2016년 6월 29일 수요일

Annali d'Italia 142

Annali d'Italia 142



a lui d'unanime consenso dei popoli succedette nel dominio _Niccolò
marchese d'Este_ suo figliuolo, già investito degli Stati dal papa e
dall'imperadore[2088]. Era egli in età di nove anni e mesi, e però
gli furono assegnati dal padre alcuni nobili per tutori, sotto la
protezione dell'inclita repubblica di Venezia, la quale, unitamente co'
Bolognesi, Fiorentini e Mantovani, inviò rinforzi di milizie a Ferrara
e Modena[2089], per sicurezza del giovinetto principe, e per isventar
le trame che potesse tentare il conte di Virtù. Fu ancora in questo
anno un terribile sconvolgimento nella discorde città di Genova[2090]
per li tentativi fatti più volte da _Antoniotto Adorno_ affin di
ricuperare la perduta dignità di doge. Troppo lontano mi condurrebbe
l'argomento, se narrar volessi quegli avvenimenti, diffusamente
descritti da Giorgio Stella. A me perciò basterà di accennare che il
doge _Antonio di Montaldo_, cedendo alla forza, si ritirò. _Pietro
da Campofregoso_ fu assunto a quella dignità da alcuni; ma cadde
anch'egli. Venne proclamato da altri _Clemente di Promontorio_; neppur
egli durò. Con più bella apparenza fu esaltato _Francesco Giustiniano_
del fu Garibaldo. Vi furono battaglie, e con tutti i suoi sforzi
Antoniotto Adorno nulla potè ottenere. Finalmente, prevalendo la
fazione d'_Antonio di Montaldo_, questi riacquistò nel dì primo di
settembre il trono ducale, e tornò alla sua quiete la scompigliata
città, con restar nulladimeno in moto i mali umori delle detestabili
fazioni. Guerra fu in quest'anno[2091] fra _Carlo_ e _Pandolfo de'
Malatesti_ signori di Rimini, Pesaro e d'altri luoghi dall'un canto,
e _Cecco_ e _Pino degli Ordelaffi_ signori di Forlì. Si venne a
battaglia fra loro nel dì 8 di agosto presso alla villa di Bosecchio,
e ne andarono sconfitti gli ultimi, con lasciar molti prigionieri in
mano de' nemici. Fin qui era stato ritenuto prigioniere nel castello
di Monza[2092] _Francesco il vecchio da Carrara_, trattato nondimeno
con umanità da _Gian-Galeazzo Visconte_, quando s'avvicinarono i giorni
suoi al fine. Mancò egli di vita nel dì 6 d'ottobre dell'anno presente;
e il Visconte, uomo di massime grandi, fattolo imbalsamare, con
esequie magnifiche gli celebrò il funerale. Ottenne dipoi _Francesco
Novello_ il cadavero del padre, e, fattolo condurre a Padova, quivi
con solennissima pompa gli diede sepoltura nel dì 20, oppure 21 di
novembre. L'orazione funebre fatta in tale occasione da Pietro Paolo
Vergerio, insigne oratore di questi tempi, colla descrizione del
funerale, fu da me data alla luce[2093].
 
NOTE:
 
[2079] Ammirat., Istoria Fiorentina, lib. 16.
 
[2080] Georgius Stella, Annal. Genuens., tom. 17 Rer. Ital.
 
[2081] Raynaldus, Annal. Eccles.
 
[2082] Cronica di Bologna, tom. 18 Rer. Ital.
 
[2083] Bonincontrus, Annal., tom. 21 Rer. Ital.
 
[2084] Sozomenus, Hist., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2085] Theodoricus de Niem, Hist.
 
[2086] Chron. Estense, tom. 15 Rer. Italic.
 
[2087] Matth. de Griffon., Chron., tom. 18 Rer. Ital. Cronica di
Bologna, tom. eod.
 
[2088] Delayto, Annal., tom. eod.
 
[2089] Gatari, Istor. di Padova, tom. 17 Rer. Ital.
 
[2090] Georgius Stella, Annal. Genuens., tom. eod.
 
 
 
 
Anno di CRISTO MCCCXCIV. Indizione II.
 
BONIFAZIO IX papa 6.
VENCESLAO re de' Romani 17.
 
