2016년 6월 29일 수요일

Annali d'Italia 139

Annali d'Italia 139


casa da Carrara, e al sapere che v'era in persona Francesco Novello,
non solo abbandonò la difesa delle mura, ma facilitò l'ingresso al
Carrarese, che, entrato vittorioso, fece buona ciera a quanti si
mostrarono allegri per la sua venuta. Nel dì seguente colla stessa
facilità, aiutato da' cittadini, s'impadronì dell'interiore città, con
essersi _Luchino Rusca, Berretto Visconte_ e il _marchese Spineta_
Malaspina ritirati nel castello insieme colla guarnigion milanese,
continuando poi la guerra contra della città. Vennero in poco tempo
alla divozion del Carrarese le terre e castella del distretto, ed
egli non tardò a spedire ambasciatori a Venezia, Ferrara, Bologna e
Firenze colla nuova della ricuperata città, per cui si fecero pubbliche
feste nelle due ultime città. Anche i signori veneziani, dimenticate
le ingiurie e gli odii passati, con più riguardo sì, ma con egual
piacere, gustarono l'impresa del Carrarese, perchè mal volentieri
si vedeano sì vicini al potente signor di Milano. L'aiutarono ancora
con vettovaglie e munizioni da guerra. Quanto ad _Alberto marchese_
di Ferrara, interamente anch'egli se ne rallegrò, ma il contrario
mostrò in apparenza. Per la non mai aspettata perdita di Padova
rimasero non poco sconcertate le misure del conte di Virtù, di modo
che immediatamente, cioè nel dì 24 di giugno, richiamò dal Bolognese
l'armata sua. Avvenne, che uditasi in Verona la novella del cambiamento
seguito in Padova, ed essere venuto con _Francesco da Carrara_ il
giovinetto _Can Francesco dalla Scala_, figliuolo del già _Antonio
signore_ di quella città, risvegliossi l'amore di molti di quel popolo
verso la casa dalla Scala, e correndo colle armi alla piazza, contro
il parere dei saggi e de' nobili, ribellarono la città, costrignendo
il presidio milanese a ritirarsi nel castello, senza poi affossarsi e
fortificarsi contra del medesimo. Eravi anche discordia fra i nobili
e la plebe. Passò in quello stante _Ugolotto Biancardo_ capitano del
conte di Virtù, già spedito da lui con cinquecento lance all'assedio di
Bologna, o, come è più probabile, al soccorso del castello di Padova,
che vigorosamente si difendea. Giuntogli all'orecchio l'avviso della
ribellion di Verona, mutato pensiero, tacitamente entrò di notte nel
castello[2039]. Poscia nella mattina seguente giorno 26 di giugno uscì
furibondo contro gl'incauti Veronesi, uccidendo chiunque s'incontrava,
senza trovarvi resistenza alcuna. Miserabil tragedia fu quella di
sì nobile e ricca città. Tutta fu crudelmente messa a sacco senza
distinzione d'innocenti e di rei, e senza risparmiare i luoghi sacri e
l'onor delle donne, che furono in buona parte ritenute, quando il resto
del popolo prese volontaria fuga, o ne fu cacciato, o imprigionato sì
fieramente, che per qualche tempo restò desolata l'infelice Verona con
orrore di ognuno.
 
