2016년 6월 28일 화요일

Annali d'Italia 115

Annali d'Italia 115


Oscuravano il sole, quando, alzatesi a volo, passavano da un luogo
all'altro, e durava il passar loro due ore continue, tanto era lungo,
ampio e sterminato l'esercito loro per aria. Consumavano l'erbe e tutta
l'ortaglia dovunque si posavano. Pare che Filippo Villani[1679] dia il
nome di grilli a queste locuste, giacchè scrive che un vento li portò
per mare. Io l'avrei chiamato uno sproposito, se nella Vita di Urbano
V[1680] non si vedessero distinti i grilli dalle locuste. Nel maggior
rigore del verno non lasciarono gl'Inglesi, confermati al loro soldo
dai Pisani, di fare di quando in quando delle cavalcate sul territorio
di Firenze, portando a varie terre la desolazione. Anche il suddetto
Villani descrive i lor costumi, e l'arte e l'ordine da essi tenuto
nella guerra con bravura e sprezzo dei patimenti: al che le milizie
italiane non erano allora molto usate. Non bastò ai Pisani la gran
brigata degl'Inglesi da loro assoldati, capo de' quali si comincia in
questi tempi ad udire _Giovanni Aucud_, in inglese _Kauchouod_, dai
Toscani chiamato _Aguto_, uomo che s'acquistò dipoi gran rinomanza in
Italia. Presero anche al loro soldo _Anichino di Bongardo_, capitano
di tremila barbute tedesche, licenziato da _Galeazzo Visconte_ dopo la
pace suddetta: con che erano di molto superiori di forze ai Fiorentini.
Contuttociò pregarono il papa d'interporsi per la pace, e a questo fine
spedì il santo padre a Pisa e Firenze frate Marco da Viterbo, generale
de' frati minori. Ma i Fiorentini, pregni di superbia e d'odio,
rigettate le proposizioni, vollero piuttosto guerra che pace; tanto
più perchè il _conte Arrigo di Monforte_ condusse in loro aiuto un bel
corpo di cavalleria tedesca.
 
Pertanto l'armata pisana, forte di sei mila uomini a cavallo, oltre
alla fanteria, tornò sul distretto di Firenze, giugnendo fino alle
porte della città, distruggendo, secondo il costume, tutto il paese.
Varii badalucchi succederono in questi tempi fra le nemiche squadre; e
il valoroso conte di Monforte arrivò sino a Porto Pisano e a Livorno,
ed arse quei luoghi. Non risparmiarono i Fiorentini in tal congiuntura
il danaro per far desertare dal campo pisano gran quantità di Tedeschi
e d'Inglesi. Avendo essi già preso per loro capitano _Galeotto
Malatesta_, insigne mastro di guerra[1681], arditamente nel dì 29 di
luglio mossero la loro armata alla volta di Pisa. Sei miglia lungi da
quella città a Cascina erano accampati, quando _Giovanni Aucud_[1682],
presa ogni precauzione, andò con tutte le sue forze ad assalirli.
Atroce e lunga fu la battaglia, e in fine i Pisani ed Inglesi rotti
presero la fuga, restandone morti circa mille, e prigionieri circa
due mila, che trionfalmente furono poi menati a Firenze. Tra per
questa disgrazia, e perchè passò al soldo de' Fiorentini buona parte
degl'Inglesi, i Pisani si trovarono in gran tremore e spavento.
Spedirono _Giovanni dell'Agnello_, uomo popolare, ma astutissimo,
a _Bernabò Visconte_ per aiuto, e ne ebbero a prestanza trenta mila
fiorini di oro. Ma il furbo ambasciatore, tornato a Pisa, seppe ben
prevalersi dello scompiglio, in cui era la sua patria; imperciocchè
spalleggiato da Giovanni Aucud si fece eleggere doge di Pisa per un
anno. Intanto colla mediazione dell'arcivescovo di Ravenna e del
generale de' frati minori si trattava di pace. Vi acconsentirono
finalmente nel dì 30 d'agosto i Fiorentini, perchè si seppe, o fu
fatto credere, che i Pisani avessero indotto Bernabò Visconte a
prendere la lor protezione con dargli Pietrasanta. Decorosa e di molto
vantaggio fu cotal pace ai Fiorentini, avendo i Pisani restituite loro
tutte le franchigie ed esenzioni in Pisa e suo distretto, e ceduta
Pietrabuona, e promesso di pagare per dieci anni dieci mila fiorini
d'oro al comune di Firenze nella festa di s. Giovanni Battista. Così
dopo essersi disfatti questi due comuni, ed avere ingrassati colla
rovina loro gli oltramontani masnadieri, si quotarono, e diedero
commiato alle lor soldatesche. _Anichino di Bongardo_, avvezzo a
vivere di rapina, passò su quel di Perugia, e gli altri andarono a
dare il malanno ad altri popoli. Durante questa guerra aveano fatto
più cavalcate su quel di Siena le compagnie de' masnadieri inglesi e
tedeschi, e sempre convenne che i Sanesi con danari si liberassero da
quella mala gente. Ma allorchè furono costoro licenziati dai Pisani
e Fiorentini, la compagnia de' Tedeschi appellata di San Giorgio, di
cui erano capitani _Ambrosio_, figliuolo bastardo di Bernabò Visconte,
e il _conte Giovanni di Auspurgo_[1683], accozzatasi con quella
degl'Inglesi, governata da _Giovanni Aucud_, andò a solazzarsi sul
Sanese, spogliando, bruciando ed uccidendo. E perchè i Sanesi disperati
uscirono con tutto il loro sforzo nel dì 28 di novembre, passarono
quei malandrini a Sarzana, e poscia se n'andarono su quel di Perugia
e Todi. Infelice quel paese, dove arrivavano queste ingorde e fiere
locuste. Nel mese di luglio dell'anno presente si ammalò il vecchio
Malatesta signor di Rimini, Fano, Pesaro e Fossombrone[1684], rinomato
signore per tante sue imprese di guerra e per la molta sua saviezza.
Per attestato della Cronica di Rimini, in tutto il tempo della sua
infermità attese ad opere di molta virtù e di grande edificazione,
sì per la sua compunzione, come per le grazie e limosine ch'egli
fece. Finalmente nel dì 27 d'agosto dell'anno presente[1685], e non
già dell'anno seguente, come ha la Cronica di Filippo Villani, passò
all'altra vita, restando signore di quegli Stati _Galeotto Malatesta_
suo fratello, impegnato allora in servigio de' Fiorentini. Lasciò
dopo di sè due figliuoli, cioè _Pandolfo_ e _Malatesta Novello_,
soprannominato _Unghero_, che parteciparono del governo col suddetto
loro zio.
 
