entrò anch'egli al servigio del marchese, ed unitosi
con _Albaret_ capo della compagnia degl'Inglesi, di fiere ostilità
fece contra del Visconte. Giacchè andò in fumo un trattato di pace
promosso dallo stesso Galeazzo, la compagnia degli Inglesi nel dì 4 di
gennaio di quest'anno, valicato a guazzo il Ticino, entrò furibonda nel
contado di Milano. Prese Mazenta, Corbetta; arrivò a Legnano, Nerviano,
Castano, e giunse fin cinque o sei miglia in vicinanza di Milano. Più
di secento nobili fecero prigioni, e carichi d'immense spoglie se ne
tornarono sani e salvi a Romagnano. Avvenne che nel dì 22 d'aprile essi
Inglesi cavalcarono per vettovaglia a Briona sul Novarese. Trovavasi
allora in Novara a' servigi di Galeazzo il conte _Corrado Lando_,
capitano, tante volte di sopra nominato, della compagnia de' masnadieri
tedeschi. Costui, benchè poco gl'importassero gli andamenti e saccheggi
de' nemici[1666], pure tanto fu tempestato, che, dato di piglio alle
armi, co' suoi cavalcò per iscacciare gl'Inglesi. Venne con loro alle
mani, ma, percosso con una lancia, lasciò ivi la vita, pagando con
un sol colpo tante iniquità da lui commesse per più anni in varie
contrade d'Italia. Ma perciocchè non potea il marchese di Monferrato
supplire alle tante spese che occorrevano per pagare la suddetta
copiosa compagnia bianca degl'Inglesi, pensò a scaricarsi della maggior
parte d'essi. Per buona fortuna erano capitati colà gli ambasciatori
de' Pisani, offerendosi di prenderli al loro soldo, e si stabilì il
contratto: del che fu ben contento _Galeazzo Visconte_, che d'accordo
permise loro di passare pel Piacentino alla volta di Pisa. Erano
circa tre mila cavalieri, tutti brava gente. _Ottone di Brunsvich_
col resto di quella compagnia stette saldo al servigio del marchese.
Sminuite in questa maniera le forze nemiche, Galeazzo da lì innanzi
ricuperò molte terre a lui tolte ne' contadi di Pavia e Tortona: al che
molto contribuì il senno e valore di _Luchino del Verme_ suo capitan
generale.
 
In quest'anno essendo gravemente malato _Simone Boccanegra_ doge di
Genova[1667], il popolo prese l'armi, e messe le guardie al palagio
ducale, creò, vivente ancora il Boccanegra, un nuovo doge, cioè
_Gabriello Adorno_, mercatante di molta saviezza e buona fama, senza
che fosse permesso ai nobili e grandi d'intervenire all'elezione. O
sia che al Boccanegra avesse alcuno dato dianzi il veleno, oppur che
ciò succedesse dipoi, certamente pubblica voce corse ch'egli fosse
aiutato a sbrigarsi dal mondo. Obbrobriosamente più per li Genovesi che
per lui, fu portato il suo cadavero alla sepoltura da due facchini e
da un famiglio. Seguitò in quest'anno ancora la guerra de' Fiorentini
contro i Pisani[1668], con vicendevol perdita ora degli uni ed ora
degli altri. Ma in una battaglia, che fu assai aspra sul Pisano, restò
rotta dai Fiorentini, e dal prode lor capitano _Pietro da Farnese_
l'oste de' Pisani, e vi fu fatto prigione _Rinieri da' Baschi_ capitano
dell'armata. Poscia nel mese di maggio cavalcò l'esercito fiorentino
di nuovo sino alle porte di Pisa, e quivi fece battere moneta d'oro
e d'argento in dispetto dei Pisani: che di queste inezie si pasceva
allora la vanità de' nostri Italiani. Essendo mancato di vita nel
seguente giugno il valoroso Pietro di Farnese, in suo luogo fu eletto
capitano della guerra _Ranuccio_ suo fratello, uomo di molta lealtà,
ma poco sperto nel mestier della guerra. Arrivò intanto la compagnia
degl'Inglesi, comandata da _Albaret_, in Toscana[1669], ed allora i
Pisani cavalcarono senza opposizione alcuna sul contado di Firenze,
con rendere il sacco a misura colma ai Fiorentini. Saccheggiando e
bruciando giunsero fin sotto le porte di Firenze, e quivi impiccarono
tre asini, per far onta a quegli abitanti, e li caricarono di villanie.
Per questa mutazion di fortuna i Fiorentini elessero per lor capitano
_Pandolfo Malatesta_, che si portò colà, menando seco cento uomini
d'arme e cento fanti. Tardarono poco ad esserne scontenti, perchè
assai segni diede egli di volerli ridurre a dargli la signoria della
città: dal che erano essi ben lontani. Preso che ebbero gl'Inglesi e
Pisani nel dì 6 di settembre il borgo di Feghine, andò verso quella
parte tutta la gente d'armi de' Fiorentini[1670]; ma sul principio
d'ottobre spintisi loro addosso gl'Inglesi, li misero in rotta, facendo
prigione Ranuccio da Farnese e molti altri nobili, oltre la ciurma de'
soldati. Fu anche disfatta da' Sanesi nel dì 8 d'ottobre la compagnia
del Cappello di gente tedesca, la qual veniva al servigio del comune
di Firenze. Cagion furono poco appresso i mali portamenti di _Pandolfo
Malatesta_, che i Fiorentini il cassassero, e chiamassero per lor
capitano _Galeotto Malatesta_, uomo di gran credito, ma vecchio. Se ne
ritornarono poi a Pisa sul venire del verno gl'Inglesi carichi di prede
e di prigioni, e si risero de' Pisani che li vedeano mal volentieri
entro la città. Venne in quest'anno a Napoli _Giacomo infante di
Maiorica_, nuovo marito della _regina Giovanna_[1671], nè tardarono ad
insorgere dissensioni fra loro, parendo a lui cosa vergognosa l'avere
per moglie una regina, senza partecipar del titolo e degli onori del
trono, e senza poter mettere presidio neppure in una sola fortezza. Il
papa con sue lettere lo esortò all'osservanza de' patti; ma egli non
fu mai per l'avvenire contento d'un matrimonio che il facea comparire
servo e non padrone in quel regno, anzi se ne tornò presto in Ispagna.
Nel giugno di questo anno[1672] _Can Signore_ dalla Scala menò moglie
_Agnese_ figliuola del duca di Durazzo, e per molti giorni tenne in
Verona corte bandita, alla quale intervennero _Niccolò marchese_ di
Ferrara, _Francesco da Gonzaga_ signore di Mantova, _Regina_ moglie di
_Bernabò Visconte_, e gli ambasciatori d'altri signori.
 
