2016년 6월 28일 화요일

Annali d'Italia 119

Annali d'Italia 119


grado di molta considerazione in quella città. Per la quale elezione
rimasero sconcertate le macchine di Bernabò Visconte, che amoreggiava
quella città, o almeno si studiava di rimettere nel suo primiero posto
il decaduto _Giovanni dell'Agnello_.
 
NOTE:
 
[1729] Vita Urbani V, P. II, tom. 3 Rer. Italic.
 
[1730] Raynaldus, in Annal. Eccl.
 
[1731] Corio, Istor. di Milano.
 
[1732] Chron. Estens., tom. 15 Rer. Ital.
 
[1733] Cronica di Siena, tom. eod.
 
[1734] Tronci, Annal. Pisan.
 
[1735] Chron. Estense, tom. 15 Rer. Ital.
 
[1736] Vita Urbani V, P. II, tom. 3 Rer. Ital.
 
[1737] Annal. Mediolan., tom. 16 Rer. Ital.
 
[1738] Annal. Mediol., tom. 16 Rer. Ital.
 
[1739] Chron. Estens., tom. 15 Rer. Ital.
 
[1740] Ammirati, Istor. Fiorentina, lib. 13.
 
[1741] Caresin., Chron. Venet., tom. 12 Rer. Ital.
 
[1742] Petrus Azarius, Chron. Regiens., tom. 16 Rer. Ital.
 
[1743] Benvenuto da S. Giorgio, Istor. del Monferrato, tom. 23 Rer.
Ital.
 
[1744] Corio, Istor. di Milano.
 
[1745] Annales Mediolan., tom. 16 Rer. Italic.
 
 
 
 
Anno di CRISTO MCCCLXX. Indizione VIII.
 
GREGORIO XI papa 1.
CARLO IV imperadore 16.
 
 
Rimase in quest'anno sommamente afflitta Roma, anzi l'Italia tutta,
per la risoluzione presa da _papa Urbano V_ di ritornarsene ad
Avignone[1746]. Giusto motivo di questo divorzio punto non appariva,
perchè Roma tutta gli ubbidiva, e il rispettava nelle forme dovute ad
un sovrano e ad un vicario di Cristo. Lo Stato ecclesiastico già quasi
tutto cominciava a godere i frutti di quella pace che egli vi avea
portata. Per quanto si raccoglie dalla sua Vita[1747], prese egli per
pretesto di tornarsene in Francia, il potere più da vicino applicarsi
a metter pace fra i re di Francia e d'Inghilterra, che si andavano
allora divorando l'un l'altro. Ma il Petrarca forse toccò[1748] il
punto, attribuendo ai cardinali franzesi l'aver commosso il buon
papa a far questo salto. Avvezzi alle delizie della Provenza, e alla
vita dissoluta che si tenea in quelle parti, non si poteano vedere
in Italia. Per essere venuto il papa alla sua propria residenza,
sparlarono sempre di lui finchè visse, e più ancora dappoichè la morte
l'ebbe rapito. Tanto dunque si può credere ch'essi tempestassero,
rappresentandogli il gran bene che ne verrebbe per quetar l'aspra
guerra dei suddetti due re, ch'egli nella state di questo anno,
partitosi da Roma per andare a villeggiare a Montefiascone, mentre
riposò in Viterbo, scoprì la sua intenzione di riveder la Francia, con
ordinare a tutti i cortigiani di prepararsi al viaggio. Per quanto
gli fosse detto contro, e predetta la morte e lo sdegno di Dio, se
andava, non si lasciò smuovere dal suo proponimento. Perciò nel dì 5
di settembre ito a Corneto, quivi si imbarcò, avendogli provveduto
un suntuoso stuolo di galee i re di Francia e d'Aragona, la reina
Giovanna, i Pisani e i Provenzali. Ebbe a pentirsi da lì a non molto
d'avere abbandonata la sua particolar greggia, e insieme l'Italia;
perciocchè, giunto ad Avignone, stette poche settimane a cadere
infermo; e questa infermità nel dì 19 di dicembre il trasse di vita.
Pontefice dotato di tutte le più belle virtù convenienti al suo sublime
santo ministero, umile sprezzator delle pompe, limosiniere, zelante del
culto di Dio, e tale in somma che tenuto fu per santo dopo sua morte,
si narravano grazie ottenute da Dio per intercessione di lui. Oltre a
varie Croniche[1749], ne fa fede anche il Petrarca nelle sue lettere;
e l'autore della Cronica Bolognese[1750] attesta che in quella città
fu con indicibil duolo compianta la perdita di questo buon pontefice
per li tanti benefizii ch'egli e il _cardinale Anglico_, suo fratello,
aveano compartiti ad essa città, e per la fama de' suoi miracoli si
cominciò a dipignere per le chiese la di lui effigie. Altrettanto
abbiamo dagli Annali di Genova di Giorgio Stella[1751]. Fu poi nel dì
30 di dicembre eletto sommo pontefice _Pietro Ruggieri_, figliuolo
di Guglielmo conte di Belforte, e nipote di _Clemente VI_, che era
cardinale di Santa Maria Nuova, giovane di età, ma vecchio di costumi,
scienziato nelle leggi, ne' canoni e nella teologia, modesto, liberale,
e amato da tutti per le sue oneste e cortesi maniere. Prese il nome
di _Gregorio XI_. Dicono ch'egli fu scolare di _Baldo_ gran legista in
Perugia.
 
