2016년 6월 29일 수요일

Annali d'Italia 137

Annali d'Italia 137


ottenere buoni patti dalla magnanimità di quel principe; ma che intanto
il castello di Padova verrebbe consegnato a titolo di deposito in mano
del medesimo Giacomo dal Verme, da restituirsi, qualora non succedesse
l'accordo, con altri patti, registrati nelle Storie dei Gatari. Fecesi
la consegna del castello nel dì 23 di novembre, e in quello stesso
giorno si mosse Francesco Novello da Padova con _Taddea Estense_ sua
moglie, co' figliuoli, e col meglio di sua roba in oro, argento, gioie
e danari, ascendente al valore di trecento mila fiorini d'oro, senza i
panni; e s'inviò colla testa bassa alla volta di Verona per passare a
Pavia. Già la città di Trivigi per sollevazion del popolo, che odiava
il dominio de' Carraresi, s'era data alle armi del Visconte[2005].
Erasi ritirato nel castello _Francesco il vecchio_. Gli fu spedito
il _marchese Spineta_ Malaspina a consigliarlo di rimettersi alla
generosità del conte di Virtù. Di larghe promesse gli furono fatte,
tanto ch'egli nel dicembre, consegnata quella fortezza agli uffiziali
del Visconte, s'incamminò alla volta di Pavia. Ed ecco in poco tempo
a terra la magnifica _casa da Carrara_, la quale non tardò a provare
in che debili fondamenti ella avesse poste le sue speranze, e qual
capitale s'avesse a fare del genio conquistatore del conte di Virtù.
Intanto Padova, contro i patti, si diede ad esso conte, a cui nel dì 28
di dicembre fu spedita solenne ambasciata da quel popolo, con detestare
il precedente governo dei Carraresi. Lo stesso fecero tutte le terre e
fortezze, e Feltro e Cividal di Belluno. Oltre all'ingrandimento degli
Stati, ebbe il conte di Virtù la consolazione ancora di veder nato un
figlio maschio da _Caterina Visconte_ sua moglie nel dì 7 di settembre
dell'anno presente[2006], a cui fu posto il nome di _Giovanni Maria_.
 
NOTE:
 
[1998] Benvenuto da S. Giorgio, Istoria del Monferrato, tom. 23 Rer.
Ital.
 
[1999] Raynaldus, Annal. Eccles. Theodoric. de Niem, Histor. Gobel., in
Cosmod.
 
[2000] Bonincontrus, Annales, tom. 21 Rer. Ital. Georgius Stella,
Annal. Genuens., tom. 17 Rer. Ital.
 
[2001] Chronic. Estens., tom. 15 Rer. Ital.
 
[2002] Gazata, Chron. Regiens., tom. 18 Rer. Ital.
 
[2003] Gatari, Istor. di Padova, tom. 17 Rer. Ital.
 
[2004] Caresin., Chron., tom. 12 Rer. Ital.
 
 
 
 
Anno di CRISTO MCCCLXXXIX. Indiz. XII.
 
BONIFAZIO IX papa 1.
VENCESLAO re de' Romani 12.
 
 
Dimorando in Roma _papa Urbano VI_, andava meditando d'aprir egli il
giubileo romano per l'anno 1390, giacchè desiderava questa gloria
e contento[2007], con aver insieme ordinato che da lì innanzi ogni
trentatrè anni si celebrasse esso giubileo. Ma verso la metà d'agosto
cominciò a decadere la sua sanità, in maniera che alcuni sospettarono
cagionata da veleno la sua infermità[2008]. Continuò peggiorando sino
al dì 18 di ottobre, in cui Dio il chiamò all'altra vita[2009]. Lasciò
di sè stesso una memoria infausta appresso gli storici, perchè colla
sua imprudenza ed alterigia diede non picciola occasione al deplorabile
scisma suscitato dall'altrui malignità ed ambizione, e perchè uomo
rotto, implacabile, crudele, e volto più che ad altro ad ingrandire i
proprii nipoti, che tardarono poco a svanire con tutte le lor grandezze
e ricchezze. Per questo fu chiamato dall'autore degli Annali di
Forlì[2010]: _Vir pessimus, crudelis, et scandalosus, absque Consilio
cardinalium, cujus dolis schismata incepere in Ecclesia Christi_. Io
so che la sua memoria è difesa dall'Ammirato[2011]; e pure è da pregar
Dio che di simili teste calde, sprezzatrici del consiglio dei fratelli,
ed atte a rovinar sè stesse ed altrui, niuna più sia posta al governo
della Chiesa sua santa. Dai cardinali raunati in Roma al numero di
quattordici fu poscia eletto papa nel dì 2 di novembre il cardinal
_Pietro Tomacelli_ Napoletano, benchè assai giovine, perchè uomo di
petto, che assunse il nome di _Bonifazio IX_, e ricevette la corona
nel dì 11 di esso mese. Eransi lusingati i Franzesi di veder finito
lo scisma colla morte di _papa Urbano VI_, e che il loro antipapa
_Clemente_ verrebbe invitato a Roma. Poco stettero a disingannarsi,
udita la creazion del novello pontefice, il quale non tardò a rimettere
nei lor gradi quattro de' cardinali che per la acerbità del suo
predecessore si erano ritirati dalla Chiesa romana. Continuava intanto
la guerra nel regno di Napoli[2012]; e perciocchè il _re Ladislao_,
dimorante in Gaeta colla _regina Margherita_ sua madre, era giunto ad
età tollerabile per contraere matrimonio, fu conchiuso l'accasamento
di lui con _Costanza_ figliuola di _Manfredi_ potentissimo _conte di
Chiaramonte_ in Sicilia[2013]; e questa nel dì 5 di settembre giunse
a Gaeta, condottavi da quattro galee siciliane. Si accomodò a queste
nozze il giovinetto principe per cogliere una ricca dote in danaro,
di cui era egli allora sommamente necessitoso; ma col tempo vedremo
qual conto egli facesse di questa moglie e degli altrui benefizii.
L'acquisto fatto nell'anno precedente dell'isola di Zerbi verso le
coste dell'Africa[2014] animò maggiormente in quest'anno i cristiani
a tentar nuove imprese contra de' corsari tunesini. Quaranta furono
le galee armate da' Genovesi, comandate da _Giovanni Centurione_, con
venti altri legni grossi. Loro si unirono ancora alcune navi inglesi,
e in questa flotta andò a militare con un corpo di bella gente il _duca
di Borbone_ della casa di Francia. Sbarcarono i cristiani verso Tunisi,
fecero più battaglie, ma con isvantaggio, contro quei Barbari; laonde
se ne tornarono indietro non sol senza guadagno, ma con grave danno e
vergogna loro.
 