 
Terminò in quest'anno i suoi giorni l'ambizioso antipapa CLEMENTE
VII, dimorante allora in Avignone, lodato da quei della sua fazione,
detestato e abborrito dagli altri[2094]. Succedette la morte sua nel
dì 16 di settembre, mentre l'Università della Sorbona e _Carlo VI
re_ di Francia si maneggiavano forte per trovar ripiego colla forza
allo scandaloso scisma che, tuttavia durando, producea innumerabili
sconcerti nella Chiesa di Dio, essendo specialmente divenuta troppo
familiare la simonia. Forse questo maneggio accelerò la morte di lui.
Ma nulla si guadagnò coll'esser egli mancato di vita; perciocchè i
cardinali del seguito suo raunati, senza voler ascoltare ragioni, gli
diedero per successore da lì a dodici giorni il _cardinal Pietro di
Luna_, che prese il nome _Benedetto XIII_, uomo d'ingegno destro, molto
eloquente e negoziator finissimo. Abbiamo da Teodorico di Niem[2095]
che quest'uomo furbo, finchè fu cardinale, dappertutto parlando ai
principi e predicando ai popoli, detestò sempre lo scisma, e fu inteso
più volte dire, che s'egli arrivasse mai al papato, avrebbe ridotta
la Chiesa alla sua prima unione. Fu questo uno de' motivi per cui i
cardinali di Avignone concorsero ad eleggerlo. Mostrò egli anche dipoi
la sua premura di metter fine a quella tragedia, in iscrivendo le
lettere circolari della sua elezione ai principi: parole speziose per
farsi credito, perchè i fatti gridarono dipoi sonoramente in contrario.
Intanto _papa Bonifazio IX_ non tralasciava diligenze per tirar nel
suo partito gli aderenti in addietro all'antipapa Clemente, senza
punto mostrar disposizione ai ripieghi che si proponevano per levare
lo scisma. Nè già mancavano torbidi allo Stato ecclesiastico[2096].
Biordo Perugino proditoriamente s'impadronì d'Assisi nel dì 22 di
maggio. _Pandolfo Malatesta_ occupò Todi, poi Narni; diede il guasto
ai territorii di Spoleti e di Terni, e introdusse in Orta i Bretoni
ed altri soldati dell'antipapa. Fu perciò fulminata contra di lui
la scomunica; ma questi fulmini in que' cattivi tempi poca paura
faceano ai potenti di larga coscienza. Anzi abbiamo dalla Cronica di
Forlì[2097] che Carlo e Pandolfo Malatesti comperarono nel dì 13 di
luglio Bertinoro da papa Bonifazio per ventidue mila fiorini di oro:
il che si dee credere fatto prima della scomunica. Grande applicazione
davano intanto ad esso papa gli affari di Napoli[2098]. Si andava
rinforzando il giovinetto _re Ladislao_ per terra e per mare con
disegno di tentare qualche impresa contra del nemico _re Lodovico
d'Angiò_. Ma, giunta a Gaeta una fiera pestilenza, si ritirò esso re
fuori della città con tutta la corte. Poco vi stette, perchè due galee
di Mori fecero in quella marina più di cento schiavi; il che consigliò
Ladislao a tornarsene in città. Fu circa questi tempi proposto da'
mediatori ch'esso re desse in moglie all'Angioino _Giovanna_ sua
sorella, e cadaun d'essi tenesse quel che possedeva. Ladislao escluso
da Napoli non vi trovò i suoi conti. Ma per lo sforzo che egli meditava
di fare, troppo sfornita trovandosi la di lui borsa, nel dì 27 di
ottobre con quattro galee si partì da Gaeta, e andossene a Roma.
Per conto degli onori n'ebbe in eccesso, ma non così della pecunia.
Tuttavia ricavato dal pontefice e da' cardinali quanto ne potè, nel
dì 19 di novembre se nè tornò a Gaeta[2099]. Avvenne che mentre egli
dimorava in Roma, gl'insolenti Banderesi romani, cioè i capurioni delle
milizie urbane, si levarono a rumore contra del papa, talmente ch'egli
corse anche pericolo della vita. Il re colle sue guardie si oppose,
e gli riuscì poi di mettere la concordia fra loro. Scrive Sozomeno
storico ciò succeduto nel mese di maggio. Abbiam veduto che, secondo
gli Annali Napoletani, Ladislao di ottobre si trasferì a Roma.
 
