2016년 6월 29일 수요일

Annali d'Italia 138

Annali d'Italia 138


guerra coll'insaziabile signor di Milano. Un pezzo curioso e gustoso
di istoria (torno a dirlo) è quello dei Gatari Padovani[2027] nella
descrizion minuta delle avventure del suddetto Francesco Novello. Io
appena le ho accennate, di più non permettendo l'assunto mio. Essendo
ito in quest'anno _Carlo VI_ re di Francia ad Avignone a visitar
l'antipapa _Clemente_[2028], per opera sua fu coronato nella festa
dell'Ognissanti re delle due Sicilie _Lodovico iuniore d'Angiò_, che
già meditava di venire in Italia. L'atto di quella funzione si legge
nella raccolta del Leibnizio[2029].
 
NOTE:
 
[2005] Redus., Chronic., tom. 19 Rer. Ital.
 
[2006] Chronic. Placentin., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2007] Theodoric. de Niem, Hist. Gobelinus, in Cosmod.
 
[2008] Sozomenus, Chron., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2009] Raynaldus, Annal. Eccles. Platina, Vit. Roman. Pontif.
 
[2010] Annales Foroliviens., tom. 22 Rer. Ital.
 
[2011] Ammirati, Istor. Fiorentina, lib. 15.
 
[2012] Giornal. Napol., tom. 21 Rer. Ital.
 
[2013] Bonincontrus, Annal., tom. 21 Rer. Ital.
 
[2014] Georgius Stella, Annal. Genuens., tom. 17 Rer. Ital.
 
[2015] Matthaeus de Griffonibus, Chron., tom. 18 Rer. Ital. Cronica di
Bologna, tom. eod.
 
[2016] Ammirati, Istoria Fiorentina, lib. 15.
 
[2017] Gatari, Istor. di Pad., tom, 17 Rer. Ital. Caresin., Chron.,
tom. 12 Rer. Ital. Redusius, Chron., tom. 19 Rer. Ital.
 
[2018] Chron. Estense, tom. 15 Rer. Ital.
 
[2019] Corio, Istor. di Milano.
 
[2020] Annales Mediolan., tom. 16 Rer. Ital. Chron. Placentin., tom.
eod.
 
[2021] Rubeus, Histor. Ravenn., lib. 7.
 
[2022] Annal. Foroliviens., tom. 22 Rer. Ital.
 
[2023] Chron. Estense, tom. 15 Rer. Ital.
 
[2024] Sozomenus, Hist., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2025] Gatari, Istor. di Pad., tom. 17 Rer. Ital.
 
[2026] Ammirati, Istor. Fiorentina, lib. 15.
 
[2027] Gatari, Istor. di Padova, tom. 17 Rer. Ital.
 
[2028] Vita Clementis antipap., P. II, tom. 3 Rer. Italic.
 
[2029] Leibnitius, Cod. Jur. Gent., tom. 1, n. 107.
 
 
 
 
Anno di CRISTO MCCCXC. Indizione XIII.
 
BONIFAZIO IX papa 2.
VENCESLAO re de' Romani 13.
 