Secondochè scrive Matteo Griffoni[1752], riuscì a _Giovanni Aucud_
d'introdurre in San Miniato, assediato da' Fiorentini, un convoglio
di vettovaglia e di munizioni. Ciò non ostante, per tradimento di uno
di quei terrazzani, appellato Luparello, i Fiorentini entrarono nella
terra nel dì 9 di gennaio dell'anno presente. Il presidio di _Bernabò
Visconte_ si ritirò nella rocca, la quale al fine venne anch'essa
nelle lor mani. Ad alcuni di que' nobili cittadini ribelli fu mozzo il
capo. Se ne fuggirono gli altri, cioè parte de' Mangiadori, conti di
Collegalli e Ciccioni, e con essi Filippo Borromeo, da cui discende
la chiarissima famiglia de' conti Borromei di Milano. Tolto dunque
a Bernabò quel nido in Toscana, egli richiamò l'Aucud in Lombardia.
Passò la sua compagnia d'Inglesi, calcolata circa due mila barbute,
nel dì primo d'agosto sul Bolognese[1753], commettendo nelle vicinanze
di quella città le consuete sue crudeltà, e dipoi se ne andò sul
Parmigiano. Le paci che facea Bernabò duravano sempre quel solo tempo
che a lui piaceva, perchè non gli mancavano mai pretesti di romperle,
e sempre maneggiava ribellioni e tradimenti in casa de' vicini. Mosse
egli guerra nell'anno presente a _Feltrino Gonzaga_ signor di Reggio.
Affinchè egli non s'impadronisse di quella città, accorsero in aiuto di
lui le armi della Chiesa, de' marchesi estensi[1754] e de' Fiorentini,
che manteneano lega insieme per sospetto sempre di quel non mai quieto
bestione. Nel dì 20 d'agosto succedette una battaglia tre miglia lungi
da Reggio, in cui fu sconfitta parte del di lui esercito, e presa
una bastia da lui fabbricata a San Rafaello. Avea Bernabò sovvertiti
i principali della terra di Vignola nel Modenese, e massimamente i
nobili Grassoni, per ribellarla al _marchese Niccolò_. Scoperto il
trattato, ebbero que' traditori il meritato gastigo. Inoltre i signori
di Sassuolo, dopo aver ucciso a tradimento sul Bolognese _Gherardo de'
Rangoni_, uno de' nobili principali di Modena, e carissimo a Niccolò
marchese d'Este, si ribellarono, ponendosi sotto la protezion di
Bernabò. Questa ribellione fece tornare sul Modenese le genti della
lega, che, passate sul Parmigiano, aveano dato ivi un gran guasto.
Assediarono esse la Mirandola, senza poterla avere; e nel ritorno
furono colte in un agguato dall'_Aucud_ spedito da Bernabò. Per questo
colpo diedero i collegati orecchio a proposizioni di pace, la quale nel
prossimo novembre a dì 12 fu pubblicata tra essi e Bernabò. Ma perchè
non vi fu compreso _Manfredino da Sassuolo_, continuò la guerra del
marchese Niccolò contra di lui, e ciò servì di pretesto a Bernabò per
non osservare dipoi i capitoli d'essa pace.
 