La potenza di _Gian-Galeazzo Visconte_, appellato conte di Virtù,
la quale a passi di gigante andava crescendo, cominciò a mettere
in apprensione non solamente i Bolognesi, ma anche i Fiorentini. I
primi, perchè temeano ch'egli risvegliasse le pretensioni passate
della casa sua sopra la loro città; e il timore passò presto in
certezza[2015]. Essendosi scoperto nel dì 21 di novembre un trattato
di alcuni cittadini di Bologna di dar quella città al conte di Virtù,
costò loro la testa, e molti altri furono confinati. Per conto poi
dei Fiorentini, vedeano essi che il conte di Virtù facea leva di gente
in Romagna[2016]; eravi principio di rotture coi Sanesi, malcontenti
de' Fiorentini a cagione di Montepulciano, e già inclinati a chiamare
per lor protettore il Visconte, istigati dal desiderio di far calar
l'alterigia a' lor vicini; e già ne aveano impetrato ducento lance.
Ma che? il Visconte colla sua fina politica tanto in voce, che per
mezzo de' suoi ambasciatori, non d'altro parlava che di pace, e si
esibiva ancora a metterla in Toscana. Anzi, per meglio addormentare i
potentati d'Italia, si mostrò ben pronto alla buona volontà di _Pietro
Gambacorta_ signore di Pisa, che facea premura di stabilire una lega
per quiete d'ognuno. In Pisa dunque si trovarono gli ambasciatori del
_Visconte_, di _Ferrara, Mantova, Bologna, Perugia, Siena, Lucca e
Firenze_, degli _Ordelaffi_, dei _Malatesti_ e d'altri signori; e si
stipulò una lega fra loro; con qual frutto, non tarderemo a vederlo.
Fino al dì 16 di febbraio restò la città di Trevigi[2017] in mano
degli uffiziali del conte di Virtù. Forse anche di più vi sarebbe
restata; ma l'apprensione della potenza veneta, e il sapere che il
popolo di quella città acclamò solamente San Marco, e sospirava di
passare sotto il saggio governo de' Veneziani, indussero finalmente
il Visconte a consegnar quella città colle fortezze, e insieme Ceneda
col suo distretto ad essa repubblica in esecuzion de' capitoli della
lega. Parimente nel dì 17 di ottobre mise _Alberto marchese_ di
Ferrara[2018] in possesso della nobil terra d'Este cogli altri luoghi a
lui destinati nella lega suddetta. Nel dì 25 di giugno (e non già nel
dì 15 di novembre, come ha il Corio[2019]) esso conte di Virtù inviò
a Parigi _Valentina_ sua figliuola, maritata a _Lodovico di Valois_,
che già dicemmo duca di Turena e fratello del re di Francia. Negli
Annali Milanesi[2020] e nella Storia del Corio si legge l'ampia nota
dei gioielli, vasi d'oro e di argento, ed altri ricchi arnesi che seco
portò questa principessa in Francia. Nel mese di novembre[2021] era
stato gravemente infermo _Guido da Polenta_ signor di Ravenna, e i suoi
figliuoli _Obizzo_, _Ostasio_ e _Pietro_ già si credeano colla morte di
lui di assumere il sospirato comando. Si riebbe egli dall'infermità;
ma ciò che questa non fece, gli scellerati figliuoli fecero poco
appresso, con prendere il padre, e confinarlo in una prigione, dove (il
quando non si sa) infelicemente egli terminò la sua vita. Il Rossi e
l'autor degli Annali di Forlì[2022] scrivono ciò avvenuto nel dì 28 di
gennaio dell'anno seguente; ma l'autore della Cronica Estense, allora
vivente[2023], mette questo orrido fatto nel dicembre del presente. In
Perugia ancora sorse fiera discordia fra i nobili e il popolo[2024].
Furono uccisi da esso popolo venti persone di quei che si appellavano
i Beccarini, e più di cinquecento esiliati, con occupar tutti i loro
beni, in guisa che restò come desolata quella città.
 
