2016년 6월 29일 수요일

Annali d'Italia 143

Annali d'Italia 143


marchese Azzo verso chiunque gli aderiva[2104]; e, facendo loro sperare
alcuno degli Stati che si doveano conquistare, od altri premii, sollevò
altri vassalli della casa d'Este contro il marchese Niccolò, con
giugnere a farsi de' partigiani in Ferrara stessa. Tuttavia, a riserva
di alcune terre che si ribellarono, non potè Azzo far progressi, perchè
da Venezia, Bologna e Firenze vennero nuovi soccorsi a Ferrara; ed
_Azzo da Castello_, valoroso mastro di guerra, general del marchese
Niccolò, non solamente fece svanir tutti i disegni dei nemici, ma anche
assediò Castellarano, finchè tra la vicinanza del verno, e le genti che
segretamente spediva in aiuto de' ribelli Gian-Galeazzo Visconte, gli
convenne ritirarsi. Ribellatasi nel dì 7 di marzo di quest'anno[2105]
la città di Catania a _don Martino re_ di Sicilia, per mare e per
terra fu da lui assediata, e colla fame forzata a rendersi nel dì 5
d'agosto. Cento mila fiorini d'oro dovettero pagar que' cittadini in
pena della loro ribellione. Già pensava _Carlo VI re_ di Francia allo
acquisto di Genova[2106]; e, per non aver contrario Gian-Galeazzo
Visconte, conchiuse seco una lega in quest'anno; ed allora fu[2107]
che il Visconte cominciò ad inquartar coll'arme sue del biscione i
gigli della real casa di Francia. Anche il _sire di Cossì_, a nome
di _Lodovico_ divenuto _duca d'Orleans_ e signore di Asti, cioè del
marito di _Valentina Visconte_[2108], nel dì 16 d'ottobre fece lega con
_Teodoro marchese_ di Monferrato, ed in questa entrò anche _Amedeo di
Savoia_ principe della Morea.
 
NOTE:
 
[2091] Chron. Foroliv., tom. 22 Rer. Ital.
 
[2092] Delayto, Annal., tom. 18 Rer. Ital. Chron. Estense, tom. 15 Rer.
Ital.
 
[2093] Verger., Orat., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2094] Vita Clementis antipapae, P. II, tom. 3 Rer. Ital.
 
[2095] Theodoricus de Niem, Hist.
 
[2096] Raynaldus, in Annal. Eccles.
 
[2097] Chron. Foroliviens., tom. 22 Rer. Ital.
 
[2098] Giornal. Napol., tom. 21 Rer. Ital.
 
[2099] Sozomenus, Hist., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2100] Matthaeus de Griffonibus, Chron. Bonon., tom. 18 Rer. Ital.
 
[2101] Georgius Stella, Annal. Genuens., tom. 17 Rer. Ital.
 
[2102] Delayto, Annal., tom. 18 Rer. Ital.
 
[2103] Gatari, Istor. di Pad., tom. 17 Rer. Ital.
 
[2104] Delayto, Annal., ubi sup.
 
 
 
 
Anno di CRISTO MCCCXCV. Indizione III.
 
BONIFAZIO IX papa 7.
VENCESLAO re de' Romani 18.
 
 
Con sommo zelo si adoperò in questo anno[2109] _Carlo VI re_ di Francia
coll'Università di Parigi per estinguere il pernicioso scisma della
Chiesa di Dio, e spedì ambasciatori all'_antipapa Benedetto_, con
proporgli varie maniere per giugnere alla riunione. Cercò l'astuto
ogni sutterfugio per sottrarsi alla cessione, e solamente si appigliò
al ripiego di abboccarsi e di trattare con _papa Bonifazio_, ben
riflettendo che mai per tal via non sarebbe seguito accordo alcuno. In
questi tempi il pontefice Bonifazio attese a fortificarsi in Roma, con
ridurre lo stesso Campidoglio in forma di fortezza: del che mormoravano
non poco i Romani. Ma i maggiori suoi pensieri erano rivolti a dar
vigore al _re Ladislao_, per desiderio di veder detronizzato il nemico
_re Lodovico d'Angiò_, signoreggiante in Napoli. Spedì pertanto ad esso
Ladislao un gran rinforzo di galee ed assai brigate di combattenti,
acciocchè si portasse allo assedio di Napoli[2110]. In premio di tai
soccorsi impetrò che il re investisse del ducato di Sora i pontificii
nipoti. Ora Ladislao, uniti che ebbe tutti i suoi baroni e le forze
sue, nell'aprile di quest'anno si portò all'assedio di Napoli[2111],
strignendo quella nobil città per mare e per terra. Entro d'essa il
re Lodovico, fornito di copiosa cavalleria niun timore, mostrava. Durò
l'assedio sino al dì 15 di maggio, in cui, sopraggiunte quattro galee
di Provenza, diedero la caccia alle pontificie, e furono cagione che
Ladislao levasse il campo, e si ritirasse ad Aversa e poscia a Gaeta
colle mani piene di mosche. Per maneggio de' Sanseverini l'almirante
_duca di Sessa_ di casa Marzano si staccò da lui, e si unì col re
Lodovico. Nel dì 26 di dicembre Ladislao maritò con Andrea da Capoa
_Costanza di Chiaramonte_, stata sua moglie, e ripudiata. Andando
essa a marito, pubblicamente nella piazza di Gaeta piagnendo disse al
novello sposo, doversi egli tenere per ben fortunato, dacchè avrebbe
da lì innanzi per concubina la moglie del re Ladislao. Gran dispiacere
e pietà recarono a tutti queste parole. Ma in tempi sì sconcertati le
iniquità maggiori trovavano passaporto.
 
