2016년 6월 29일 수요일

Annali d'Italia 131

Annali d'Italia 131


in Genova gran rappresaglia e sequestro delle merci che erano ivi de'
Fiorentini, perchè questi erano entrati mallevadori della consegna e
distruzione di Tenedo. I Veneziani, che operavano con sincerità, furono
obbligati a spedire uno stuolo di galee e d'altri legni colà, che,
assediato quel castello, l'astrinsero nell'anno seguente alla resa,
e dipoi lo smantellarono, portando altrove tutti gli abitanti. Venne
a morte nel dì 5 di giugno _Andrea Contareno_ doge di Venezia[1933],
principe glorioso per aver salvata la patria in mezzo a tanti pericoli.
Ebbe per successore _Michele Morosino_, eletto doge nel dì 10 d'esso
mese. Ma poco potè egli godere di quell'eccelsa dignità, di cui era
sì meritevole per le sue rare virtù, perchè Dio il chiamò a sè nel
dì 15 d'ottobre. Però l'elezione di un altro doge, fatta nel dì 24 di
novembre, cadde nella persona di _Antonio Veniero_.
 
NOTE:
 
[1911] Gatari, Istor. di Padova, tom. 17 Rer. Ital. Chron. Estense,
tom. 15 Rer. Ital.
 
[1912] Giornal. Napol., tom. 15 Rer. Ital.
 
[1913] Chron. Foroliviens., tom. 22 Rer. Ital.
 
[1914] Gazata, Chron. Regiens., tom. 18 Rer. Ital.
 
[1915] Annales Mediolanenses, tom. 16 Rer. Ital.
 
[1916] Chron. Estense, tom. 15 Rer. Ital.
 
[1917] Matth. de Griffon., Chron., tom. 18 Rer. Ital.
 
[1918] Leibnitius, Cod. Jur. Gent., tom. 1, n. 106.
 
[1919] Corio, Istoria di Milano.
 
[1920] Annales Mediolan., tom. 16 Rer. Ital.
 
[1921] Giornal. Napolet., tom. 15 Rer. Ital.
 
[1922] Chron. Foroliviense, tom. 22 Rer. Ital.
 
[1923] Cronica di Rimini, tom. 15 Rer. Ital.
 
[1924] Tristanus Caracciolus, Opusc., tom. 22 Rer. Ital.
 
[1925] Giornal. Napol., tom. 21 Rer. Ital.
 
[1926] Theodoricus de Niem, Histor.
 
[1927] Bonincontrus, Annal., tom. 21 Rer. Ital.
 
[1928] Giornal. Napol., tom. 21 Rer. Ital.
 
[1929] Cronica di Siena, tom. 15 Rer. Ital.
 
[1930] Gazata, Chron. Regiens., tom. 18 Rer. Ital.
 
[1931] Cromerus et Bonfinius, de Reb. Hungar.
 
[1932] Gatari, Istoria di Padova, tom. 17 Rer. Ital.
 
[1933] Caresin., Chron., tom. 12 Rer. Ital. Sanuto, Istor. Venet., tom.
22 Rer. Ital.
 
 
 
 
Anno di CRISTO MCCCLXXXIII. Indiz. VI.
 
URBANO VI papa 6.
VENCESLAO re de' Romani 6.
 
 
La guerra del regno di Napoli tuttavia durava, ma fiaccamente era
condotta non meno dal _re Carlo_ che da _Lodovico duca d'Angiò_.
Ora _papa Urbano VI_, uomo focoso, non potendo sofferire così gran
lentezza, determinò di passare alla volta di Napoli[1934]. Più
nondimeno lo spigneva a quel viaggio la brama d'indurre il re Carlo
all'osservanza delle promesse, giacchè questi s'era obbligato di
conferire il ducato di Capoa e d'Amalfi con altre terre a _Francesco
da Prignano_ suo nipote, soprannominato Butillo[1935]. A questa sua
risoluzione s'opposero sei o sette de' cardinali; ma questo papa, sì
pieno di pensieri secolareschi, era uomo cocciuto, nè volea consigli,
nè chi gli contraddicesse. Fu a Ferentino nel settembre, e mandò ordine
a que' cardinali che venissero a trovarlo, perchè volea continuare
il viaggio a Napoli. Se ne scusarono con allegare la lor povertà,
e la poca sicurezza delle strade infestate dai Bretoni, soldati
dell'antipapa. Urbano, sempre pieno di diffidenza, prese questo rifiuto
per un disegno di ribellione, e con una scandalosa bolla li minacciò
di deporli, se non ubbidivano tosto. Portatosi ad Aversa, fu a fargli
riverenza il _re Carlo_, il quale mal volentieri vide questa visita
fatta a' suoi Stati, nè però mancò di onorarlo in tutte le maniere
convenienti all'alta di lui dignità e sovranità. In quella stanza poco
gusto ebbe il papa. Contuttociò unito col re entrò nel dì 9 d'ottobre
in Napoli, ricevuto dal clero e popolo con gran solennità ed ossequio.
Gli fu dato l'alloggio in Castel Nuovo, e sotto specie di onore gli
furono posti molti corpi di guardia, acciocchè poco potesse trattar co'
Napoletani, giacchè il re Carlo, conoscendo il di lui umore, poco se
ne fidava. Tuttavia scrive l'autore de' giornali napoletani che il re
promise allora, o confermò la dianzi fatta promessa di dare a Butillo
nipote del papa il principato di Capoa, il ducato di Amalfi, Nocera,
Scafato ed altre terre. Pareva al papa di star male e come in prigione
in quel castello. Tanto si maneggiò, che gli fu permesso di passare
all'arcivescovato. Avvenne dipoi che Butillo suo nipote, uomo perduto
nella sensualità, e dato unicamente ai piaceri, rapì di monistero di
Santa Chiara una nobil monaca professa, e seco la tenne per alquanti
giorni. Fu processato, e citato d'ordine del re Carlo; e perchè non si
presentò, uscì contra di lui la condannagion della testa. Il papa, che
scusava il nipote per la sua giovanezza, tuttochè egli fosse in età di
quarant'anni, ne fece gran doglianza. Andò perciò in nulla il processo.
Butillo fu messo in possesso degli Stati suddetti, e il papa conchiuse
ancora il maritaggio di due sue nipoti con due de' primi baroni. Queste
erano le grandi occupazioni del pontefice!
 