NOTE:
 
[1671] Raynaldus, Annal. Eccles.
 
[1672] Chron. Veronens., tom. 8 Rer. Ital.
 
[1673] Raynaldus, in Annal. Eccles.
 
[1674] Chronic. Estense, tom. 15 Rer. Ital.
 
[1675] Corio, Istoria di Milano.
 
[1676] Petrus Azarius, Chron., tom. 16 Rer. Ital.
 
[1677] Benvenuto da S. Giorgio, Istoria del Monferrato, tom. 18 Rer.
Ital.
 
[1678] Cronica di Bologna, tom. 18 Rer. Ital.
 
[1679] Filippo Villani, lib. 11, cap. 60.
 
[1680] Vita Urbani V, P. II, tom. 3 Rer. Italic.
 
[1681] Filippo Villani, lib. 1, cap. 97.
 
[1682] Cronica di Siena, tom. 15 Rer. Italic.
 
[1683] Cronica di Siena, tom. 15 Rer. Ital.
 
[1684] Cronica di Rimini, tom. 15 Rer. Ital.
 
[1685] Chron. Estense, tom. eod.
 
 
 
 
Anno di CRISTO MCCCLXV. Indizione III.
 
URBANO V papa 4.
CARLO IV imperadore 11.
 
 
Pareva che questo dovesse essere anno di pace, dacchè i fratelli
Visconti s'erano quetati coll'aggiustamento dell'anno precedente. Ma
le maledette compagnie dei masnadieri inglesi e tedeschi, accresciute
dagli Ungheri e da tutti i ribaldi italiani, non lasciarono goder
il frutto della pace fatta. In Lombardia si posarono l'armi, ma non
cessarono gli aggravii dei popoli ne' paesi sottoposti ai Visconti.
_Galeazzo_ in questi tempi, essendo gravemente molestato dalla
podagra[1686], non si vedea più volentieri in Milano, perchè _Bianca
di Savoia_ sua moglie, _Giovanni de' Pepoli_ ed altri suoi consiglieri
gli metteano in testa dei sospetti di _Bernabò_ suo fratello, la cui
brutalità e ingordigia di dominare facea paura a tutti. Ritirossi
dunque a Pavia, dove avea già terminato un fortissimo castello e
un suntuosissimo palagio. Scoprissi nel dì 25 di gennaio dell'anno
presente[1687] in Verona una congiura che andava ordendo _Paolo
Alboino_ dalla Scala contra di _Can Signore_ suo fratello maggiore,
per privarlo del dominio. Fu preso esso Paolo, e mandato prigione
a Peschiera. A molti de' suoi complici ed istigatori fu mozzato il
capo, e tutta quella città fu in conquasso per questo. Secondo le
Croniche di Siena[1688] e di Piacenza[1689], la compagnia degl'Inglesi
condotta da _Giovanni Aucud_ era entrata in Perugia, commettendo
ivi i disordini consueti. Ossia che _Anichino di Bongardo_ colla sua
compagnia di Tedeschi si trovasse nel medesimo paese, o che i Perugini
il facessero venire in loro aiuto, certo è che si servirono essi di
questo chiodo per cacciar l'altro. Un fiero e crudel combattimento
seguì tra essi Inglesi e Tedeschi uniti coi Perugini nel dì ultimo di
luglio, e durò fino alla sera, con fama che restassero sul campo fra
l'una e l'altra parte circa tre mila persone estinte. La peggio toccò
agl'Inglesi, de' quali più di mille e cinquecento furono condotti
prigionieri a Perugia. Allora fu che Giovanni Aucud fuggendo se ne
tornò col resto di sua gente sul contado di Siena. Implorarono i Sanesi
l'aiuto di Anichino di Bongardo e di _Albaret_ Tedesco; e questo bastò
per far ritirare l'Aucud. Ma nel dì 15 di ottobre eccoti comparire
su quel medesimo territorio _Ambrosio_ figliuolo bastardo di Bernabò
Visconte, condottiere anch'egli di un'altra possente compagnia di
masnadieri tedeschi ed italiani. Fecero i Sanesi ammasso di gente, e il
costrinsero a prendere altra via. Tutte queste visite costarono a quel
popolo gravissime somme di danaro per iscacciare quei cani con accordo
o per forza. Smunse Ambrosio anche dai Fiorentini sei mila fiorini
d'oro, mostrando di volersene tornare in Lombardia. Andò poscia costui
a dare la mala pasqua alla riviera orientale di Genova.
 