Dimoravano _Francesco il vecchio_ da Carrara in Cremona, e _Francesco
Novello_ suo figliuolo in Milano[2025], continuamente menati a spasso
con belle parole dai ministri di Gian-Galeazzo conte di Virtù, ma
senza mai poter muoversi di colà, e molto men di vedere la faccia
del conte, che risedeva in Pavia. La rabbia di Francesco il giovane
era immensa contra di lui, perchè contra de' patti gli avea preso il
dominio di Padova senza prima seco accordarsi, e senza finora avergli
assegnato alcun onorevol compenso. Tutto dì il chiamava traditore
co' suoi famigliari; gli cadde anche in pensiero di ammazzarlo, e ne
divisò anche la maniera; ma avendo confidato l'affare ad Artuso conte,
nobile padovano, a lui spedito dal padre, questi non per malizia,
ma imprudentemente si lasciò uscir di bocca il segreto, tanto che la
notizia ne pervenne a Gian-Galeazzo. Nulla di meno (e ciò sia detto
in sua lode) Gian-Galeazzo, senza voler imitare i crudi tiranni, lo
scusò, e dopo qualche tempo assegnò al Carrarese il possesso e dominio
del castello di Cortesone nell'Astigiano, abitato da gente micidiaria,
e inoltre cinquecento fiorini d'oro il mese. Mostrò Francesco Novello
d'esserne contento, e solamente chiese licenza di poter abitare per
quattro mesi in Asti, città ceduta dal Visconte al genero suo duca
di Turena, finchè potesse far acconciare la casa dirupata che dovea
servirgli di stanza. Accordatagli tal grazia, e preso il possesso del
castello, andò con _Taddea Estense_ sua moglie ad Asti. Quivi stando,
ossia, come vuole l'Ammirati[2026], che segreto impulso gli fosse dato
dai Fiorentini; oppure, come scrivono gli storici padovani, che lo
sdegno suo incredibile contra del conte di Virtù, e insieme la speranza
di ricuperare la perduta città di Padova, il movessero: determinò di
fuggirsene. Fingendo dunque di voler andare a Vienna del Delfinato per
adempiere un suo voto a santo Antonio, senza chiedere licenza, imprese
il viaggio colla moglie nel mese di marzo di quest'anno, per quanto io
credo, e passò l'Alpi. Nè sì tosto fu uscito de' confini del conte di
Virtù, che fece anche uscir d'Asti tutti i suoi figliuoli, con ordine
di passare a Firenze, dove anch'egli avea stabilito di portarsi. Andato
ad Avignone, trattò coll'antipapa _Clemente_; poscia, imbarcatosi
a Marsiglia, venne verso Genova, e parte per mare, parte per terra
arrivò a Pisa, e finalmente a Firenze, dove si riposò. I pericoli
da lui passati nel viaggio, e i patimenti sofferti furono ben molti.
Bella è la dipintura che ne fa il Gatari iuniore nella sua Cronica.
L'inaspettata fuga del Carrarese sommamente dispiacque a _Gian-Galeazzo
Visconte_, e fu poi cagione che sul fine di luglio facesse passare il
_vecchio Francesco_ di lui padre da Cremona nel castello di Como sotto
buone guardie, senza dargli qualche libertà di trattare co' suoi, e
con avergli occupato tutti i danari, gioie ed argenti per la somma
di trecento mila fiorini d'oro. Avea lo scaltro vecchio mostrato, ed
anche fatto intendere al conte di Virtù il singolar suo dispiacere per
la fuga del figliuolo, e si esibì anche di farlo ritornare: al qual
fine scrisse anche lettere assai calde al medesimo. Ma internamente
giubilò per la coraggiosa risoluzione da lui presa; e a chi portava
quelle lettere diede segreto ordine di maggiormente confortarlo a
ricuperare il suo, senza apprendere i pericoli del padre, e di non
mettersi mai più in mano del conte del Virtù con tutte le magnifiche
sue esibizioni. Fermossi _Francesco Novello_ in Firenze non poco
tempo. Parve sulle prime grande il freddo di quei magistrati verso di
lui, per non dar gelosia a Gian-Galeazzo; ma probabilmente in segreto
trattavano con lui; e certo nell'andare innanzi gli mostrarono più
affetto; giacchè quegli accorti cittadini tenevano per inevitabile la

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