NOTE:
 
[1658] Raynald., Annal. Eccles.
 
[1659] Vita Urbani V, P. II, tom. 3 Rer. Ital. Raynaldus, Annal. Eccles.
 
[1660] Chron. Estense, tom. 15 Rer. Ital. Chron. Mutinens., tom. eod.
 
[1661] Cronica di Bologna, tom. 18 Rer. Italic. Chron. Placentin., tom.
16 Rer. Ital. Additamenta ad Cortusior. Histor., tom. 12 Rer. Ital.
 
[1662] Matteo Villani, lib. 12.
 
[1663] Petrus Azarius, Chron., tom. 16 Rer. Ital.
 
[1664] Additamenta ad Cortus. Histor., tom. 12 Rer. Ital.
 
[1665] Petrus Azarius, Chron., tom. 16 Rer. Ital., pag. 408.
 
[1666] Chron. Placentin., tom. 16 Rer. Ital.
 
[1667] Georgius Stella, Annal. Genuens., tom. 17 Rer. Ital. Matteo
Villani, lib. 11, cap. 42.
 
[1668] Idem, cap. 45.
 
[1669] Filippo Villani, lib. 11, cap. 63.
 
[1670] Cronica di Siena, tom. 15 Rer. Italic.
 
 
 
 
Anno di CRISTO MCCCLXIV. Indizione II.
 
URBANO V papa 3.
CARLO IV imperadore 10.
 
 
Cotanto s'adoperarono co' lor buoni uffizii _Carlo IV imperadore e
i re di Francia e d'Ungheria_[1673], che fu conchiuso il trattato
di pace fra la Chiesa romana, il _marchese Niccolò d'Este_ signor di
Ferrara[1674], _Francesco da Carrara_ signor di Padova, i _Gonzaghi_ e
gli _Scaligeri_ dall'un canto, e _Bernabò Visconte_ dall'altro, nel dì
3 di marzo. In vigore di questa pace rinunziò il Visconte a tutte le
sue pretensioni sopra Bologna, e restituì Lugo, Crevalcuore e qualunque
altro luogo occupato da lui negli Stati della Chiesa; e parimente al
marchese di Ferrara qualsivoglia fortezza o bastia ch'egli tenesse
nel distretto di Modena. Obbligossi il papa[1675] di pagare a Bernabò
cinquecento mila fiorini d'oro in otto rate; e furono rilasciati tutti
i prigioni. Per l'esecuzion di essa pace essendo venuto a Milano il
_cardinale Andreino_ legato apostolico, Bernabò gli fece grande onore,
e poscia sul principio d'aprile in segno di sua allegrezza volle che
si facesse un solenne torneo, a cui invitò tutti i principi e baroni
italiani. In questa occasione[1676] il suddetto cardinale legato
trattò e stabilì pace anche fra _Giovanni marchese_ di Monferrato e
_Galeazzo Visconte_: con che cessò in quelle parti ancora il furor
della guerra, e ne partirono gli Inglesi quivi restati, coll'andarsi
ad unire agli altri che erano in Toscana. Fecero dipoi[1677] questi
due principi una permuta di terre che l'uno avea occupato all'altro.
E quanto a Galeazzo, egli seguitò ad affliggere i suoi popoli, e
specialmente il clero con nuove taglie e contribuzioni. Pubblicò
ancora contra dei traditori de' suoi Stati la lista delle pene e dei
tormenti che si doveano dar loro. La rapporta l'Azario, e fa orrore.
Inoltre tanto egli, come Bernabò fecero smantellar assaissime castella
e fortezze ne' loro Stati che appartenevano ai nobili guelfi, per
tor loro la comodità e voglia di ribellarsi in avvenire. Se con tal
maniera di governo si facessero amare i due fratelli Visconti, ognuno
può immaginarselo. Fu quasi[1678] tutta la Lombardia, Romagna e Marca
in quest'anno sommamente afflitte da un diluvio di cavallette ossia
di locuste volatili, venute, per quanto fu creduto, dall'Ungheria.

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