Erano state circa questi tempi gravi discordie e principii di guerra
fra la _repubblica di Venezia_ e _Francesco da Carrara_ signore di
Padova[1690]. Per l'amicizia già contratta e tuttavia vigorosa del
Carrarese con _Lodovico re_ d'Ungheria, i Veneziani erano forte
disgustati, e cercavano le vie di nuocere al primo. Attaccarono
liti con pretesto di confini, ed ancorchè gli ambasciatori del re
d'Ungheria, del legato del papa, de' Fiorentini, Pisani e del marchese
d'Este s'interponessero, i Veneziani più che mai comparivano renitenti
alla pace. Tuttavia questa in fine si conchiuse, e il Carrarese, per
non poter di meno, accettò quelle condizioni che vollero i più forti:
perlochè all'odio antico contra de' Veneti s'aggiunsero motivi nuovi.
Era anche il Carrarese in rotta con _Leopoldo duca di Austria_ per
cagione di Feltro e Belluno, già donati a lui dal re d'Ungheria. Unissi
per tanto col patriarca d'Aquileia per fargli guerra, e succedettero
anche molte ostilità. Maneggiossi intanto l'accasamento di esso duca
d'Austria con _Verde_ figliuola di _Bernabò Visconte_[1691]. Per
effettuar queste nozze, e condurre la sposa in Germania, venne a
Milano nel mese di luglio _Ridolfo_ fratello d'esso duca[1692]; ma
quivi infermatosi (e fu creduto di veleno) terminò i suoi giorni.
Ciò non ostante, seguì il matrimonio suddetto. Per la morte di questo
principe, e per altre cagioni, cessò il preparamento di guerra fra lui
e Francesco da Carrara. Ma per conto di tale avvenimento sembra meritar
più fede la Cronica di Verona[1693]. Da essa impariamo che nel dì 12 di
febbraio Leopoldo fratello del duca d'Austria con cinquecento cavalli
arrivò a Verona, e nel dì seguente andò a sposar la figliuola di
Bernabò. Tornossene egli nel dì 8 di marzo a Verona, e immediatamente
ripassò in Germania, carico di regali a lui fatti da' Visconti e
dallo Scaligero. Poscia nel dì 14 di giugno giunse a Verona il duca
Ridolfo, fratello d'esso Leopoldo, con trecento cavalli, e, passato a
Milano, quivi terminò i suoi giorni nel dì 20 di luglio. Fu rapito in
quest'anno dalla morte nel dì 18 di luglio[1694] anche _Lorenzo Celso_
doge di Venezia, principe glorioso, per avere ricuperata l'isola di
Candia, che s'era ribellata, ed ebbe per successore in quella illustre
dignità, nel dì 25 d'esso mese, _Marco Cornaro_, uomo di gran sapere e
di maggiore prudenza[1695]. Nel dì 28 di maggio di quest'anno _Carlo IV
imperadore_ con gran comitiva di principi e baroni tedeschi si portò ad
Avignone[1696], dove dai cardinali e dal _papa Urbano V_ fu accolto con
sommo onore. Lunghi e segreti ragionamenti passarono fra il pontefice
e lui; il tempo rivelò che aveano concertata una lega, e disposto di
venire in Italia per desiderio di metterla in pace, siccome vedremo andando innanzi.

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