Passò dipoi colle sue genti, e con alquante schiere di villani
vicentini, Ugolotto Biancardo alla volta di Padova con voglia e
speranza di fare un simile brutto giuoco a quella città, ed anche entrò
nel castello, e si provò dipoi a dar battaglia a quei della città. Ma
così ben ordinati trincieramenti avea fatto il Carrarese, e tal fu la
difesa de' suoi, che il Biancardo, lasciato ben fornito quel castello,
se ne ritornò indietro a Vicenza. Disponevasi intanto il conte di
Virtù per ispedire gran gente contro di Padova, quando i Bolognesi
e Fiorentini interruppero i suoi disegni, coll'inviare le loro armi
addosso al distretto di Parma. S'aggiunse che, sollecitato _Stefano
duca di Baviera_ da _Francesco Novello_ per li soccorsi promessi,
mandò innanzi secento cavalli, che nel dì 27 di giugno pervennero a
Padova. Vi arrivò egli stesso dipoi in persona nel dì primo di luglio.
Andrea Gataro scrive con sei mila cavalli ben in ordine; altri dicono
con mille lance, cadauna di quelle, a mio credere, di tre o quattro
cavalli. Con questo gagliardo rinforzo cessò il timore nel petto ai
Padovani, e riuscì loro di costringere alla resa il castello di Padova,
nel dì 25 ossia 27 d'agosto[2040]; giacchè Ugolotto Biancardo, che ne'
giorni addietro s'era mosso per tornare a rinforzarlo, rimase sconfitto
dal conte da Carrara, fratello bastardo del medesimo Francesco Novello.
Dopo tale acquisto non istette esso Carrarese in ozio; perocchè nel
dì 19 di settembre, mosso l'esercito suo contro _Alberto d'Este_
marchese di Ferrara, occupò nel Polesine la Badia e Lendenara, e passò
all'assedio di Rovigo. Erano queste apparenze di nimistà fatte, per
quanto si può credere, con intelligenza dell'Estense, affinchè egli
si ritirasse con ragionevol motivo dalla lega contratta col signor di
Milano. In fatti, essendosi interposto il duca di Baviera, con venir
egli in persona a Ferrara nel dì 3 d'ottobre, seguì pace fra loro. Il
Gataro iuniore[2041] scrive trattato questo accordo dalla signoria
di Venezia, colla spedizion de' suoi ambasciatori a Padova. Certo è
che il marchese abbandonò il conte di Virtù, amicossi col Carrarese,
e colle comunità di Firenze e Bologna, ma colla neutralità verso il
conte suddetto. Fin qui _Antoniotto Adorno_ doge di Genova con sua
lode e con vantaggio del pubblico avea retta quella repubblica[2042].
Nulladimeno, conoscendo egli cresciuta di molto l'invidia contra di
lui, nel giorno 3 d'agosto imbarcatosi all'improvviso, si ritirò dalla
sconoscente e sempre fluttuante città; perlochè fu in armi il popolo,
ed elesse per successore di lui _Jacopo da Campofregoso_, figliuolo
di Domenico, già doge della medesima città. In quest'anno ancora fu
guerra in Toscana[2043]. I Sanesi col grosso corpo di gente, loro
inviato dal conte di Virtù, sotto il comando di _Giovanni di Azzo_
degli Ubaldini, e coll'aiuto de' Perugini lor collegati, diedero molto
da fare ai Fiorentini, e presero alcune castella. Ma si raffreddò fra
poco il loro ardire per la morte del medesimo Azzo, valoroso condottier
d'armi, ed antico nemico de' Fiorentini[2044], procurata, per quanto
fu comunemente creduto, in Siena dai Fiorentini medesimi. Il Cataro,
che il fa vivo nell'anno seguente, e intervenuto alle battaglie, a mio
credere, s'ingannò. Anzi, per non potere il Visconte accudire alle cose
di Toscana, a cagion delle mutazioni occorse in Lombardia, soffrirono
i Sanesi non pochi danni per le scorrerie fatte dai provisionanti di
Firenze nel loro territorio.
 
NOTE:
 
[2030] Raynald., Annal. Eccles. Theodor. de Niem, Histor.
 
[2031] Vita Clementis antipapae, P. II, tom. 3 Rer. Italic.
 
[2032] Giornal. Napolet., tom. 21 Rer. Ital.
 
[2033] Gobelinus, in Cosmodr.
 
[2034] Vita Clementis antipapae, P. II, tom. 5 Rer. Ital. Annal.
Foroliviense, tom. 22 Rer. Ital.
 
[2035] Ammirato, Istor. di Firenze, lib. 15.
 
[2036] Cronica di Bologna, tom. 18 Rer. Ital.
 
[2037] Gatari, Istor. di Padova, tom. 17 Rer. Ital.
 
[2038] Chron. Estense, tom. 15 Rer. Ital. Sozomenus, Hist., tom. 16
Rer. Italic.
 
[2039] Chron. Placent., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2040] Chron. Estense, tom. 15 Rer. Ital.
 
[2041] Gatari, Istor. di Pad., tom. 17 Rer. Ital.
 
 
 
 
Anno di CRISTO MCCCXCI. Indizione XIV.
 
BONIFAZIO IX papa 3.
VENCESLAO re de' Romani 14.
 