Perderono i Fiorentini quest'anno, a dì 17 di marzo, oppure, come
ha Matteo Griffoni[2100], nel mese d'agosto, il prode lor capitano,
stato dianzi gran masnadiere d'Italia, cioè _Giovanni Aucud_, al
quale fu data con sommo onore sepoltura in Santa Maria del Fiore, dove
tuttavia si mira la di lui memoria. A forza di danari s'accordarono
con _Biordo Perugino_. Costui, dopo avere smunto dai Sanesi venti mila
fiorini d'oro, entrò nella Romagna, e diede il sacco a varie terre.
_Jacopo di Appiano_, tiranno di Pisa, temendo di costui, impetrò da
_Gian-Galeazzo Visconte_ quattrocento lancie, ed egli ben volentieri
le spedì colà, per meglio assicurarsi di quella città. Turbata fu più
che mai, nell'anno presente, la città di Genova dalla discordia e dalle
sedizioni de' Guelfi e de' Ghibellini[2101]. Il già doge _Antoniotto
Adorno_ con isforzi novi tentò di risalire sul trono, e deporre il
doge Antonio di Montaldo. Furono in armi tutte le fazioni. Veggendo il
Montaldo di non potere resistere alla possanza degli avversarii, nel dì
24 di maggio, deposte le redini del governo, si ritirò a Savona, indi
a Gavi, per far guerra alla città. _Niccolò di Zoaglio_ in luogo suo
fu eletto doge; ma per poco tempo, perchè gli succedette colla forza
_Antonio di Guarco_, proclamato doge da buona parte del popolo. Contra
di questo nuovo doge essendo entrato in Genova _Antoniotto Adorno_,
trovatosi abbandonato da' suoi, restò prigione; ma fu rilasciato con
varii patti. Sino al dì ultimo d'agosto Antonio di Guarco tenne saldo
il suo governo: ma, essendo rientrato in Genova l'Adorno, ed accolto
con sonoro applauso da numeroso popolo, nella notte precedente al
dì 3 di settembre esso Guarco prese la fuga, e si salvò anch'egli a
Savona. Prevalendo allora i Ghibellini contra de' Guelfi, attaccarono
il fuoco al palazzo dell'arcivescovo, cioè di _Jacopo del Fiesco_, e
ad altre case dei nobili guelfi. Nello stesso dì 3 di settembre da'
suoi parziali fu di nuovo eletto doge _Antoniotto Adorno_, ma con
restare in armi i deposti _Antonio di Montaldo_, e _Antonio di Guarco_,
i quali mossero le armi straniere contro la patria per sostenere
la pugna. Infatti nell'anno presente, chiamato da essi il _sire di
Cossì_ Franzese, ed assistito da _Carlo marchese_ del Carretto, e dai
nobili _Doria_, entrò armato nella riviera occidentale di Genova, e
prese Diano, con far correre voce di sottoporre quella contrada al
re di Francia. Ma non avendo tali forze da poter compiere sì vasto
disegno, non tardò molto a ritirarsi. Restò la città di Genova e tutto
il suo territorio in gran confusione per tali discordie e per tanti
pretendenti.
 
Era, siccome dicemmo, succeduto al padre nella signoria di Ferrara
_Niccolò II marchese d'Este_[2102]. Contra di questo giovinetto
principe insorse _Azzo marchese Estense_ figliuolo di quel _marchese
Francesco_ che fuoruscito di Ferrara, e divenuto generale delle
armi di _Galeazzo Visconte_, vedemmo far guerra agli Estensi allora
dominanti. Ora anch'egli animato dall'età del marchese Niccolò incapace
del governo e sotto mano fiancheggiato da _Gian-Galeazzo_ signor di
Milano[2103], cominciò più trame contro lo Stato di Ferrara, e trasse
varii nobili e vassalli della casa d'Este nel suo partito. _Obizzo da
Monte-Garullo_, castellano nelle montagne del Frignano, fu il primo ad
alzar bandiera, con occupar varie castella di quelle contrade. Accorse
l'esercito del marchese, ed unito coi Lucchesi nemici del medesimo
Monte-Garullo, lo obbligò, dopo varie battaglie ed assedii, a chieder
mercè. Venne con salvo condotto a Ferrara, ed ottenne da chi gli prestò
fede più di quel che poteva sperare. Sollevossi ancora _Francesco
signor di Sassuolo_, ed aiutato da _Azzo signor di Rodea_, prese Monte
Baranzone ed altri luoghi in quelle parti. Era liberal di promesse il

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