L'anno fu questo in cui _Gian-Galeazzo_, deposto il basso e miserabile
titolo di conte di Virtù[2112], prese quello di duca di Milano. Si
procacciò egli questa onorevol dignità da _Venceslao re de' Romani_,
per quanto fu creduto, collo sborso di cento mila fiorini d'oro. Il
privilegio a lui conceduto da esso Venceslao in Praga nel dì primo di
maggio dell'anno presente, vien riferito negli Annali Milanesi. Quivi
egli è dichiarato duca di Milano a titolo di feudo con tutti gli onori
e l'autorità competente a sì sublime grado. Nell'anno seguente, con
altro diploma dato in Praga nel dì 13 d'ottobre, lo stesso Venceslao
confermò al medesimo Gian-Galeazzo il _ducato di Milano_, e insieme
la_ contea di Pavia_, colle altre città e terre da lui possedute
e dipendenti dall'imperio: cioè _Brescia, Bergamo, Como, Novara,
Vercelli, Alessandria, Tortona, Bobbio, Piacenza, Reggio, Parma,
Cremona, Lodi, Crema, Soncino, Borgo San Donnino, Verona, Vicenza,
Feltro, Belluno, Bassano, Sarzana, Carrara_, ed altre terre e ville con
più ampia autorità. Non v'intervenne l'assenso degli elettori, i quali
poscia fecero a Venceslao un reato di tal concessione. Ora nel dì 5 di
settembre, o piuttosto, come ha il Delaito[2113], nel dì 8 d'esso mese,
festa della Natività della Vergine, si diede, con ammirabil sontuosità
in Milano esecuzione alla grazia, avendo _Benesio Camsinich_,
deputato da Venceslao, conferito il manto e le altre insegne ducali
al nuovo duca[2114]. Fu onorata questa magnifica funzione, di cui,
oltre all'autore degli Annali di Milano, lasciò anche il Corio una
copiosa relazione, da molti vescovi, dagli ambasciatori di quasi
tutti i potentati d'Italia, e da innumerabil popolo, e festeggiata da
suntuosissime giostre, tornei, conviti ed altri pubblici divertimenti;
nè da gran tempo avea veduto l'Italia sì maestosi solazzi. Prese dunque
il Visconte da lì innanzi il nome di _Gian-Galeazzo duca di Milano e
conte di Pavia_[2115]. Maggiori sforzi fece in quest'anno il _marchese
Azzo Estense_ contra del _marchese Niccolò_ signor di Ferrara. Con
promettere Comacchio e la riviera di Filo ad _Obizzo_ e _Pietro da
Polenta,_ signori di Ravenna e Cervia, li guadagnò al suo partito.
Allettò ancora con danari ed altre promesse _Cecco degli Ordelaffi_
signore di Forlì. Ma sopra tutti s'impegnò in favore di lui _Giovanni
conte di Barbiano_, uomo solito a pescare nel torbido. Raunato un
esercito di Romagnuoli, nel dì 20 di gennaio s'inviarono questi alla
volta di Ferrara. Ma quando men sel pensavano, essendo venute loro
incontro le milizie e il naviglio di Ferrara, nel passare che essi
faceano il Po di Primaro, furono sconfitti e obbligati a tornarsene
indietro. Ora giacchè il marchese Azzo tuttodì andava ordendo nuovi
tradimenti contro la persona del picciolo marchese Niccolò, e dei
suoi consiglieri e tutori, venne in mente a questi ultimi di valersi
de' medesimi mezzi per isbrigarsi una volta da guerra sì dispendiosa,
credendo lecito tutto contra di un indebito perturbator dello Stato,
già processato e condannato con taglia.
 