 
Creato che fu papa _Bonifazio IX_, non perdè tempo la _regina
Margherita_ a spedirgli da Gaeta ambasciatori[2030], per prestargli
ubbidienza, e pregarlo di rimettere in sua grazia l'innocente suo
figliuolo _Ladislao_, che era allora in età di circa quattordici
anni. Bonifazio, meglio di quel che avesse fatto il suo predecessore,
riflettendo alla necessità di proteggere gli affari di Ladislao, affine
di opporlo al re _Lodovico d'Angiò_, creatura dell'antipapa, non
solamente aveva assoluta la regina suddetta coi figliuoli nell'anno
precedente da tutte le censure, ma nel presente ordinò ai popoli del
regno di Napoli di ubbidire ad esso Ladislao, e mandò anche a coronarlo
re in Gaeta per le mani di _Angelo Acciaiuoli_ cardinale legato.
Tanto maggior premura ebbe il pontefice di sostener gl'interessi
di Ladislao[2031], perchè era già noto che il giovane Lodovico di
Angiò s'affrettava per venire a Napoli[2032]. Mossesi egli in fatti
da Marsiglia nel dì 20 di luglio con ventuna tra galee e fuste, ed
altri legni ben armati e forniti di copiose vettovaglie. Fu sbattuta
da fiera tempesta la sua flotta; ciò non ostante, arrivò e sbarcò a
Napoli nel dì 14 d'agosto. Per mal augurio fu preso che un Catalano,
nell'inalberar la bandiera reale nella torre del Carmine, da un
fulmine restò ucciso, e cadde con parte della torre la bandiera per
terra. Risonò pel viva universale la città di Napoli; tutti i seggi
gli giurarono fedeltà, e varie città e terre spedirono a riconoscerlo
per loro signore. Sette mila fiorini d'oro applicati a Renzo Pagano
castellano di castello Sant'Ermo operarono, ch'egli rimettesse in
mano del _re Lodovico_ nel dì 19 d'ottobre quella fortezza. Capitolò
ancora Pozzuolo, dopo aver sostenuto per lungo tempo l'assedio[2033].
Celebrossi nell'anno presente il giubileo in Roma, col concorso
d'innumerabili pellegrini, venuti particolarmente dalla Germania,
Polonia, Ungheria, Boemia, Inghilterra ed altri paesi dell'ubbidienza
di papa _Bonifazio IX_, ma non già dalla Francia e Spagna, che tenevano
la parte dello antipapa. Di gran danaro raunò il pontefice con tal
occasione, destinandolo al risarcimento delle chiese desolate di Roma,
con impiegarne nondimeno buona parte in assoldar gente per dar soccorso
al re Ladislao. Sul principio d'ottobre gl'inviò secento cavalli,
e poscia condusse a' suoi servigi il _conte Alberico_ da Barbiano,
valente capitano, colle sue genti d'armi. Per tali spese occorreva
gran somma di danaro; diede perciò facoltà a due cardinali di ricavarne
coll'impegnare i beni delle chiese e de' monisteri; infeudò molte terre
della Chiesa romana; e confermò i vicariati delle lor città ad _Alberto
d'Este_ marchese di Ferrara, ai _Malatesti_, agli _Ordelaffi_, agli
_Alidosi_, ai _Manfredi_, ed altri signorotti della Romagna, imponendo
loro l'annuo censo. Scomunicò eziandio l'antipapa _Clemente_, e
Clemente dal canto suo[2034] non mancò di fare lo stesso contra di lui.
Essendo stato ucciso _Rinaldo Orsino_ signore dell'Aquila, si diede
quella città al sommo pontefice Bonifazio.
 