Per conto della guerra poco sangue si sparse in quest'anno. Ma un'altra
guerra si facea dalla peste, la quale nel precedente anno risvegliata
in Italia, inferocì nel Friuli[1936], e portò al sepolcro nella sola
Venezia circa cinquantasei mila persone. Provossi questo terribil
flagello nell'anno presente in Padova, Verona, Bologna, Ferrara,
Mantova e nella Romagna. Passò a Firenze, Siena e ad altri luoghi
della Toscana, spopolando le terre; e strage non poca fece anche
nel Piemonte, in Genova e nel regno di Napoli. Ne patì a dismisura
l'armata del _duca d'Angiò_. Fra i più riguardevoli gran signori che
perirono allora, non so se per la peste o per altro malore, si contò
ancora _Amedeo VI conte di Savoia_, che militava in favor d'esso duca:
il che sommamente conturbò l'Angioino, perchè egli era il principal
suo campione in quella gara, principe per molte sue belle doti ed
imprese stimatissimo dappertutto, ed uno de' più illustri di quella
nobilissima casa[1937]. Accadde la sua morte nel dì primo ovvero nel
dì secondo di marzo, con aver egli prima riconosciuto per vero papa
_Urbano VI_. Ebbe per successore _Amedeo VII_ suo figliuolo; e il
corpo suo fu portato in Savoia. Gli tennero dietro le soldatesche sue.
Per tali disavventure restò il duca d'Angiò smunto di forze; quel suo
fioritissimo esercito era calato di troppo. Spedì dunque suoi messi a
_Carlo VI re_ di Francia suo nipote, pregandolo istantemente d'aiuto;
e in vano non furono le sue preghiere[1938]. Avendo la peste ridotta
a mal termine la città di Ravenna, _Galeotto Malatesta_, signor di
Rimini, Cesena ed altre città, valendosi del pretesto che _Guido da
Polenta_ avesse assistito il _duca d'Angiò _contra di _Urbano papa_,
si avvisò di far buona caccia. Non ebbe già Ravenna, alla cui difesa
accorse _Guido_ signor della terra, ma bensì occupò al medesimo la
città di Cervia. Pareva che dopo essere caduta in mano di _Leopoldo
duca d'Austria_, principe potentissimo, la città di Trivigi, dovesse
oramai essere sicura dagl'insulti di _Francesco da Carrara_ signor
di Padova[1939]. Ma il Carrarese, oltre l'essersi impadronito delle
castella del Trivisano, e all'avere in varii siti di quel distretto
fabbricate delle forti bastie, era uomo di petto e di mirabil
accortezza. Messosi in testa di volere stancare il duca, nell'aprile
spedì le sue genti sino alle porte di Trivigi, e queste entrate nel
borgo di Santi Quaranta, vi attaccarono il fuoco. Teneva il Carrarese
occupata una torre in vicinanza di quella città, e di là recava ad essa
continuamente molestia, ed impediva l'introdurvi vettovaglie. Venne in
persona lo stesso _duca Leopoldo_ con circa otto mila cavalli verso il
fine di maggio, e condusse molte carra di viveri in Trivigi; prese la
bastia di Nervesa, ma non potè espugnar la torre suddetta. Si trattò
più volte di pace, e nulla in quest'anno si conchiuse. Il Carrarese
troppo era innamorato di quella città, e la volea a tutti i patti. Se
ne tornò il duca in Germania, lasciando più che mai Trivigi in cattivo
stato. Le conseguenze di questa pugna le vedremo ben presto. Lungo
tempo non potea durar la pace nell'inquieta città di Genova[1940]. Nel
marzo di quest'anno, perchè si volea mettere l'aggravio d'un denaro per
libbra di carne, si sollevarono i beccai contra di _Niccolò di Guarco_
lor doge, e contra del governo. Per più giorni tutta fu in tumulto la
città. Parte del popolo, dopo aver preso il palazzo, e fatto fuggire il
Guarco, acclamava per doge _Antoniotto Adorno_, che era corso a Genova.
L'altra parte volea _Leonardo da Montaldo_ legista. Prevalsero questi
ultimi nel dì 7 di aprile, e, creato doge esso Leonardo, cessò tutto lo
strepito popolare.
 
NOTE:
 
[1934] Giornal. Napolet., tom. 21 Rer. Ital. Raynald., Annal.
Ecclesiast.
 
[1935] Theodoric. de Niem, Histor.
 
[1936] Gazata, Chron. Regiens., tom. 18 Rer. Ital.
 
[1937] Guichenon, Histoire de la Maison de Savoye.
 
[1938] Chron. Estens., tom. 15 Rer. Ital. Rubeus, Hist. Ravenn.
 
[1939] Gatari, Istoria di Padova, tom. 17 Rer. Ital.

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