Oltre misura fumava di collera _Galeazzo Visconte_ contra di _Giovanni
marchese_ di Monferrato per l'occupazione della città d'Alba e di molte
castella del Piemonte, siccome abbiam di sopra accennato. Però con un
possente esercito andò nell'anno presente a farne vendetta[1755]. Diede
il guasto alle di lui castella verso Po, e pacificamente s'impadronì
di Valenza nel mese di settembre. Condusse poi l'armata sotto Casale
di Santo Evasio, e strinse quella terra con vigoroso assedio, e
talmente l'angustiò, che per difetto di viveri que' cittadini nel dì
14 di novembre capitolarono la resa. Lo strumento di essa dedizione
vien rapportato da Benvenuto da San Giorgio[1756]. Per questa perdita
presero brutta piega gli affari del marchese Giovanni. Secondo il
Corio[1757], in questo medesimo anno esso Galeazzo ricuperò la città
di Como, che colla Valtellina se gli era ribellata. Bernabò diede
principio ad un mirabil ponte d'un arco solo sopra l'Adda a Trezzo, e
fece fabbricar cittadelle a Brescia, Bergamo, Cremona, Pizzighettone,
Crema, Pontremoli, Lodi, Sarzana ed altri luoghi. E perciocchè Galeazzo
suo fratello[1758] avea cominciato in Milano il castello di Porta
Zobbia, anch'egli si mise a fabbricarne un altro nel sito dove ora è
lo spedal maggiore. Quanto a Genova, se la pace entrava talvolta in
quella città[1759], bisognava ben che s'aspettasse d'uscirne in breve
per l'instabilità e bollore di quelle teste. _Gabriello Adorno_, allora
doge di quella città, benchè persona esente da ogni taccia di tirannia,
anzi lodevole in tutte le azioni sue, pure non giugneva a contentare
un popolo che troppo amava le novità, diviso per le fazioni guelfa e
ghibellina. Nel 13 d'agosto contra di lui insorse coll'armi una parte
del popolo. Fece egli sonar campana a martello per aver soccorso,
e niuno si mosse per lui. Fu preso per forza il palazzo ducale, ed
allora molti de' mercatanti e del popolo si ridussero alla chiesa
de' frati minori, dove proclamarono doge _Domenico da Campofregoso_,
mercatante ghibellino di molta prudenza e ricchezze. Per maggior sua
sicurezza fece egli ritenere il deposto Adorno, e mandollo prigione a
Voltabio, facendolo custodire da buone guardie. L'anno fu questo[1760],
in cui la città di Lucca, dopo tanti anni di servitù, ricuperò la sua
libertà, per maneggio specialmente de' Fiorentini, assai informati
de' movimenti di Bernabò Visconte, per ottenerla o con danari o colla
forza. Venticinque mila fiorini sborsati al _cardinal Guido_, che n'era
governatore, il fecero andar con Dio, e lasciar libero quel popolo,
il quale fra le allegrezze della ricuperata libertà non dimenticò di
atterrare l'odiata cittadella dell'Agosta, siccome quella che avea
tenuto sempre in addietro il giogo addosso alla città.
 
NOTE:
 
[1746] Raynaldus, Annal. Eccles.
 
[1747] Vita Urbani V, P. II, tom. 3 Rer. Ital.
 
[1748] Petrarcha, lib. 13 Rer. Sen., epistol. 13.
 
[1749] Chron. Placentin., tom. 16 Rer. Ital.
 
[1750] Chron. Bononiens., tom. 18 Rer. Ital.
 
[1751] Georgius Stella, Annal. Genuens., tom. 17 Rer. Ital.
 
[1752] Matth. de Griffonibus, Chron. Bononiens., tom. 18 Rer. Ital.
 
[1753] Cronica di Bologna, tom. 18 Rer. Ital.
 
[1754] Chronic. Estens., tom. 15 Rer. Ital.
 
[1755] Petrus Azarius, Chron., tom. 16 Rer. Ital. Chron. Placentin.,
tom. eod.
 
[1756] Benvenuto da San Giorgio, Istoria del Monferrato, tom. 23 Rer. Ital.

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