Già trasparivano i vasti pensieri di _Gian-Galeazzo Visconte_ signor
di Milano, inclinati alla monarchia d'Italia. Forze non gli mancavano,
e meno molto l'ingegno e l'industria, potendosi egli contare pel
più fino politico di questi tempi. Teneva egli corrispondenze e
facea maneggi dappertutto, e massimamente in Toscana, dove avea già
tratte all'aderenza sua le città di Siena e Perugia, disgustate de'
Fiorentini[2035]. Avea anche delle tele segrete in Pisa. Le parole
sue e i suoi manifesti altro non sonavano che desiderii di pace;
ma il contrario risultava dai fatti. Vegliavano intanto gli accorti
Fiorentini, e veggendo ch'egli era dietro ad accendere il fuoco in
Toscana, dacchè avea spedito a Siena _Giovanni d'Azzo_ degli Ubaldini
con assai squadre d'uomini d'armi, non tralasciarono diligenza e spesa
veruna per mettersi in istato di fargli fronte. Certamente a quella
repubblica soprattutto si dee, se il Visconte non assorbì allora la
maggior parte d'Italia. Più d'ogni altra città era minacciata Bologna
dalle armi di lui; e però, fatta lega con quel popolo, inviarono
alla difesa d'essa il valoroso _Giovanni Aucud_ lor generale con un
corpo di combattenti. I Bolognesi[2036], che nell'aprile stavano in
feste, ed aveano fatto un sontuoso torneamento, non lasciarono per
questo, giacchè riconosceano il pericolo in cui si trovavano, di
assoldar gente. Fecero venire per lor generale il _conte Giovanni_
di Barbiano colla sua brigata d'uomini d'armi; ma nel passar egli
pel distretto de' Malatesti, fu sconfitta la sua gente, ed insieme
trecento lancie inviategli incontro da' Bolognesi. Pure egli arrivò a
Bologna; ma nel dì primo di maggio colà giunsero ancora tre trombetti
a sfidar quel comune. Uno era di _Gian-Galeazzo_, e gli altri due di
_Alberto_ marchese di Ferrara e di _Francesco Gonzaga_ signore di
Mantova; principi, ai quali conveniva allora far quello che voleva
il Visconte, per non tirare la guerra addosso a sè stessi. Nel dì 4
d'esso mese entrò l'oste milanese, sotto il comando di _Giacomo dal
Verme_, nel territorio di Bologna; andò all'assedio di Crevalcuore,
e poco mancò che non se ne impadronisse. Ma uscito animosamente il
popolo di Bologna, e fatta massa a castello San Giovanni in Persiceto,
l'armata nemica levò il campo, e se n'andò con Dio. Ma eccola comparir
di nuovo a' dì 20 di giugno, e pareva tutto disposto per venire ad un
fatto d'armi, quando all'improvviso arrivò ordine a Giacomo del Verme
di tornarsene indietro. Il motivo di questo cangiamento di cose fu il
seguente.
 
Dopo essersi fermato lungo tempo in Firenze _Francesco Novello da
Carrara_[2037], ed aver concertato con que' pubblici magistrati il
come si avesse da far guerra al conte di Virtù, travestito avea impresi
varii viaggi nell'anno precedente a Perugia, a Pisa e ad altri luoghi.
Finalmente, passato in Germania, andò a trovare _Stefano duca_ di
Baviera per impegnarlo, secondo le istruzioni avute dai Fiorentini
e Bolognesi, nella guerra contra del conte di Virtù. Trovò disposto
quel principe a calare in Italia con un corpo d'armata. Passò ancora
a Madrussa a visitar quel conte suo cognato, e ritrovato Michele da
Rabatta onorato cavaliere, che tutto si offerì a' suoi servigi, fece
quella leva che potè di alcune centinaia di lance tanto in Germania che
nel Friuli. Ora Francesco Novello, come ebbe nuova che Gian-Galeazzo
avea impegnate le sue armi contra de' Bolognesi, coraggiosamente con
quel poco di gente se ne tornò in Italia con disegno di tentare il suo
ritorno in Padova. Era egli assai informato che il popolo padovano,
dianzi sì disgustato del governo carrarese, lungi d'aver trovato quel
dolce che si figurava sotto il Visconte, ne provava l'amaro, e sarebbe
volentieri ritornato all'ubbidienza primiera; rari essendo que' popoli
che, perduto il proprio principe, e ridotta la lor città in provincia,
non ne sentano eccessivo danno, tanto che giungono a desiderare un
principe, quand'anche non fosse il migliore del mondo, piuttosto che
essere governati, cioè desolati da mercenarii governatori. E già molti
dei nobili padovani erano stati o carcerati o confinati a Milano,
oppure se n'erano fuggiti.
 
Gran conforto fu questa cognizione al Carrarese, e molto più gli era
stata la promessa a lui fatta dal duca di Baviera di condurre le sue
armi in Italia contra del signor di Milano. Passò egli pel Friuli col
suo picciolo esercito, che nondimeno s'andò aumentando per istrada,
concorrendo a lui massimamente i banditi da Padova. Appena giunto sul
Padovano, a migliaia furono al suo seguito i villani armati, di modo
che nel dì 19 di giugno si presentò alle mura del primo recinto di
Padova, e diede un generale assalto[2038]. La maggior parte di que'
cittadini, all'udir _Carro, Carro_, e al veder le bandiere dell'antica

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