Pertanto, trovandosi il _marchese Azzo_ nelle terre di Giovanni conte
di Barbiano[2116] trattarono, con esso conte di farlo uccidere,
promettendogli in ricompensa la ricca e nobil terra di Lugo, e
quella di Conselice, oltre ad una buona somma di danaro, che si dice
ascendesse a trenta mila fiorini d'oro. Seguì l'accordo nel mese di
marzo; fu mandato Giovanni da San Giorgio, come persona fidata, da
Ferrara, che si accertasse della morte di Azzo. Ma memorabil sempre
sarà la truffa che il conte di Barbiano fece in questa occasione[2117].
Dacchè il marchese Azzo fu ben riconosciuto dal deputato ferrarese, si
ritirò esso Azzo in una vicina camera, dove immediatamente fece vestir
de' suoi abiti e del suo cappuccio un tal Cervo da Modena, familiare
del conte, che gli si rassomigliava non poco. Scagliatisi poi addosso
a questo misero innocente gli sgherri, a forza di pugnalate il tolsero
di vita, avendolo specialmente ferito nel volto. Le grida e gli urli
erano uditi dall'incauto messo ferrarese, che, dipoi entrato, vide
steso a terra, e conobbe morto il creduto marchese Azzo. Dopo avere
spedita la nuova a Ferrara, andò egli tosto coi segnali a lui confidati
a dare il possesso delle terre di Lugo e Conselice a _Giovanni conte
di Barbiano_, che le tenne per sè, ed anche per giunta fece prigioni le
guarnigioni estensi, le quali poi convenne riscattar con danaro. Grande
strepito fece per tutta Italia questo avvenimento; ma Iddio, che non
paga ogni sabbato sera, raggiunse a suo tempo questo manipolator di
tradimenti. Ne furono sì irritati i Veneziani, Fiorentini, Bolognesi,
e i signori di Mantova e di Padova, che tutti inviarono nuovi rinforzi
di gente a Ferrara, co' quali gran guerra fu cominciata contro le
terre d'esso conte di Barbiano, con dare il guasto a tutto il paese,
e piantar bastie in più siti. Crebbero, ciò non ostante, le segrete
cabale dei _marchese Azzo_; trovò in Ferrara non pochi disposti ad
una gran congiura; passò nell'aprile con quanti armati potè ottenere
dal conte di Barbiano sul Ferrarese; ed accorsero in servigio di
lui a migliaia i villani, allettati da voce sparsa del secolo d'oro
sotto di lui. Già egli s'inviava verso Ferrara, quando nel dì 16
d'aprile, arrivato alla villa di Porto, si vide in faccia l'esercito
ferrarese, con cui volontariamente s'era venuto a congiungere _Astorre
de' Manfredi_ signor di Faenza seco menando secento uomini d'armi.
Si attaccò una crudel battaglia; vi fu messo a fil di spada più d'un
migliaio di que' villani; sterminata copia s'ebbe di prigioni, e
contossi fra loro il _marchese Azzo_, preso dal _conte Corrado di
Altimberg_ Tedesco. Fecero il possibile i Ferraresi per averlo in
mano, ma l'accorto Astorre il fece condurre nelle carceri di Faenza:
con che respirò l'afflitta Ferrara. Si andava in questi tempi sempre
più rinforzando di gente _Gian-Galeazzo_ duca di Milano, con aver egli
fra le altre provvisioni condotto al suo soldo il _conte Alberico da
Barbiano_, famoso capitano, dopo averlo co' proprii danari riscattato
dalla prigionia nel regno di Napoli. Continua gelosia davano questi
ed altri segreti andamenti del duca ai collegati, e massimamente a
_Francesco signore di Mantova_: il perchè neppur essi lasciavano di
far preparamenti per difendersi dalle insidie di questo potente e
industrioso avversario.
 
NOTE:
 
[2105] Hist. Sicula, tom. 24 Rer. Ital.
 
[2106] Corio, Istor. di Milano.
 
[2107] Chron. Placent., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2108] Benvenuto da S. Giorgio, Istoria del Monferrato, tom. 23 Rer.
Ital.
 
[2109] Raynaldus, Annal. Eccles.
 
[2110] Theodericus de Niem, Histor.
 
[2111] Giornal. Napolet., tom. 21 Rer. Ital.
 
[2112] Annal. Mediolan., tom. 16 Rer. Ital. Corio, Istoria di Milano.
 
[2113] Delayto, Annal., tom. 18 Rer. Ital.
 
[2114] Chron. Placent., tom. 16 Rer. Ital.
 
[2115] Delayto, Annal., tom. 18 Rer. Ital.
 
[2116] Ammirat., Istoria Fiorentina, lib. 16.
 
[2117] Chronica di Bologna, tom. 18 Rer. Ital. Matthaeus de Griffon., tom. eod.

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