 
Poca materia degna d'osservazione ci viene in quest'anno somministrata
dal regno di Napoli, dove la guerra lentamente procedeva fra i due
emuli re _Ladislao_ e _Lodovico_[2045]. All'ultimo venne fatto di
costrignere alla resa il Castello Nuovo di Napoli, che per la fame
non potè più lungamente resistere. Ma nel dì 2 di giugno se gli
ribellò Pozzuolo, e tornò alla divozione del re Ladislao, che vien
corrottamente, secondo l'uso del volgo di allora, appellato _Lancislao_
nella storia di Napoli. Molti de' baroni napoletani barcheggiavano in
questi tempi, aspettando dove più inclinasse la fortuna. Il più potente
fra essi era _Raimondo_ soprannominato del Balzo, ma di casa Orsina,
di cui si è parlato di sopra. Secondo il Rinaldi[2046], si studiò
papa _Bonifazio IX_ nell'anno presente di tirarlo nel partito del
re Ladislao, con dichiararlo gonfaloniere della santa romana Chiesa.
Altri, siccome vedremo, riferiscono questo fatto all'anno 1399. Inoltre
esso papa[2047] ricuperò la città di Spoleti dalle mani de' figliuoli
di Rinaldo Orsino. Nel dì primo di novembre _Amedeo VII conte_ di
Savoia in età giovanile diede fine alla sua vita. Se vogliam credere al
Guichenon[2048], cadutogli sotto il cavallo, mentre era alla caccia,
di quella caduta morì. Merita però più fede l'autore contemporaneo
della vita di _Clemente VII_ antipapa, da cui sappiamo[2049] ch'egli
mancò all'improvviso, e per veleno datogli, come fu creduto. Ebbe per
successore _Amedeo VIII_ non giunto per anche all'età di sette anni.
Terminò ancora i suoi giorni il _conte di Genevra_, e senza prole.
Per questo l'antipapa suo fratello prese il possesso e dominio di
quella città, e tennelo fino alla morte. Erasi, come dicemmo, ritirato
da Genova _Antoniotto Adorno_, e in suo luogo era stato eletto doge
_Jacopo da Campofregoso_[2050]. Nel dì 5 d'aprile rientrò l'Adorno in
Genova, scortato da un corpo d'uomini d'armi de' marchesi del Carretto.
Voltò subito mantello quel non mai quieto popolo, e, fatto smontare il
Campofregoso, di nuovo acclamò doge l'Adorno, sotto il cui governo da
lì a non molto la città di Savona si ribellò ai Genovesi. Nell'agosto
di quest'anno insorse fiera guerra fra i _Malatesti_ ed _Antonio conte_
d'Urbino[2051]. Pace fra loro fu poi conchiusa nel febbraio dell'anno
seguente. Giacchè _Alberto marchese_ di Ferrara godeva della pace,
dopo avere abbracciata la neutralità in mezzo ai torbidi correnti
allora[2052], si mosse da Ferrara nel dì 8 di febbraio con superbo
accompagnamento di nobili e cortigiani, tutti, al pari di lui, vestiti
da pellegrini, e se n'andò a Roma a visitar papa _Bonifazio IX_, da
cui, oltre all'assoluzione de' suoi peccati, conseguì molte grazie
per la sua città di Ferrara, che tuttavia ne gode. Grande onore a lui
fecero i Fiorentini, i Bolognesi e gli altri signori, per gli Stati de'
quali passò.
 
Più che mai fecero in quest'anno i Fiorentini conoscere la loro
risoluzione contra di _Gian-Galeazzo_ signor di Milano. Non credevano
salva la lor libertà, se non abbassavano sì gran potenza, e per
abbassarla non perdonarono a spese[2053]. Erano essi malcontenti di
_Stefano duca_ di Baviera, pretendendo che venuto al soldo loro e de'
Bolognesi in aiuto di _Francesco Novello_ da Carrara, mai non avesse
voluto guastar le sue belle truppe con esporle a qualche cimento contro
gli Stati del Visconte. Il perchè, nata discordia, egli se ne ritornò
colle sue genti in Baviera. Aveano essi, non tanto per difesa del
Carrarese, quanto per allontanar dal loro paese la guerra, e tenerla
in Lombardia, spedito a Padova il prode lor capitano inglese _Giovanni
Aucud_ con grosso corpo di genti d'armi. Poco fu questo. Aveano anche,
a forza di danari e di promesse, mosso in Francia _Giovanni conte_
d'Armagnacco a venire in Italia colla sua gran compagnia d'armati, per
battere da più parti gli Stati del conte di Virtù. La prima impresa
de' collegati fu di passare nello stesso gennaio sul territorio di
Vicenza[2054], e molto più su quel di Verona, dove si lasciò la briglia
ai saccheggi. Entrò questo esercito, venuto il febbraio, sul Mantovano,
affine di obbligare _Francesco Gonzaga_, signore di quella città, a
rinunziare alla lega col Visconte[2055]. Vi era intelligenza con lui,
giacchè neppur egli si vedea sicuro da lì innanzi da chi era dietro
ad ingoiar tutto. In fatti si staccò da quella lega, mostrando voglia
per ora di starsene neutrale. Da lì a qualche tempo lo stesso Gonzaga,
fatta processare come adultera _Agnese_, figliuola del già _Bernabò
Visconte_, la privò di vita, dando con ciò motivo di molte ciarle ai
curiosi politici. Fu infin creduto che il Gonzaga, per artificiosa
trama del conte di Virtù, togliesse dal mondo la moglie. Il concerto
intanto era che il _conte di Armagnacco_ calasse in Italia di maggio
colle sue genti, e dalla parte d'Alessandria assalisse gli Stati del
conte di Virtù. Nello stesso tempo si dovea muovere _Giovanni Aucud_
coll'armata de' collegati dal Padovano, e inoltrarsi sul Milanese, per
isperanza d'unirsi coll'Armagnacco, e portar poi la guerra sino alle
porte di Milano. Brutte erano senza dubbio le apparenze pel Visconte.

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